La presunta trattativa stadio-mafia Titolone di giornalone: “Un pentito di camorra: Hamsik aveva già parlato con Genny ’a carogna”. A questo siamo, alla propalazione di pentito su un fatto pregresso e dunque nebbioso, che però mascaria l’idolo e insozza i fatti col sospetto del doppio registro, il calcio e l’anti calcio. Un luminare del diritto come il professore Fiandaca ha dimostrato per tabulas che la trattativa stato-mafia è una boiata pazzesca. Ma trattandosi qui di autosuggestione dei media e di una corriva adesione della politica al castello di carta e al rombo molesto dei tweet, non sarà necessario scomodare l’accademia e basteranno meno righe per smontare la presunta “trattativa stadio-mafia”. Leggi anche E se il fuorilegge diventasse sceriffo? Redazione 05 MAG 2014
Faccia da balo Appena è apparso si è capito subito che sarebbe finita a schifio, che quei tre, se se li fosse trovati davanti, li avrebbe presi a capocciate, dolorosissime sul setto, definitive sotto il mento. Il fatto è che proprio mentre stavano stabilendo il collegamento, dallo studio quel saltapicchio di Panucci dice, anzi grida, che Balotelli non è un top player. E lo foco comincia a uscire dalle froge del Mario nazionale, la stessa aiuola mohicana si contorce, lo sguardo già normalmente poco incline all’autoironia prende l’espressione torva dell’attaccabrighe. Il primo a farsi massacrare è Marocchi che lo accusa di muoversi poco in campo. Balotelli (che non ha il ritorno video): chi parla? Conduttore: Giancarlo Marocchi. 29 APR 2014
Il Solgenitsin cubano contro Márquez “Tutti abbiamo tre vite, quella pubblica, quella privata e quella segreta”, era solito dire Gabriel García Márquez. Nella sua vita segreta ci fu anche la relazione con il regime castrista. Due anni fa, lo studioso spagnolo Angel Esteban e la belga Stéphanie Panichelli si erano prodotti in un terrificante studio del rapporto tra il più longevo e il più amato (specie all’estero) dittatore sudamericano, Fidel Castro, e lo scrittore più noto del continente, il compianto Gabriel García Márquez. I due accusavano il Nobel per la Letteratura di “aver sempre negato l’esistenza della tortura” nella patria del socialismo caraibico. Leggi l'estratto del saggio di Armando Valladares 23 APR 2014
Gran penna al servizio della tirannia Tutti i dittatori e gli assassini hanno avuto i loro indomiti difensori – Stalin, Hitler, Fidel Castro. Forse i più odiosi fra gli appartenenti alla fauna di sostenitori delle dittature sono gli scrittori, i poeti, gli artisti. Lo dico da decenni che un intellettuale onesto ha un impegno nei confronti della società: dire la verità, combattere per il rispetto e la dignità umana, non mentire o sorvolare sulla verità storica, abusando del privilegio di poter raggiungere milioni di persone. Questo è uno dei crimini più grandi nel caso riguardante il defunto Gabriel García Márquez. di Armando Valladares Redazione 23 APR 2014
Il tasto "credito" Il governo Renzi incrina lo storico patto di non belligeranza tra sinistra d’antan e banchieri Sono lontani i tempi in cui i più importanti banchieri del paese (da Alessandro Profumo, ex ad di Unicredit oggi in Mps, a Corrado Passera, ex ad di Intesa) si mettevano in fila per votare alle primarie di Romano Prodi e poi a quelle di Walter Veltroni, qualcosa si è inceppato nell’amichevole rapporto che legava la sinistra al salotto finanziario italiano. D’altronde in un periodo in cui si fa fatica a recuperare risorse e in cui il mondo della finanza viene considerato, a torto o a ragione, come uno dei maggiori responsabili della crisi economica, le banche sono l’obiettivo più adeguato per chi, come Renzi, è a caccia sia di denari sia di consensi. Redazione 23 APR 2014
Corna e gol. Cosa insegna il melodramma Wanda-Icardi-Maxi Lui, Lei e L’altro, all’inizio è solo la storia più antica del mondo, un triangolo argentino. E poi però ci sono il calcio, un matrimonio infranto, e i bambini. E quindi l’uso galeotto di Twitter. E a quel punto il circo mediatico, la stretta di mano platealmente rifiutata in diretta tv dal marito sconfitto. Ma anche l’evocazione della simbologia ancestrale delle corna, esibite pubblicamente dal nuovo compagno della ex moglie come una rivendicazione mediatica di machismo agonistico. Quindi cori in curva, gestacci ai tifosi, il dilemma umano del vincitore che cede alla tentazione di infierire. di Luca Telese Leggi anche Scianca Lo spogliatoio è un luogo sacro, ricordatevi la Lazio pistolera del ’74 Redazione 18 APR 2014
Lo spogliatoio è un luogo sacro, ricordatevi la Lazio pistolera del ’74 Per me Icardi è un traditore. Va a casa di Maxi López, gioca a fare l’amico e poi gli frega la donna, questo è tradimento. Ai nostri tempi se qualcuno osava guardare la donna di un compagno, nello spogliatoio ci mettevamo a turno per prenderlo a pugni”. C’è qualcosa di spaesante e inattuale nella sentenza con cui Diego Armando Maradona ha aperto e chiuso il caso Icardi vs. Maxi López. Ciò che è perturbante, in queste parole, è il fatto che il Pibe de Oro ha ragione. Tutti lo sanno, tutti lo percepiscono, pochi riescono a confessarlo apertamente. di Adriano Scianca Leggi anche Telese Corna e gol. Cosa insegna il melodramma Wanda-Icardi-Maxi Redazione 17 APR 2014
L’anti Mourinho I capelli sono l’unica cosa che fa ridere di Diego Pablo Simeone. Fuori dal tempo per coprire uno spazio: li tira indietro col gel per nascondere un pezzo di calvizie che si nota lo stesso. Non è mai stato un sex symbol, Simeone. Però piace. Uno di quei personaggi che da avversario puoi detestare, poi quando smetti ammiri perché in fin dei conti l’avresti voluto nella tua squadra. Succedeva da giocatore, ora da allenatore. Il Simeonismo è una metacultura pallonara: è il prendere tutto sul serio, senza concedersi tregue e senza concederne ad altri. Non c’è ironia. Simeone piace perché non ha sovrastrutture mediatiche, o quanto meno questo è ciò che lascia capire di sé. Diceva e dice: “Nell’Inter ho giocato con Ronaldo. Beppe Di Corrado 13 APR 2014
L’Orlando pensoso Parlano tutti di giustizia, nel giorno del Giudizio per il non-più-Cav. disarcionato che non può più essere chiamato Cav., ma che dal preludio ai probabili servizi sociali suscita le più alte e più basse disquisizioni sulla famosa e sempre attesa “riforma” (della giustizia, appunto). Parlano tutti di giustizia senza davvero parlarne, dunque, e tutti s’affannano ad appiccicare al singolo caso il discorso generale – e l’azione penale e il pm e il non pm – mentre il convitato di pietra di ogni dibattito sul tema, il neo Guardasigilli Andrea Orlando, pensa tutto il contrario: che si debba partire non da grandi roboanti riforme, come ha spiegato giorni fa a Liana Milella su Repubblica (una Milella che, sul suo blog, a nomina di Orlando fresca-fresca, due mesi fa, pur scontenta di non vedere in quel ruolo “un valente costituzionalista”, gli aveva concesso il beneficio del dubbio: vediamo che cosa fa, scriveva, “ma quanto peserà” la “pietra di Ncd e di Alfano e dei centristi” sul suo collo?, si chiedeva). 12 APR 2014
L’Orlando pensoso Parlano tutti di giustizia, nel giorno del Giudizio per il non-più-Cav. disarcionato che non può più essere chiamato Cav., ma che dal preludio ai probabili servizi sociali suscita le più alte e più basse disquisizioni sulla famosa e sempre attesa “riforma” (della giustizia, appunto). Parlano tutti di giustizia senza davvero parlarne, dunque, e tutti s’affannano ad appiccicare al singolo caso il discorso generale – e l’azione penale e il pm e il non pm – mentre il convitato di pietra di ogni dibattito sul tema, il neo Guardasigilli Andrea Orlando, pensa tutto il contrario: che si debba partire non da grandi roboanti riforme, come ha spiegato giorni fa a Liana Milella su Repubblica (una Milella che, sul suo blog, a nomina di Orlando fresca-fresca, due mesi fa, pur scontenta di non vedere in quel ruolo “un valente costituzionalista”, gli aveva concesso il beneficio del dubbio: vediamo che cosa fa, scriveva, “ma quanto peserà” la “pietra di Ncd e di Alfano e dei centristi” sul suo collo?, si chiedeva). 12 APR 2014