Ansa
Saverio ma giusto
Va bene l'educazione sessuale a scuola. Ma vi prego: un po' di entusiasmo
Adesso siamo circondati solo da rappresentazioni del sesso come abuso e delle relazioni come tossiche, di una cupezza assurda. Il sesso, quello “educato”, allegro, piacevole e goduto da entrambe le parti, non è più rappresentato né raccontato
Io sono favorevole all’educazione sessuo-affettiva. Secondo me abbiamo tutti e tutte bisogno di un codice condiviso di comportamento, una mappa di punti fermi con i quali orientarci, un bastone bianco con il quale brancolare nel buio della sessualità e dei sentimenti. La cosa che mi lascia perplesso però è lasciare tutto questo in mano alla scuola. Si badi bene: peggio mi sento ad affidare l’educazione al sesso e ai sentimenti alla famiglia, sarebbe solo un reciproco imbarazzo (oltretutto, si sa, l’educazione in famiglia si dà con l’esempio, e finché si tratta di essere esemplari nei sentimenti pure pure, ma a far vedere il sesso ai propri figli gli si procura solo un trauma infantile grosso così, e poi arrivano pure gli assistenti sociali).
Però se penso alla scuola, penso a un Re Mida al contrario: tutto ciò che la scuola tocca diventa rifiuto e repulsione, o almeno questa è stata la mia esperienza da studente. Ho odiato tutti i libri che mi hanno fatto leggere a scuola, ho detestato tutti i film che mi hanno fatto vedere a scuola, mi ha fatto schifo ogni singola attività scolastica, curricolare o extra. Odiavo la scuola, e pur avendo sempre voti alti in quasi tutte le materie non c’era primo giorno di scuola in cui io non vomitassi dal rifiuto di andarci. E non sono certo il solo: senza arrivare ai miei eccessi psicosomatici, la scuola come minimo fa sbuffare, il contrario di ciò che dovrebbero suscitare il sesso e i sentimenti. I quali adesso già non godono di buona stampa, non siamo certo nella “golden age” della sessualità e dei legami sentimentali; se ora ci mettiamo pure a mischiarli con i sumeri e i babilonesi, il sussidiario e il quadro svedese, Foscolo e le proiezioni ortogonali, le equazioni di primo grado e le monadi di Leibniz, non so, mi pare il colpo di grazia. Vedo due rischi: uno un po’ paranoico, cioè l’approdo a una sessualità di stato; l’altro più banale, e cioè con l’educazione sessuo-affettiva buttata lì fra i banchi di scuola come l’educazione civica – e abbiamo visto come è andata a finire con l’applicazione di quella materia fuori dalle aule scolastiche... Io l’esperimento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole lo farei, tanto peggio di come stiamo messi adesso in fatto di maleducazione non può andare.
Ma starei attento a promuovere sesso e sentimenti anche e soprattutto fuori dalle scuole. Io la mia educazione sessuo-affettiva l’ho avuta dai libri, dai film, dalle canzoni, che mi hanno educato senza farmi la lezione né la morale, stimolando curiosità ed empatia. Io per esempio ho sempre saputo del sesso – e delle sue implicazioni – grazie al fatto che in casa mia, quando ero piccolo, c’era un libro illustrato dal titolo “Come nascono i bambini”, che oltre alle classiche illustrazioni di api e fiori aveva anche l’immagine di una donna e un uomo che si rotolavano nel letto – e lei, ricordo bene, era ritratta sorridente, cioè consenziente. Si obbietterà: sesso eteronormato e finalizzato alla procreazione. Ma intanto era sesso, e per giunta con il sorriso! Adesso invece siamo circondati solo da rappresentazioni del sesso come abuso e delle relazioni come tossiche, di una cupezza assurda; ci credo che poi cala il desiderio, che se adesso poco poco ti va di far l’amore pare brutto. Il sesso, quello “educato”, allegro, piacevole e goduto da entrambe le parti, non è più rappresentato né raccontato; non so se sia causa o se sia effetto, ma di certo è parte della nostra maleducazione sessuo-affettiva.