Elon Musk. Foto LaPresse

I ricchi e la “democrazia diretta nel pianeta rosso”

Giulio Meotti

Si atteggiano a salvatori dell’umanità, ma tra bunker e costosissime proprietà a prova di apocalisse preparano la fuga

Roma. Lo hanno chiamato the good club. E’ l’élite ricca di filantropi e benefattori che ogni giorno impartisce sermoni sulla necessità di salvare il pianeta e l’umanità tramite equa redistribuzione del reddito ed energie pulite, lotta alla diseguaglianza, ai cambiamenti climatici e alla erosione della democrazia. Ma questo club sta lavorando alla prossima disruption. E’ la sopravvivenza non dei fittest, alla Darwin, ma dei richest. Ovvero se stessi. Alcuni investono nel transumanesimo. La cura del cancro non basta, concede “soltanto” altri 3,3 anni di vita in media. Così finanziano criocongelamento, clonazione, intelligenza artificiale, trasfusioni di sangue, lotta all’invecchiamento. Altri in bunker e costosissime proprietà a prova di apocalisse. Altri in viaggi nello spazio. 

  

Peter Thiel, il magnate della Silicon Valley, ha appena fatto costruire una “panic room” nella sua proprietà a Queenstown, in Nuova Zelanda. Per la sua lontananza, la sua abbondanza di acqua pulita, i suoi vasti contorni di terra depopolata, la Nuova Zelanda è la meta ideale dei ricchi. Ma Business Insider ha scritto che anche in stati come Colorado, Montana, Nebraska, New Mexico, North Dakota, Texas e Wyoming i super ricchi stanno comprando appezzamenti e costruendoci bunker. Ted Turner ha due milioni di acri in queste regioni dell’America profonda e remota. “The Sovereign Individual” è il manifesto che teorizza la fuga dei ricconi. Sottotitolo: “Come sopravvivere al crollo dello stato”. E’ scritto da James Dale Davidson, un celebre investitore, e il defunto William Rees-Mogg, direttore del Times. Quattrocento pagine in cui si spiega come una “élite cognitiva” possa sopravvivere al collasso.

  

E’ nata una azienda di biotech, la United Therapeutics, che alleva maiali ogm per trapianti di esseri umani. Un laboratorio di Stanford, gestito da un biologo e neurologo di cellule staminali di nome Tom Rando, studia come lo scambio di sangue tra topi più vecchi e più giovani ringiovanisce il fegato e i muscoli di quelli più anziani. “Ho avuto molti incontri con i miliardari della Silicon Valley, e tutti, a vari livelli, vogliono sapere quando i segreti verranno fuori”, ha raccontato Rando. Ma è lo spazio la nuova frontiera dei ricchi.

  

Elon Musk, il fondatore di Tesla, sudafricano naturalizzato americano diventato ricchissimo grazie a PayPal e incline alle headlines un po’ grottesche, ieri ne ha detta un’altra: partire per Marte entro il 2019. A un festival di Austin, in Texas, Musk ha spiegato che la sua colonia su Marte salverà la civiltà: “Vogliamo assicurarci che ci sia un seme della civiltà umana da qualche altra parte per riportarla in vita e magari abbreviare la durata del nuovo Medioevo”, ha spiegato Musk. “Penso che una base lunare e una base su Marte domani potrebbero forse aiutare a rigenerare la vita. E penso che molto probabilmente la forma di governo su Marte sarebbe una democrazia diretta, in cui la gente vota direttamente sulle questioni”. Hanno già lanciato un satellite, Asgardia, con i dati di 30 mila persone: sono i futuri cittadini della prima “nazione nello spazio”.

  

Thiel ha comprato un pezzo di terra del valore di 193,5 milioni di dollari sulle rive del lago Wanaka, sebbene l’unico edificio al momento in piedi sia un fienile. Sam Altman, uno degli imprenditori più influenti della Silicon Valley, ha dichiarato di avere un accordo con Thiel in caso di collasso sistemico: salire su un jet privato e volare via. Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha acquistato una proprietà alle Hawaii e il miliardario Larry Ellison, fondatore di Oracle, ha acquistato il 98 per cento della sesta isola più grande delle Hawaii.

  

Nascono siti come il Survival Condo Project, una ex base missilistica in Kansas, trasformata in un complesso-bunker di appartamenti di lusso con piscina, palestra e ospedale in miniatura. Invece delle finestre, schermi giganti che mostrano immagini in diretta della prateria soprastante. Anche Jeff Bezos di Amazon, l’uomo più ricco del pianeta, ha un piano per lo spazio, ma intanto ha anche comprato 400 mila acri in Texas. Bill Gates sta costruendo Belmont, la “città-intelligente” nel cuore dell’Arizona. Nello spazio investono Richard Branson con la Virgin Galactic e il cofondatore di Microsoft, Paul Allen.

  

L’un per cento prende il volo, il 99 per cento resta su un pianeta in via di estinzione. Bello questo transumanesimo, il sogno di immortalità, un tantino ridicolo, del good club.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.