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L'editoriale dell'elefantino

Alle radici dei rimpianti d'occidente

Giuliano Ferrara

Storia, società, individualismo. L’infelicità di oggi è un mistero. Il sacrificio dei civili e dei bambini nelle guerre, lo scandalo dell'innocenza violata che vediamo e non vediamo è anch'essa parte dell'universo politico di un mondo il cui stato mentale oggi è rimpianto

Il mondo sarà anche infelice, ma ciascuno è infelice a modo suo. La media statistica di un mistero è un progetto arduo. Si accavallano simultanei e pressanti nuovi tentativi di penetrare gli enigmi dell’esistenza contemporanea, del grande cafard nell’èra degli schermi, degli specchi narcisisti, della crisi mentale diffusa dei giovani adulti, particolarmente in occidente. Per Michele Serra (Repubblica) il rimpianto ha un timbro storico, è immerso nello spavento senza più rifugio in una comunità o in un mito o in una realtà politica o in antichi strumenti di lettura e analisi sostituiti dal casino dei social: così tutto si spiega con la scomparsa dell’America liberatrice, del comunismo collettivista, dell’Europa comunitaria sovranazionale, dell’Onu e del diritto internazionale, dei partiti che ti garantivano di essere il corpo collettivo del potere invece che un sottomesso alle oligarchie del denaro, della Rai e dei giornali con il loro primato di élite. David Brooks (New York Times) dice che si è dissociato il tasso di soddisfazione economica da quello di sicurezza sociale e comunitaria, per non dire del lato spirituale, il famoso percepire un senso della vita, e la sua analisi non procede dalla storia ma dalle indagini demoscopiche Gallup, e altre, sulla infelicitazione media del nostro mondo, beninteso sociologicamente comparata con gli altri mondi.  


Per John Burn-Murdoch (Financial Times) alle origini delle nevrosi ansiose del contemporaneo, dell’incapacità progressiva a vivere criticamente la vita, a esaminarla e a rendersene responsabili, c’è una perdita di coscienziosità, quel particolare attaccamento alla realtà e quell’abilità nel destreggiarvisi che sono il segreto di una personalità forte ormai in declino per le nuove generazioni. Storiche, sociologiche o psicologiche, sono le strutture della coscienza e il suo adeguamento a una realtà che trascenda la solitudine dell’io quel che manca. Storia società personalità individuale. Bene. Le analisi che si affollano sono benintenzionate e spesso bene argomentate. Per Serra, se la cavano meglio i credenti e i fanatici, che hanno dalla loro rispettivamente la fede e il pregiudizio. Ma gli anni del secondo Dopoguerra e della Guerra fredda pullulavano di credenti e di fanatici, in fondo si potrebbe dire che la patologia delle generazioni relativamente felici d’antan era la mancanza della solitudine o dell’isolamento di fronte all’eterno grande spavento che è la vita del mondo nei secoli, e se si deve scegliere tra la coscienza intruppata dei molti “noi” collettivi del Novecento e la coscienza liberata dell’unico “io” che vive male, soffrendo, tra falsa indifferenza e falso impegno, il problema della scelta, della decisione personale, del giudizio, bè, è un bel tiro di dadi dichiararsi per il meglio.

La vera cosa insopportabile, il sacrificio dei civili e dei bambini nelle guerre, lo scandalo dell’innocenza violata che vediamo e non vediamo (la guerra come violazione del diritto, l’aborto come diritto libero, e una seriale successione di fotografie possibili, vere false e verosimili dal ventre di Gaza al ventre di miliardi di madri), è anch’essa parte dell’universo politico di un mondo il cui stato mentale oggi è rimpianto. Lo slogan delle manifestazioni per il Vietnam era, precisamente come oggi nella torsione ideologica contro Netanyahu e l’Idf: “Hey, hey, LBJ (Lyndon Baines Johnson), how many kids have you killed today?”.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.