Irina Shayk (foto LaPresse)

Il popolo vuole un referendum per decidere pure sui matrimoni degli altri

Simonetta Sciandivasci

Un esercito di Iago contro Wanda Nara e Irina Shayk

Refendari indefessi come siamo diventati (così ci ha ridotti il sogno e il grande incubo della democrazia diretta), abbiamo ultimamente preso l’abitudine di intrufolarci nei matrimoni e negli amori degli altri, lavorando alla loro abrogazione. Direte che è un vizio antico, e da sempre un detto popolare ne sconsiglia la pratica – “mai mettere il dito tra moglie e marito” – ma mai prima d’ora, mai come ora, i gufi divorzisti si sono riuniti in gruppi d’influenza, quasi fossero lobbisti (forse lo sono?) e hanno messo insieme le forze per sfasciare coppie. E attenzione: sono molto più pericolosi e invasivi delle zie, o delle suocere, o degli amici cretini , o di un intero esercito di Iago.

 

La settimana scorsa, Irina Shayk e Bradley Cooper si sono lasciati e tutte (ammettiamolo: tutte) abbiamo pensato che, finalmente, l’amore aveva trionfato, e che, in fondo (ma che brave!) gli avevamo dato una grossa mano, noi e tutti i giornali del mondo, scrivendo e spettegolando che in quella “Shallow” cantata da Lady Gaga e Bradley alla cerimonia degli Oscar c’erano scintille, e forse già pure focolari di baite in montagna che i due non aspettavano altro che comprare insieme (per alcune di noi avevano rogitato già durante le riprese del film).

 

 

Lo ricorderete: per settimane chiedemmo tutte, con educazione ma fermezza, che Irina si facesse da parte, anche perché “A Star is born”, il film in cui il suo Bradley ha una storia d’amore stupenda e tragica con Lady Gaga, finiva malissimo, e noialtre volevamo il risarcimento, volevamo che quella storia così perfetta al cinema e però uccisa dal cinema, nella realtà trovasse il suo giusto, lieto coronamento. Gaga e Cooper si erano affrettati a smentire tutto, alla povera Irina nessuno aveva pensato, nessuno si era chiesto quanto potesse essere devastante, per lei, che nel mondo furoreggiasse una mozione per levarla dal suo letto e sostituirla con un’altra, peraltro bionda e cantante del secolo. Poi tutto s’era assopito. E poi bum! Irina ha mollato, è andata via di casa e noi, perfide Genoveffe pentite, avvoltoi insaziabili, abbiamo avuto anche la faccia tosta di fare gif e foto profilo ispirazionali con l’immagine di lei che, ben pettinata e truccata, impassibile, con una tuta da Ghostbuster addosso nella quale chiunque di noi sarebbe sembrata una ricoverata in psichiatria, mentre lei era perfino più bella della sera degli Oscar, si è allontanata da casa sua con un paio di valigie in mano. E a quel punto abbiamo scritto brava, Irina, facciamo tutte come Irina, quando lo stronzo ci manda via (e pazienza se poi, nella realtà, sia stata lei a lasciare lui e non il contrario, e non per Lady Gaga ma perché magari lui ha cominciato a giocare a padel oppure a dire quelle cose che ogni tanto gli uomini terrorizzati dagli -anta dicono: “Ho bisogno dei miei spazi, scusa, voglio entrare in contatto con la parte più autentica di me, quella che si sente conifera”).

 

Vinto il referendum contro Irina, ne abbiamo inaugurato un altro per l’abrogazione del matrimonio Icardi, un vecchio progetto al quale partecipano soprattutto i maschi interisti, perché a dir loro Wanda Nara distrugge Icardi come calciatore e pure come uomo. Lei, che ha tenuto sempre durissimo rispondendo a tutti gli attacchi con selfie anteriori e posteriori, qualche giorno fa ha dichiarato: “Se un giorno Mauro mi chiedesse di rinunciare a fare la sua agente, lo farei”, e il popolo di divorzisti referendaristi ha pensato forse che con una tignosa campagna social potente come quella apparecchiata ai danni di Irina potrebbe finalmente riuscire non solamente a chiudere per sempre la carriera di Nara come agente, ma pure quella di moglie, due ruoli per lei indissolubili e complementari. Alcuni interisti hanno scritto a Wanda, su Instagram, per implorarla di fare in modo che Maurito resti dov’è, altri invece per dirle che tanto lei quanto lui sono sgraditi, in entrambi i casi senza porsi il problema di come quella pressione possa trasformarsi in una bomba coniugale, o forse proprio ponendoselo e, di più, augurandoselo. Lei ha scritto: “Il male non trionfa mai, è solo questione di saper aspettare”, nelle stesse ore in cui Antonio Conte esplicitava di non volere Icardi nella nuova Inter.

 

Se la volontà popolare dovesse vincere di nuovo, ci pentiremo di aver sfasciato altri due cuori o decideremo ancora di dimenticare l’ira funesta del Principe di Verona che, davanti a Giulietta e Romeo morti, urlò ai veronesi: “Siamo tutti puniti!”, illudendoci invece di aver contribuito a dare al popolo quello che il popolo voleva, e cioè un altro matrimonio cadavere?

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