Non dite a Umberto Eco che Mourinho ha dei giocatori che danno del tu al pallone

Jack O'Malley
Dicono che lo spogliatoio lo abbia scaricato, che il potente sindacato delle wags lo odi per la lite mai sanata con Eva Carneiro, che perfino al signora Abramovich, che qualcosa conta, sia contro il dittatore illuminato dello spogliatoio che non riesce a far girare una squadra che dovrebbe girare da sé

Manchester. Il Mourinho in crisi lo si può anche accettare, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Passi pure per il Mourinho incazzoso, quello autoritario, il Mourinho “sessista” (quando sento questo termine automaticamente passo dalla parte dell’imputato), quello che se la prende con Roberto Martinez nel dopo partita con l’Everton perché non lo ha lasciato fare l’intervista per primo, lui che deve tornare a Londra dopo la trasferta. Martinez lo ha umiliato con una battuta alla Mourinho rivolta ai giornalisti, mentre l’avversario se ne andava bofonchiando bestemmie lusitane: “Quando ci ha battuto 6-3 lo scorso anno era stato gentilissimo, un signore”. Come dire che la signorilità è l’ancella del risultato, una variabile e non una costante.

 

Posso perfino tollerare il Mourinho che mena per il naso Piers Morgan, l’uomo che cercò fortuna nella Colonia Dove Friggono Tutto e non la trovò, facendogli annusare l’assurda possibilità di un passaggio futuro all’Arsenal fra un bicchiere e l’altro al party di GQ, quello che rimarrà nella storia per le tette della figlia del festeggiato. Tutte queste filosofiche versioni del Filosofo tanto caro al bergogliano Crippa non sono che transeunte figure dello Spirito. Ma con la terza sconfitta in cinque partite – la scorsa stagione il Chelsea ne ha perse tre in tutto – Mou rischia di trasformarsi nella controfigura di Allegri, che di spirito non ne ha nemmeno un po’ e guarda con terrore qualunque squadra gli si pari innanzi. Questa sera è il turno di quella che ha ammazzato la Premier League nel giro di qualche settimana, contribuendo a ridurre Mourinho nello stato in cui si ritrova.

 


Shelby Billingham, fidanzata di Luke Shaw, mentre spiega alle amiche che quest’anno il Manchester United in Champions League può dar fastidio come un tanga infilato male


 

[**Video_box_2**]Dicono che lo spogliatoio lo abbia scaricato, che il potente sindacato delle wags lo odi per la lite mai sanata con Eva Carneiro, che perfino al signora Abramovich, che qualcosa conta, sia contro il dittatore illuminato dello spogliatoio che non riesce a far girare una squadra che dovrebbe girare da sé. Dicono anche che la storia dei 33 giovani in prestito non sia piaciuta alla società, che voleva forze fresche e idee meno rigide. Idee meno rigide con Mou? Una contraddizione in termini, infatti, eppure Mou è già laggiù, in quel baratro mentale in cui pure un Maccabi Tel Aviv qualunque in gita a Londra fa paura. Nel 2007 era stato un modesto Rosenborg a purgarlo, e anche allora l’allenatore era nella fase depressiva nota agli analisti come “Max Allegri al Secondo Anno”. Forse la Champions sarà l’occasione per la riscossa. Di giocatori che danno del tu al pallone Mourinho ne ha a frotte, ma non ditelo a Umberto Eco, che sennò ci rifila un pippone pure sulle pagine sportive di Repubblica.

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