Giocare a calcio a Guantanamo I soldati fuori servizio se ne stanno appollaiati davanti al bancone con gli occhi gelatinosi ad alimentare l’epica della sbronza militare, compito tanto più urgente per chi è confinato nell’angolo di un’isola da cui gli Stati Uniti non comprano nemmeno l’acqua corrente. Due di loro si sforzano di rimanere composti e dicono che da qualche parte a Guantanamo stanno costruendo una piscina e un campo da football per i detenuti del carcere speciale, che sulle prime suona come un messaggio autopromozionale. Leggi la prima puntata Meno male che Guantanamo c'è - Leggi la seconda puntata Fair trial per il jihadista 05 MAG 2011
Quando eravamo libici Aprile 1941, ultimo giorno a Tripoli, è scritto con una grafia tormentata sul retro di una fotografia formato cartolina. La parola “ultimo” è in stampatello, come se fosse pronunciata con un tono più alto, come se fosse urlata. La scritta non è contemporanea alla fotografia. E’ a biro e le penne a sfera, nel ’41, Jozsef Biro non le produceva ancora. Se è necessaria c’è una conferma: la scritta ricopre anche una zona in cui uno strato della carta è stato strappato. Leggi C’è più guerra che trattativa nei piani libici dell’Europa Sandro Fusina 05 MAG 2011
Napoli e il primo Pd senza manette C’è un magistrato, un prefetto, un imprenditore, un avvocato, un ingegnere e un ex ministro… Mmmm, no. C’è uno scrittore, un professore, un ex governatore, uno spezzino, un salernitano, un napoletano… Mmmm, no. C’è un presidente, un imputato, un penalista, un indagato, un segretario, uno studente… Mmmm, no, non ci siamo proprio. Ecco, diciamola tutta. Leggi Il Pd, il caso Napoli e le conseguenze surreali dell’eterodirezione di Saviano - Leggi Storia della grande fuga dal Pd 28 APR 2011
I tormenti di Emma Quando venne eletta, i più la etichettarono “lady d’acciaio”, non solo per mancanza di fantasia visto che l’azienda di famiglia tratta proprio con i derivati del ferro e del carbone, ma per il suo piglio di guerriera tutta d’un pezzo. Ben presto, però, come l’amazzone Bradamante sotto l’elmo e il bianco pennacchio, Emma Marcegaglia rivelò un carattere sì fiero, ma trepidante, non alieno da passioni, smarrimenti e incertezze. Umana troppo umana, al pari del personaggio ariostesco (sarà perché Ferrara e Mantova sono così vicine). Emancipatasi dal mentore Montezemolo; attratta dalla malia di un Berlusconi che la tratta da figlioccia e ripete: “Il mio programma è esattamente come il tuo”. Stefano Cingolani 17 APR 2011
Il duello galattico Fate sparire gli altri. Il derby del mondo è una sfida personale. Uno contro uno, non undici contro undici. Non è Castiglia-Catalogna, non è globale contro locale. Non c’entrano le città, non ci sono le filosofie, non c’è la questione dei galacticos contro il culto della cantera. Real Madrid-Barcellona è Messi-Ronaldo. Punto. Il resto è un corollario, il contorno, la scenografia che rende ricco il palcoscenico. Il Santiago Bernabeu è il ring del Madison Square Garden o i tornanti dello Stelvio, o la pista dei 100 m. di Roma, o il parquet a scacchiera del Boston Garden, o la curva di Suzuka, o l’erba di Wimbledon. Beppe Di Corrado 16 APR 2011
L'esercizio del potere è reato Oggi al Senato la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari discuterà per l’ottava volta del caso del senatore pugliese Alberto Tedesco. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Benedictis lo vorrebbe in carcere. Un altro gip, valutando accuse molto simili in un procedimento in cui era coinvolto anche Nichi Vendola, ha detto che non c’era alcun reato, al massimo un modo spregiudicato di fare politica. Il relatore in Giunta, il ferrarese Alberto Balboni (Pdl), ritiene che le accuse contro di lui siano suffragate da indizi sufficienti a un processo, ma che non ci siano gli elementi eccezionali per concederne l’arresto. Leggi Vendola e D’Alema, una scrollata di spalle per liberarsi di Tedesco di Giuliano Ferrara Marco Pedersini 12 APR 2011
L'ultimo album di Silvestri è sconfinato Mi scuso. Il fatto è che negli ultimi anni ho trascurato Daniele Silvestri. Almeno apparentemente – vedremo. Macchissenefrega? Dirà qualche cuore di pietra tra voi. Stefano Pistolini 12 APR 2011
I quattro fronti dei capitalisti, giovani o arzilli, sul futuro dell'appetita Rcs I capitalisti sono tigri di carta, sosteneva Mao nel Libretto rosso, e secondo molti osservatori il lato cartaceo degli stravolgimenti che hanno portato alle dimissioni di Cesare Geronzi da Generali intercetta quello che è il vero obiettivo di Diego Della Valle e del fronte dei “giovani anziani”, come Geronzi li ha definiti due giorni fa sul Corriere della Sera, cioè proprio la conquista definitiva del quotidiano di via Solferino. Proprio dal fronte Corriere, Della Valle aveva iniziato a gennaio la sua campagna di offensiva e logoramento contro Geronzi, accusato di fare il giro delle sette chiese ogni qual volta la poltrona di direttore del Corriere fosse traballante. “Se io fossi libero di scegliere”, aveva spiegato il patron di Tod’s in una puntata dell’"Infedele" di Gad Lerner “saremmo pronti a salire, ma moltissimo, in Rizzoli, perché ritengo che abbia un grande futuro, le nuove tecnologie sono alle porte, l’azienda è ben condotta, comincia ad essere razionalizzata in modo intelligente”. di Michele Arnese e Michele Masneri Redazione 09 APR 2011
Gabriele Galateri di Genola nominato presidente di Generali La parabola di Geronzi (e di Bazoli): due curie e due cardinali alle prese con capitalisti arrembanti L’uscita di scena di Cesare Geronzi da Generali apre nuovi scenari ma Gabriele Galateri di Genola, nominato oggi dal cda alla presidenza della compagnia, rappresenterebbe una fase transitoria in vista di nuovi equilibri. Ne è convinto Giancarlo Galli, saggista, esperto di capitalismo italiano, autore del libro “Nella giungla degli gnomi” (Garzanti). Al Foglio Galli spiega che “Galateri è un gentiluomo piemontese, che occuperà solo provvisoriamente la poltrona di presidente” in quanto “è chiaramente un uomo di transizione, ruolo che ha ricoperto in Fiat da amministratore delegato e in Mediobanca e Telecom da presidente”. Leggi In Mediobanca stat virtus - Leggi Breve guida sulla madre delle battaglie finanziarie consumata in Generali - Leggi La caduta degli dei Michele Masneri 08 APR 2011
Ponderata e puntuta difesa del banchiere di sistema che combatteva il sistema annidato in Rcs L’arzillo vecchietto Cesare Geronzi non è stato sfiduciato perché banchiere vecchio stile “di sistema“ – fumoso termine inventato nei quartieri bassi del giornalismo economico – per bollare chi non sta al gioco, ma perché non stava bene entro il maggior sistema, quello da cui sono partite le accuse. L’ex presidente delle Assicurazioni Generali esercitava una mediazione, che supponeva potesse essere utile alla banca d’affari milanese, ovvero Mediobanca, da lui rappresentata nel gruppo assicurativo di Trieste. Il Leone, oltre a investire in varie imprese, ha anche un piccolo pacchetto di azioni di Rizzoli Corriere della Sera, il 3,6 per cento, e fa parte del patto di sindacato che ne controlla circa il 63 per cento. Geronzi come presidente di Generali faceva parte del patto di sindacato di Rizzoli, che contiene la corazzata Corriere della Sera Francesco Forte 08 APR 2011