Salone delle attrezzature per ufficio, robot dattilografo a Parigi nell'ottobre 1960 (foto Keystone-France/Gamma-Keystone via Getty Images) 

estate con ester

Fan e haters di ChatGpt

Ester Viola

Gli adepti, gli scettici che non si abbassano al livello di un "giocattolo per la plebe", i terrorizzati che temono di perdere il lavoro, i deliranti. La vastità di tipi umani fruitori dell’AI. Un catalogo

Non credo affatto che ci potremo vantare di essere una generazione disgraziatissima. Siamo solo quelli nel mezzo di molti cambiamenti velocissimi, quindi la capacità di adattamento richiesta in questi venti anni non prevede “andare alla ventura” o “studiare di più” o “raccogliere nei campi” ma adeguarsi alla tecnologia e aggiustarsi il carattere assecondando i nuovi strumenti. Perfezionare i vecchi lavori. Essere abilissimi. A ognuno l’adattamento suo, il nostro è questo. Come stiamo reagendo all’AI, adesso che non è solo materia di conversazione tra ingegneri e utenti precoci, ma la sa usare pure mio padre? I prossimi saranno i due anni della (quarta? quinta?) rivoluzione tecnologica. Come vorrei essere ancora scettica anche io, invece mi sono proprio convinta che presto un bel niente sarà più come prima.

 
Intanto che aspettiamo che il futuro si manifesti, una classificazione dei fruitori.

  

Lo Scettico. Non si abbassa a queste scemità, l’AI è un giocattolo per la plebe. È il solito bastian contrario, non ha neanche i social, rifiuta certe cose come postura identitaria. “Non mi interessa”. “Non ne ho bisogno”. È una vita che ha pochissimi amici e ancora si chiede perché. Lo domanderà tra un paio d’anni alla AI (vide post, il Delirante).

  

L’Osservatore d’élite. Si informa, s’ingegna, si esercita, ma resta lontano dall’apparecchio. Non gli piace tuffarsi per primo, prima si lancino gli altri e poi si butta anche lui nel mare delle novità.

  

L’Iniziato Entusiasta. Ha cominciato da sei mesi e non gli pare vero questo miracolo, delega le mail ai clienti, le relazioni, le slides, i riassunti di quinta elementare del figlio, usa quella casellina come fosse dio che si è incarnato motore di ricerca: l’AI risponde a tutto. Si sente intelligentissimo e potente, e il meglio – la vacanza perenne in ufficio – deve ancora venire. 

 

Il Terrorizzato. Qua a breve si perde il lavoro.

  

L’Esperto. Come la usa lui, tu non la sai usare. Si dichiara il mago delle domande giuste, dei prompt precisi, si sente figo, allude spesso al fatto che lui con l’AI ci fa cose che noi ci sogniamo.

  

Il Delirante. Il più difficile da stanare, perché non ammette a sé stesso che ha preso una malattia. È in una spirale comunicativo-ossessiva, lui e la macchina. Passa ore a dialogare col coso, gli ha dato anche un nome: Alessandra. Avverte una corrispondenza speciale, un idem sentire, una tensione viva verso il transistor.

  

Il Paziente. L’AI è meglio di Freud. È competente, è gratis e risponde gentilmente pure la notte.

  

Il Censore dei Costumi. La odia, l’AI, le darebbe fuoco. Ha un tipo di panico preciso: che gli vengano i figli fessi. Non fanno più un tema da soli, come andranno avanti nella vita? Il CdC sostiene che il disastro arriverà quando lo sforzo intellettivo – che è nel cesto dello sforzo indistinto, con tutti gli altri – sarà percepito come inutile e stupido e delegabile. L’associazione mentale sarà: perché devo spostare i massi mentali a mano, se siamo progrediti dalla costruzione delle piramidi in Egitto? Sì, lo so fare, ma perché farlo? 

 

L’Esperto in Materia. Arrivano dal medico e dall’avvocato con il parerino già pronto. È sempre accaduto, solo che adesso l’EiM non usa la vecchia enciclopedia parziale, cioè Google, no. Perché l’intelligenza artificiale illustra tutti i passaggi e risolve il caso con argomentazioni comprensibili e consequenziali. Così pazientemente gli spieghi che la sentenza che ha trovato ChatGPT – adattissima a vincere il caso suo – è inventata, non esiste, e quindi la conclusione molto ottimista è senza fondamento. L’EiM ti guarda poco convinto, di chi mi fido, si chiederà, di questa umana senza risposte o della macchina perfetta?

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