Sorpresa! I ragazzini non sognano solo di diventare “ricchi per sempre”

Caro Babbo Natale, vorrei 30 in geografia e molto amore. Le letterine con i “desideri nudi e crudi” che i ragazzi hanno appeso all’albero di Natale della stazione Termini di Roma

Simonetta Sciandivasci

Scriveva lunedì Alessandro D’Avenia sul Corriere che la musica non va strumentalizzata né per invadere la Polonia, né per inquadrare generazioni, e però, ehilà, “gli adolescenti che cercano nella musica il modo di segnare il distacco generazionale, in Sfera Ebbasta trovano i desideri nudi e crudi: potere e piacere”. E spiegava poi che la colpa della ristrettezza di quei desideri (arricchirsi, dominare gli altri, avere successo) è degli adulti, che non hanno offerto “un orizzonte di felicità alternativo e attraente”.

 

La canzone di Sfera Ebbasta che D’Avenia e tutti noi adulti colpevoli abbiamo ascoltato con distrazione si chiama “Ricchi per sempre” e si presta assai bene a far schizzare il nostro indignazionometro perché nel ritornello fa: “Saremo ricchi, ricchi per sempre”.

 

 

Vergogna, questi giovani pensano solo a fatturare prima ancora di avere un portafogli. Il ritornello completo, in verità, fa così: “Saremo ricchi per sempre o forse no, vabbè fa niente, scrivo una canzone, sì, quella è per sempre”. E’ piuttosto chiaro: se saremo ricchi non lo so, in fondo non è importante, perché il denaro non dura o, se dura, non conta, ma contano le canzoni, perché durano, sono per sempre. Ad abbagliare D’Avenia, così come tutti gli editoriali con cui stiamo riempiendo i giornali – lo facciamo ogni tanto, quando ci accorgiamo che i ragazzini stanno male (perché s’ammazzano, o muoiono durante un concerto, o spariscono, o s’ammalano di depressione, o si rifiutano di andare a scuola e cercarsi un lavoro) – non è solo la pretesa di decodificare una generazione, ma di suggerirle cosa volere e, immediatamente dopo, cosa diventare. “I desideri si strutturano nel rapporto con il mondo e, se quelli di un figlio ci scandalizzano, chiediamoci cosa gli stiamo dando. Sta a noi scolpirli, sono materia informe”, ha detto Claudio Mencacci, psichiatra, a D La Repubblica. L’articolo si chiamava: “I sogni segreti degli adolescenti – conosciamo davvero i desideri dei nostri figli?”. Com’è evidente, non ci interessa conoscere quello che i ragazzi sognano per capirli, bensì per correggerli, spostarli, guidarli verso “un orizzonte di felicità attraente”. Non sopportiamo che possano desiderare di essere ricchi per sempre, e neanche che vogliano scrivere canzoni che durino sempre. Non sopportiamo che facciano la rivoluzione, anche se li invitiamo a farla: devono farla come diciamo noi. Ernesto Assante ha scritto su La Repubblica che il fatto che il rap e la trap scandalizzano gli adulti significa che finalmente – finalmente! – la rivoluzione che speravamo accendesse i ragazzi è divampata: rivoluzione è quando il giovane agisce e l’adulto inorridisce.

 

Gli adolescenti che abbiamo sotto gli occhi sono particolarmente inafferrabili: non solo ascoltano musica che per noi è inqualificabile e traviante ma, vendendoci preoccupati, hanno provato a spiegarci che non la prendono sul serio, che sanno bene che Young Signorino è un cialtrone e non un modello esistenziale, ma siccome noi non li ascoltiamo e ci vogliamo preoccupare e riunire in seminari, ci hanno lasciati da soli con il Crepet che ci portiamo dentro.

 

“Caro Babbo Natale, vorrei un 30 in geometria descrittiva”; “Dammi l’amore!”; “Desidero una sufficienza in fisica. E’ troppo?”; “Un sei in greco, aiutami!”; “Una porchetta!”; “Sposarmi appena divento maggiorenne!”; “Puoi fare tornare Marlena a casa e pure i Maneskin?”. Queste sono alcune letterine con i “desideri nudi e crudi” che i ragazzi hanno appeso all’albero di Natale della stazione Termini di Roma. Non c’è neanche un “Voglio diventare ricco per sempre”, parola di cronista.

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