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Estate con Ester

La sudicia vicenda di Raoul Bova e noi, divertiti da un gossip ormai senza stile

Ester Viola

La sceneggiata che l'intero paese si sta godendo è di una qualità miserabile, una noia mortale. Fesserie prodotte da un cinquantenne eccitato (Raoul Bova), svariati reati ipotizzabili e il grande untore Fabrizio Corona. Questo l'intrattenimento cui siamo condannati

Possiamo almeno dire che un tempo servivano altre schifezze, schifezze migliori, per lo spasso degli orrendi pettegoli (noi)? Parlano tutti del vocale di Raoul Bova da giorni. E dei probabili reati ipotizzabili – se pure andasse tutto bene saranno più soldi di parcelle che di risarcimenti. Estorsione, ricettazione, diffamazione, violazione privacy, dolori della ex compagna sedicente ignara, varie possibilità di riempire i tribunali. Raoul Bova, fossile sexy anni 90 e faccia da poliziotto buono, oggi prete fiction (don Matteo), sarebbe stato ricattato con una serie di messaggi vocali – smozzicati e cretini, manco zozzi – che aveva mandato a una ragazza, giovane bella e furbissima. In mezzo, un pr milanese e Fabrizio Corona, il grande untore. Seguono: un’indagine per tentata estorsione, membri del Collegio Garante della Privacy che intervengono, azioni legali paventate contro il Napoli calcio e Ryanair (ripeto: il Napoli e Ryanair) e un paese intero che si gode questo vocale inoltrato come se fosse interessante. Gli occhi “spaccanti”, è tutto qui il bottino del furto. Le fesserie che riesce a produrre un cinquantenne eccitato sono queste, dovremmo saperlo, i semi vecchi fanno così, si mettono in imbarazzo. Lasciamo perdere il pettegolezzo che è diventato ormai di qualità miserabile, senza stile, e vediamo invece le cose di legge. Uno per uno i protagonisti della sudicia vicenda.


Fabrizio Corona
Il principale esposto, ecco per cosa: diffamazione aggravata, per aver divulgato contenuti lesivi della reputazione di Bova e della compagna Rocío Muñoz Morales; trattamento illecito di dati personali, perché un messaggio vocale con informazioni contiene dati personali, anche di natura sensibile, specie se legato alla sfera sentimentale. Violazione di corrispondenza, se l’audio è stato ottenuto in modo illecito; ricettazione, se sapeva che il file proveniva da una fonte irregolare e l’ha usato comunque.

Il bravissimo ragazzo
La figura intermedia, questo gran campione in occhiali da sole – il buon amico di Miss Ceretti, identificato come l’anello di passaggio tra lei e Corona – potrebbe essere coinvolto per: rivelazione di contenuto riservato, se ha girato l’audio senza giusta causa; concorso nei reati di diffamazione e trattamento illecito, avendo fornito il materiale che ha reso possibile la pubblicazione.


Martina Ceretti
Se ha consegnato consapevolmente l’audio con l’intenzione (o anche solo accettando) che venisse reso pubblico, rischia anche lei il concorso negli stessi reati. 

Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales
Sono le persone offese. Che potranno: querelare per la tutela di onore e privacy e costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento.


Sì, una trattativa tra le parti, quella forse potrebbe avere qualche possibilità di mettere insieme un po’ di denari, è così che probabilmente finirà tra qualche mese e non è questo il capitolo interessante. Gli occhi “spaccanti” sono importanti per un altro motivo, il diritto che si arrende all’epoca. Noi che sghignazziamo qui dalla platea, zitti zitti (ma neanche troppo) e facciamo i meme, pure noi dovremmo prendere qualche sberla, con quegli altri aguzzini. 


Due estati fa, il caso Seymandi – altro gran pezzo di teatro estivo, quella sì una sceneggiata organizzata bene e con crudeltà, con lettera d’addio e umiliazione in streaming totale – aveva avuto (per i commenti social contro la signora) una sorprendente richiesta di archiviazione dal pm – poi superata –  con una motivazione che faceva venire mal di capo a noi della materia, ma pure a quelli non della materia. Più la leggevi, più volevi dare torto al giudice. Più volevi dare torto al giudice, più era impossibile. A meno di non accontentarsi della reazione virtuoso-teorica, quella dei fessi, “faccio l’indignato che tempi che mores”, bisognava dare atto della disfatta. Il bar ha vinto. “I toni aggressivi sui social sono ormai una pratica consueta” c’era scritto nel provvedimento, e dunque “non ci sono gli estremi per procedere”. Anzi: “La diffusione dei social ha reso comune l’abitudine ai commenti anche robusti, sarcastici, polemici e inurbani”. Come a dire: questo è. Qui abitiamo. E’ il nuovo intrattenimento, e ora ve lo tenete, e con questo vi dovete divertire.

 

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