
L'allenatore della Fiorentina Paulo Sousa (foto LaPresse)
Un giglio magico in mezzo ai denti
Ci sono certe sere che hai voglia a cambiare schema, a spostare la notte più in là, da destra a sinistra, avanti e indietro. Non funziona mai, più ci provi e più sbrocchi come il Mancio. Dal Brasile, il mio Consulente Calcistico whatsappava pensieri di sperduta malinconia. Come ce ne fosse bisogno: se non puoi fidarti nemmeno di Handa, che vita è? Certi amici di pizzeria, in prevalenza Gobbi, tacevano in modo sospetto (sospetto anche no, visto come stanno messi: #Allegri), c’era poco da dire. Paulo Sousa non è Mou, però è un fico. Ma non serve a nulla a dirlo, solo ad aumentare il tasso di orfanitudine. La Fiorentina gioca benino, ma per far fare tre gol a Kaliniç serve un di più di insensatezza. Poi, alla fine, dal Brasile l’unico pensiero che può spiegare com’è andata: “Ci volevamo noi per dare il primo posto alla Fiorentina dopo 16 anni”.
Ecco: forse siamo renziani anche noi. (Intanto, a Madrid, Kovacic è già diventato una star. Ma che ce frega di Kovacic? Noi c’avemo Kondogbia).


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