Ansa
Natale no contact?
L'ultima follia di Rep., il vaffa alla famiglia. In attesa di un grasso grosso Natale greco
E' nato un nuovo tormentone, quelli che hanno deciso di tagliare i ponti con la famiglia e di non farsi vedere alle feste sotto l’albero. Drammi familiari veri, per carità, non vogliamo certo minimizzare, ma l'aspetto comico è invece lo sforzo di costruirci sopra il fenomeno-che-spiega-il-presente
Domani è Natale, chi vuol esser lieto sia, ma l’edizione 2025 sarà seppellita da una risata molto particolare. E’ nato un nuovo tormentone, di quelli che regolarmente a Rep. provano a trasformare in fenomeno sociale e anzi tragedia di nuove consapevolezze, di quelle che attirano come mosche sul torrone i commenti lunari degli psicoterapeuti. Il fenomeno 2025 è il “Natale no contact”.
Insomma il grave caso, com’è che l’Istat non l'ha rubricato ancora, di quelli che hanno deciso di tagliare i ponti con la famiglia a Natale, specialmente i genitori e l’odiato patriarca, e di non farsi vedere alle feste sotto l’albero. “Da 8 anni non vedo più mia madre e mia sorella: ho detto basta alla farsa”. Notizie da cui di solito si fatica a riprendersi. Di solito è “un fenomeno di giovani”, ci istruiscono, ma in questo caso è “la storia di G. C., avvocata romana di 46 anni”. Sticazzi, per dirla in romanesco, siamo dalle parti di “mio cugino mi ha detto”. “Dopo anni di esperienze dolorose e di tentativi falliti di riconciliazione, la necessità di proteggersi emotivamente ha prevalso”. “Dopo anni di rapporti pieni di tensioni e ferite, ho capito che non potevo più continuare. Crescere con una madre anaffettiva e una sorella divorata da forti sentimenti di invidia nei miei confronti ha lasciato tracce profonde”. Drammi familiari veri, per carità, non vogliamo certo minimizzare, ma ne accadevano di certo anche tra i pastori di Betlemme. L’aspetto comico è invece lo sforzo di costruirci sopra il fenomeno-che-rivela-il-presente. “I social si sono riempiti di testimonianze”, scopriamo allarmati. “‘Pensavo di odiare il Natale, invece il problema era trascorrerlo con i miei’, racconta Valentina Tridente, content creator di Parma, 42 anni”. Siamo sempre dalle parti del cugino, un po’ poco per farne una devastante tendenza di ribellione sociale contro la Tradizione Inculcata dalla Famiglia Patriarcale, ma chi vuol esser lieto sia come quando e dove gli pare.
Su Vanity Fair, dove per contratto se la devono tirare di più, hanno nobilitato il fenomeno evocando “L’anniversario”, il romanzo premio Strega il cui protagonista ha deciso di interrompere i rapporti con i genitori. Insomma il mood di quest’anno è liberarsi del Natale, “la festa famigliare per eccellenza, come il punto di rottura e l’inizio di una nuova vita”. Racconta la content creator Valentina Tridente che “c’è un giudizio sociale forte: rompere il legame con chi ti ha messo al mondo sembra impossibile da giustificare”. Vabbè. Intanto su Instagram spopolano gli account che vi promettono “10 posti in cui rifugiarvi a Natale se volete sparire per un’ora” e la psicoterapeuta d’ordinanza intervistata sentenzia: “Le feste amplificano il disagio se vissute come un test: riunioni forzate, aspettative, domande su lavoro, coppia, figli. Non è una festa, diventa un esame”. Vabbè.
Insomma è come ai bei tempi in cui andava di moda la storia delle “grandi dimissioni”. Ne parlarono per mesi i giornaloni, poi si scoprì che era una vaccata, non si era dimesso nessuno, almeno in Italia, e pochi privilegiati white collar anche in America. Ma tant’è. Il tema faceva così tanto boomer progressista travestit* da millennial consapevole che sull’online di Repubblica ci inventarono persino una rubrica quotidiana, “Il Piano B”, riempiendola per un anno di fantastiche storie in cui una coppia di avvocati o top manager con Tfr da ripianare il debito pubblico decidevano, per vincere lo stress della società liberista, di trasferirsi nel casale del Seicento nel Chiantishire ereditato da uno zio notaio e vigneron a fare marmellate biologiche. Una scelta alla portata di tutti, molto di sinistra e nemmeno un po’ snob. Qui invece mandare a cagare i parenti, che è la traduzione in lingua corrente di #Nocontact, è fattibile per tutti. A patto di potersi permettere almeno di regalare un abbonamento al Post, che in questa nuova tendenza natalizia merita un posto d’onore. Il giornale online specializzato in psicologia millennial ha pubblicato un’inchiesta contundente: “Buoni motivi per abolire il Natale - Lo spreco di cibo, l’inquinamento, il consumismo” e altro ancora. Come dargli torto, soprattutto per quel che riguarda l’energia sprecata a interrogare l’AI sui regali da fare? Peccato che il Post, che vuole abolire il Natale, offrisse contestualmente l’abbonamento annuale al giornale come regalo di Natale. Piccolezze, sopravvivenze degli antichi costumi babbonataleschi. Si emenderanno al prossimo Natale: del resto chi lo festeggerà più?
Per intanto, godiamoci questa nuova moda sociale e passeggera che tanto attizza la redazione di Repubblica. Forse è per loro anche un modo per non dire l’indicibile: gli auguri a Jaki Elkann e fratelli, che di certo passeranno un bel Natale no contact con la cara mamma. E chissà poi il prossimo anno, quando la redazione riunita dovrà scambiarsi gli auguri per un grasso, grosso Natale greco.