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estate con ester

Al mare a Ferragosto? Non siamo mica fessi

Ester Viola

Una sveglia nazionale: evitare le ferie nel mese davvero più crudele. Il classico "se ne parla a settembre", quella stanchezza ostruzionistica che non fa più lavorare e che in passato colpiva il pil nazionale più o meno gravemente il 15 luglio, quest’anno s’è avviata il 31 maggio

Non esiste più la mezza e nemmeno la stagione intera. Qualcosa è cambiato, se ne sono accorti tutti, è intervenuto anche il governo con i dati del turismo generale per rassicurare, anche se ormai nessuno è al sicuro, da Jesolo a Bordighera nessuno stabilimento è a piena capacità. Che succede? La stiamo facendo più grossa di com’è (la gente va in montagna, si è stufata di sudare) o la cosa è davvero grossa – cioè sono proprio vuoti i borsellini? Non so. Fatto sta che almeno un dato è certo: sono finite le vacanze italiane. Quelli che fanno consulenza alle aziende (io) quest’anno si sono accorti in anteprima della ristrutturazione vacanziera nazionale. Il classico “se ne parla a settembre”, quella fiacca molliccia, la stanchezza ostruzionistica che non fa più lavorare e che in passato colpiva il pil nazionale più o meno gravemente il 15 luglio, quest’anno s’è avviata il 31 maggio. Chiamavo ovunque – per faccende di lavoro, alcune urgenti – e rispondevano picche. Ti dicevano “Tizio delle risorse umane torna tra sette giorni”, “Caio dell’amministrazione è in vacanza”, “Sempronio dell’ufficio legale sarà disponibile dal 20, ma poi va in ferie quell’altra, meglio rimandare la call”.  E così iniziavi a rifare i conti: ma come, cos’è questa scioperataggine da pieno agosto? Che succede?

Che succede è presto detto: che hanno capito tutti.  Succede che la gente non è scema, e al terzo anno che le camere d’hotel costano trecento euro ad agosto e centoventi a luglio, fanno il conto della serva e il piano ferie lo presentano con richiesta di vacanze a giugno. Succede che non è più cosa, andarsene ad agosto, pagare per stare nella calca assassina. Succede che si è trovata la partenza davvero intelligente: quando non ci sono gli altri. In effetti, ad agosto, guardiamoci in faccia: dove ti giri prendi l’esaurimento nervoso. Al lido siamo millecinquecento sotto gli ombrelloni, un caldo che suda pure il libro di Cesare Pavese, non c’è posto nemmeno in mare, che è un’unica grande pozzanghera lercia e non rinfresca mai. Dove andiamo a cena stasera? Chiami al solito posto, al ristorante dove fingono di essere amici tuoi, tutto occupato, hanno pure staccato il telefono. E allora prendiamo la macchina. Ma se poi si perde il parcheggio? Pazienza. E mica potremo stare digiuni, sto con una pizzetta dall’una. Così prendi la macchina, e vai al paese vicino. Cinque chilometri e quarantacinque minuti dopo ci si siede sfiniti al ristorante, t’è pure passata la fame. Menù. Pescato del giorno. Non ti dicono però che giorno è, sarà stato il 7 febbraio che l’hanno tirato su con la rete, quel branzino surgelatissimo. Ma d’altra parte quanto pesce deve fare il Mediterraneo tutti i giorni, per sfamarci tutti, questo mese? Chi sa la matematica risolva questo problema: se nel fritto misto di agosto ci sono due gamberoni e nel fritto misto che ti danno a giugno ce ne sono nove, quando conviene andare al mare?


L’Italia delle vacanze, quella dell’agosto impazzito, è proprio finita, una prece. L’italiano medio si è vivaddio rotto le scatole. Perfino lui, il tonto d’Europa, ha capito il trucco: partire prima, partire presto, e, soprattutto, partire lontano. La vacanza ad agosto ormai è consumismo di bassa categoria, per carità, che schifo. Ecco il punto: le ferie di lusso, quelle da soli sul lido, non sono più un privilegio dei ricchissimi. No, andarsene prima è alla portata di chi sa stare su internet a prenotare. L’italiano della nuova èra ha capito che il lusso sta nel non essere più schiavo della stagione, ma quale medico ce l’ha ordinato che deve essere per forza ad agosto? Chi lo sopporta più, il mare d’agosto? Il mare di giugno, luglio, settembre, quello sì che è vacanza. Il vuoto-spiaggia 2025 ha una contraddizione intrinseca. Non è che le persone non ci vanno più, al mare, è che sono già andate. L’Italia ha visto per anni l’apogeo della sua turistica decadenza, e ora s’è desta, sta scoprendo un altro tipo di riposo. Il vacanziero italicus non vuol essere disturbato da nulla, nemmeno dal proprio paese.

Il popolo delle ferie, quei Fantozzi formato esercito che riempivano i lidi, hanno scelto il quiet luxury. Saremo diventati collettivamente più intelligenti? Forse. Così come non si vendono più i vestiti firmati col logo per provare l’emulazione del ricco old money e fingerci ricchi anche noi, così si emula l’aristocratico pure d’estate. Si va prima, noialtri dell’intellighenzia delle ferie, agosto pigliatevelo voi. Quindi ecco Portogalli e Grecie il 2 luglio, o piccole villette in Umbria con piscina. Lontani da tutti, isolati e costa pure meno. L’obiezione l’anticipo agevolmente: agosto in città a lavorare non farà venire la depressione? Ma quale depressione, fessi! Le aziende ad agosto sono aperte ma vanno a regime ammosciato, lo sanno tutti. Lavori ma è come non lavorare, nessuno ti cerca e non arrivano mail. Ad agosto in azienda stai sui social, leggi un libro col caffè lungo e i piedi sulla scrivania, bivacchi nell’aria condizionata. Dormi. Tanto non ti vede nessuno, il capo è in barca e al largo spesso non prende il telefono, e così fai moralmente un altro paio di settimane di ferie. Ecco da dove arriva l’illusione del mare vuoto. L’agosto floscio 2025 potrebbe non essere solo questione di soldi che (in generale) sono finiti. Consideriamo che ci sono molti soldi di vacanza spesi meglio, prima e altrove.

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