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Il fuoriscena

Gli amanti, i desideri e la fallibilità di una lady di ferro non così di ferro

Ester Viola

Pare che Margaret Thatcher avesse degli amanti, dei "rapporti extracurriculari". Ecco che anche un mito dell'infallibilità personale improvvisamente affonda dentro l'umana, banalissima e stupenda condizione dei desideri

Nel libro The Incidental Feminist, Tina Gaudoin recupera questo fuori scena incredibile su Margaret Thatcher. Una rivelazione insospettabile fino a ieri. Sarà che l’ipocrisia è la caratteristica principale dell’identità britannica, come dice Alan Bennett, o sarà che alla fine siamo tutti uguali, ma pare che Margaret Thatcher avesse due amanti. Non uno, sbadata sventatezza che accade per caso anche alle meno cedevoli, ma due. Due amanti vuol dire dolo, abitudine, carattere. 

 
Ho una posta del cuore e il momento in cui mi sento davvero utile è quando consolo le malcapitate offese dalle corna sostenendo che il tradimento non va a demeriti ma a occasione, e concludo con la mia brava chiosa “anche i chierichetti tradiscono” a intendere che non c’è difesa, non c’è rimedio all’essere trattati come stracci. Anche nei grandi amori, capita a volte con il primo che capita, e pure quello sarà meglio di noi. Perché è così bello amare gli altri sconosciuti, finalmente qualcosa di nuovo, una sorpresa, un cibo mai assaggiato. E’ una meraviglia cominciare daccapo, le cose al loro inizio sono le più perfette. 

 
Questo succede alle persone comuni, si tradiscono. Solo che stavolta il personaggio proprio non combacia col pettegolezzo. Chi, Margaret Thatcher? Ma come si fa, con quel tailleur, nemmeno la si immagina. Non è portineria, qui si deve rifare la storia: Gaudoin sostiene che Margaret Thatcher avrebbe avuto una relazione sentimentale all’inizio della carriera parlamentare, e un’altra successivamente con il deputato conservatore sir Humphrey Atkins. L’autrice cita come fonte, tra gli altri, l’ex ministro Tory Jonathan Aitken, che parla di “voci autorevoli” riguardo al legame con Atkins.

 
Si parla di rapporto “extracurricolare” (?) tra Thatcher e il capo della comunicazione, Tim Bell, descritto prestante – con varie allusioni di toccamenti di ginocchia durante le cene. Charles Moore, biografo ufficiale di Thatcher, ha definito queste ricostruzioni estremamente improbabili. Presentando il libro al Cheltenham Literature Festival, Gaudoin ha però insistito sul fatto che la leader conservatrice fosse “molto più sensuale dal vivo di quanto si potesse immaginare” e in grado di creare una “definite frisson” (come traduciamo? L’AI dice “forte tensione elettrica”, “un’eccitazione sottile, un’onda magnetica, un cambio di clima nella stanza”, io direi: si sentiva il peso del potere, che è parecchio attraente già da solo, accessorio unico).

 
Com’è quando un mito dell’infallibilità personale (il soprannome di Margaret era “Iron lady”) improvvisamente affonda dentro l’umana, banalissima e se posso dire stupenda condizione dei desideri? E’ piacevole, perché ci si può pensare tutti dentro un io fragilino, certe volte squallido, ma almeno è un posto dove non fa freddo. L’altra riflessione è sull’idea infantile che abbiamo degli altri. Ci stupiamo sempre quando la realtà supera il santino, anzi lo straccia. La lady di ferro non era poi così di ferro. Thatcher Margaret, quella che chiudeva le miniere senza farsi tremare la voce, che parlava come se l’esistenza degli altri fosse un’opinione, aveva dunque anche lei le sue faccende non regolamentate? Se cedi, sei una dei poveri e meno poveri cristi dell’umanità. Si può dire che era viva, allora, quindi è anche statisticamente più credibile. Certamente gli amanti (speriamo al plurale) non sono il punto: il punto è che nessuno capisce niente dell’altro. Pensiamo di saperne e invece abbiamo le nostre miserabili categorie. Lui farinello, lei rigida, quello è inaffidabile, quell’altra è perfida. Poi un giorno si stacca un pezzo di vernice dalla biografia e salta in aria il nostro laboratorio del pregiudizio e ce ne andiamo a capo calato dicendoci:  “Chiunque, questo sconosciuto”. 

 
Intanto, chissà se è vero. Chissà se la signora ignifuga aveva un cuore e faceva fesserie e corrente alternata come gli altri. Questo svelamento la raddrizza.  Se anche la Thatcher ha avuto bisogno di un poco di romanzo, non potremmo ammettere che le biografie degli altri sono sempre parziali e – per altezza della metafora – non potrebbe essere questa la fine, visto che ci siamo, della pretesa di trasparenza?

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