(foto Ansa)

le novità della stagione 21/22

Quando l'attualità passa dalla statuetta del presepe

Arnaldo Greco

Damiano dei Maneskin e i Re Magi con il green pass. Ecco di cosa andranno a caccia i telegiornali nei loro servizi da San Gregorio Armeno (che ormai hanno sostituito quelli sugli animali)

Da anni c’è qualcuno che tiene in scacco l’intero sistema mediatico italiano. No, non si parla di Fedez, ma degli artigiani che realizzano i pastori “di attualità” per il presepe a Napoli.  A metà novembre, le nuove statuette, più puntuali di “All I want for Christmas is you” di cui sono evidentemente il corrispettivo nostrano, cominciano a fare capolino su siti internet e telegiornali. Le ultime novità della stagione 21/22 sono il pastore di Damiano dei Maneskin  (perché gli altri Maneskin no, non si capisce) e le statuette dei Re Magi però adeguate ai tempi e, dunque, munite di green pass. Ma, in passato, è stato il turno di Belen incinta e Stefano de Martino, dei due Papi assieme, Fidel Castro, qualsiasi calciatore del Napoli (a volte perfino quelli solo in odore di trasferimento), Berlusconi con Dudù in braccio (la statuetta fu acquistata da Francesca Pascale), Milly Carlucci con annessi giudici di Ballando, Steve Jobs e, addirittura, Tim Cook per ringraziarlo di aver aperto un’accademia Apple a Napoli (negli stessi giorni, il maestro della pizza, Gino Sorbillo, aveva anche ideato la “pizza Apple” cioè una pizza a cui mancava un boccone, evidentemente morsicata come la celebre mela). E poi Hillary Clinton e Harry e Meghan abbracciati – ma come dimenticare che, qualche anno prima, c’era stata pure una statuina del solo Harry, nudo, vale a dire prima che mettesse la testa a far bene. E ancora Balotelli a torso nudo e Raffaella Fico, quindi dozzine di altri uomini politici, cantanti, star affermate e re per una notte, vittime illustri e vip di ogni sorta. Tutti uniti dal comune denominatore della fama e dall’aver avuto una giornata di viralità social e gloria televisiva in occasione della riproduzione in statuetta, con relative immagini (sulla cui effettiva somiglianza non sempre è importante soffermarsi) e intervista all’artigiano di turno che ormai, scafatissimo tra gli scafatissimi, risponde compiaciuto e rassicurante: “I napoletani adorano mescolare sacro e profano”. 

Damiano dei Maneskin e i Re Magi con il green pass, le novità tra le statuette del presepe 2021

E’ sicuramente vero che – come insegna Sorrentino – la mano di Dio può essere quello di un uomo assurto a livello di santo. Tutti i santi e gli eroi dei miti, dopotutto, prima erano comuni mortali. Ma se le persone che ottengono la santità fittizia del presepe diventano mille, è difficile non notare il trucco che le mani degli uomini e non di Dio vogliono celare. E immaginare che chi soffre ascoltando ogni “nun me piace, o presepio” poi nel suo metta davvero Tim Cook o Donald Trump. Ciononostante, da quando i compilatori di scalette dei telegiornali hanno notato che nell’ultima parte della trasmissione i servizi sugli animali (pardon, “i nostri amici a quattro zampe”) e quelli di colore funzionano parecchio, il collegamento da San Gregorio Armeno ha immediatamente scalato la classifica dei servizi preferibili. Forse perché la statuina del presepe per noi rappresenta quello che per gli inglesi era la statua di cera al Madame Tussauds. Più verace del numero di follower per misurare cos’è la celebrità, anche se poi la scelta di chi è celebre viene, per l’appunto, appaltata ad artigiani che si fanno traduttori di questa complessa devozione popolare con un po’ di Ernesto de Martino for dummies e giusto per ottenere un po’ di pubblicità. 

 

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Eppure, se questo pizzico di fantasia – di “spin” al discorso pubblico, se vogliamo nobilitarlo – aiuta pure a tenere in piedi quell’artigianalità che merita di esistere, allora ben venga. E se questo avviene al prezzo della vendita di qualche action figure (sarebbero i pupazzi, ma gli adulti che li comprano preferiscono il nome inglese sperando suoni meno infantile), pazienza. Si può tollerarlo agilmente. Con lo stesso sorriso che, tra qualche giorno, dedicheremo al colore di Capodanno. E cioè: quale nome evocativo avrà preso il fuoco d’artificio per eccellenza? Quello che una volta è stata il famoso “pallone di Maradona”. E che, negli anni, è stato “bomba spread”, “bomba Covid”, “bomba Maya”, “bomba Kim Jong-un”, “bomba Monti” e quest’anno ancora non si sa. 

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