Foto di Kenneth Lu via Flickr

Il complottismo è diventato il modo più logico per spiegare come va il mondo

Vanni Santoni

Il pensiero mainstream dominato dalle fake news: il flusso di informazioni ordinario è divenuto quello di cui sospettare mentre la teoria del complotto diventa il modo più logico con cui spiegare le cose

E’ diventato complicato trascorrere una cena senza sentirne almeno una. Certo, se si arriva alle scie chimiche magari è il caso di porsi qualche domanda sulla gente con cui si va a cena, ma superare il dessert senza sentire una teoria del complotto sull’11 settembre, i Bilderberg o Big Pharma, è diventato difficile. Anzi, magari c’è pure quello che si spinge a dire che “se guardi bene le ombre nei filmati dell’atterraggio sulla Luna…”.

 

Una volta preferivo mettermi in mezzo, ricordare che i moduli di atterraggio sono ancora lì visibili sulla superficie lunare o che chi va al meeting Bilderberg può ben dirsi le stesse cose al circolo del golf, ma negli ultimi tempi non lo faccio più. E non solo perché il complottista risponderà che gliel’ha detto qualcuno che conosce qualcun altro che lavora nella data istituzione (versione aggiornata di “mio cuggino”) ma soprattutto perché, incappando in simili ragionamenti su base così regolare, si finirebbe per trasformare ogni cena in una litigata, o scoprire cose che è meglio non sapere, ad esempio che un nostro zio, magari con un passato di militanza, è oggi un No Vax.

 

Il fatto è che il complottismo è diventato mainstream. In un ribaltamento della realtà analogo a quelli immaginati dagli stessi complottisti, il flusso di informazioni ordinario è divenuto quello di cui sospettare – emblematico il fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti, e non nostro zio, parli di “fake news” riferendosi ai media più accreditati – mentre la teoria del complotto diventa il modo più logico con cui spiegare le cose. Il ribaltamento è raccontato bene da Leonardo Bianchi, autore di La Gente, saggio su gentismo e sue declinazioni politiche in uscita per minimum fax, dove non manca un capitolo sul complottismo, componente strutturale del populismo contemporaneo. Nel suo libro si leggono discorsi di antivaccinisti che si presentano come “anticomplottisti, perché vediamo le cose come stanno”, e se tra antivaccinisti e grillini il passo è breve, sempre Bianchi ricorda che lo è anche tra No Vax e scie chimiche: una delle associazioni promotrici di manifestazioni contro l’obbligo vaccinale si era già battuta contro le scie di condensazione degli aerei.

 

Il fatto è che le teorie del complotto, non importa quanto balenghe, sono un buon modo per semplificare: perché sbattersi a capire la quantità enorme di fisica e tecnologia necessaria a portare un uomo sulla Luna quando si può immaginare che tutto si sia svolto in un set, sentendosi pure furbi mentre lo si fa? Se a questo si aggiunge il fatto che simili teorie prosperano nei momenti storici in cui la gente si sente più vulnerabile, si capisce perché la lotta contro di esse stia diventando una delle maggiori battaglie culturali a venire. Anche perché il diffondersi del complottismo va benissimo al potere: non solo perché – come ben sa Trump – alimentarlo rende meno distinguibili sciocchezze e accuse legittime, ma anche perché la sua prima vittima è la controcultura: se a cena ti azzardi a parlare di canapa medica, è un attimo passare a Big Pharma, ed ecco l’assist per il No Vax di turno; se parli di glifosato, come non veder accorrere quello delle scie chimiche? Auspicare maggior coscienza politica dei lavoratori immigrati se spunta il piano Kalergi? Criticare il neoliberismo se arriva Icke a dire che i banchieri sono tutti rettiliani? Secondo uno studio della Stanford University, l’esposizione a teorie del complotto “riduce il desiderio di votare alle elezioni e in generale il senso di coinvolgimento civico”, diventando tali teorie, ed ecco un altro ribaltamento, le prime alleate di chi ha interesse a ridurre la partecipazione e delegittimare il pensiero critico. Come scriveva Popper, citato da Bianchi in La Gente, “la credenza negli dei omerici le cui cospirazioni spiegano la guerra di Troia è morta. Ma il loro posto è occupato da uomini o gruppi potenti, sinistri gruppi di pressione la cui perversità si presume responsabile di tutti i mali di cui soffriamo”.

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