Corna e gol. Cosa insegna il melodramma Wanda-Icardi-Maxi

Redazione

Lui, Lei e L’altro, all’inizio è solo la storia più antica del mondo, un triangolo argentino. E poi però ci sono il calcio, un matrimonio infranto, e i bambini. E quindi l’uso galeotto di Twitter. E a quel punto il circo mediatico, la stretta di mano platealmente rifiutata in diretta tv dal marito sconfitto. Ma anche l’evocazione della simbologia ancestrale delle corna, esibite pubblicamente dal nuovo compagno della ex moglie come una rivendicazione mediatica di machismo agonistico. Quindi cori in curva, gestacci ai tifosi, il dilemma umano del vincitore che cede alla tentazione di infierire.

di Luca Telese

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    Lui, Lei e L’altro, all’inizio è solo la storia più antica del mondo, un triangolo argentino. E poi però ci sono il calcio, un matrimonio infranto, e i bambini. E quindi l’uso galeotto di Twitter. E a quel punto il circo mediatico, la stretta di mano platealmente rifiutata in diretta tv dal marito sconfitto. Ma anche l’evocazione della simbologia ancestrale delle corna, esibite pubblicamente dal nuovo compagno della ex moglie come una rivendicazione mediatica di machismo agonistico. Quindi cori in curva, gestacci ai tifosi, il dilemma umano del vincitore che cede alla tentazione di infierire. E infine il palcoscenico teatrale, ma anche lo specchio deformante del campionato, che trasformano questo racconto d’appendice in un melodrammone italiano da rotocalco, a metà strada tra la “Comédie humaine” di Balzac e la prossemica di Alvaro Vitali. Da ieri, da quando cioè la foto delle corna recapitata (a mezzo social network) dal campioncino baldanzoso Mauro Icardi al rivale in amore Maxi López ha fatto il giro del mondo, concludendo l’ennesima puntata di una lunga telenovela con un colpo di scena, questa storia è entrata nel circuito dei media e dei giornali e ha smesso di essere appannaggio esclusivo delle masse di iniziati che seguono la serie A. E’ diventata una storiaccia, ma anche un apologo sulla potenzialità distruttiva di alcune famiglie allargate, degli uccellini dei social network e del nuovo duello rusticano. Anche perché la storia comincia con un intreccio da telenovela che si incardina intorno a Lei, la protagonista assoluta che apparentemente resta un passo indietro, ma che invece è sempre in cabina di regia: Lei è Wanda Nara, fanciullona biondo platino, argentina anche lei, modella, supercarrozzata, di quelle che diventano starlette perché sposano un calciatore, prima ancora che il contrario.

    Wanda – classe 1986 – si affaccia alla ribalta delle cronache a venti anni per una storiella con Diego Armando Maradona. Wanda attrice teatrale, Wanda di nuovo in copertina un anno dopo, protagonista di un cliccatissimo video porno eloquentemente intitolato “sexo oral” (in cui – con grande delusione dei fan – sostiene di essere stata sostituita da una controfigura). Wanda bersaglio preferenziale delle web testate pruriginose e delle riviste di gossip, una che con le sue foto terremota regolarmente i volumi di traffico dei siti internet. Eppure Wanda all’inizio di questa vicenda è la ragazza sorridente che ha scelto Maxi, un talentuoso attaccante argentino dai capelli lunghi e biondi – “el Rubio” – che pare lanciato verso l’empireo, dalla sua Argentina alla Spagna del Barcellona, dal Brasile al Milan. Maxi e Wanda – lei con un nome da cartone animato, lui con un nomignolo che sembra portare inscritto un destino da primato – si sposano nel 2008, hanno tre figli. Ed è a questo punto, quando la parabola di Maxi tocca la lanterna della Sampdoria, nella fatidica stagione 2012-2013, che alla coppia di sposini da copertina, si aggiunge l’amico più giovane, quasi un discepolo (anche lui argentino, anche lui attaccante): Mauro Icardi, uno spilungone con il visino da cucciolo e il sorriso malandrino, lo chiamano “el Niño”, o anche “Maurito”. Maxi ha una carriera sportiva tormentata parallela alla sua vita privata, cade e risorge, poi cade ancora, a novembre gli piomba il cielo sulla testa: si separa da Wanda e finisce declassato al Catania. Lei racconta il suo sdegno in una intervista a Chi: “L’ho trovato con la governante mentre io dormivo con i bambini”. Il cattivo sembra lui, ma ecco che salta fuori l’altro, l’ex amico fraterno, l’ex fratellino minore, Mauro. La sua carriera è in ascesa, approda all’Inter, si fidanza con la femme fatale, si inserisce nella vita di Maxi, diventa il genitore acquisito dei suoi tre figli. “Quando mi sono messa con lui – giura Wanda – con Maxi era tutto finito”. Non le credono. Nella comunità degli argentini d’Italia la vicenda fa così scalpore che interviene persino Diego Armando Maradona: “Secondo me – si spinge a dire el Pibe – Icardi è un traditore. Va a casa di Maxi López, gioca a fare l’amico e poi gli soffia la donna. Questo è tradimento. Ai nostri tempi – conclude con spietatezza Maradona – solo se guardavi la donna di un compagno, nello spogliatoio ci saremmo alternati per prenderlo a pugni”.

    Codice d’onore da rettangolo verde? Solidarietà venata di maschilismo? Difficile dirlo. Ma intanto Maxi soffre, anche calcisticamente (al Catania perde la maglia da titolare) e, solo alla fine di questo tormentato anno, in campo risorge. A gennaio viene richiamato alla Sampdoria dove tutto è cominciato, dall’allenatore che più lo ha apprezzato, Sinisa Mihajlovic: arriva a segnare nel derby di Genova, ritorna idolo dei tifosi blucerchiati. In una intervista a Sky, alla vigilia della fatidica partita con l’Inter si riaccende il dramma familiare solo apparentemente sopito. In un’intervista della vigilia, il giocatore risorto lancia la sua sfida (“ci sono tante cose che rendono questa partita molto interessante, ci saranno sensazioni personali particolari”), mentre il padre spodestato regala uno sprazzo di amarezza sulla sua condizione di genitore in sofferenza: “Non mi sta bene che pubblichino foto con i miei bambini”. Le foto sono quelle che Maurito posta di continuo sul suo account Twitter: Icardi con Wanda e i figli di Maxi, Icardi che accompagna al parco il piccolo Valentino, la famiglia ricomposta al completo, in treno o per la strada. L’amarezza di Maxi, con i suoi capelli biondi, ricorda quella del marito della ministra Cécile Kyenge, che in una celebre intervista a Libero denunciava il portavoce (poi licenziato) della ministra: “Non so come è riuscito ad apparire, in tutte le foto di un viaggio a Venezia, sempre al fianco delle mie figlie!”. E così domenica scorsa tutto precipita di nuovo: nel rito iniziale della stretta di mano Icardi tende il palmo, Maxi López resta glaciale. Esprime il suo rifiuto con il corpo, sembra Enrico Letta con Matteo Renzi alla cerimonia del campanello. La curva della Sampdoria lo vede, esplode in un boato, intona cori orribili contro Icardi, “devi morire” e tutto quel che si può immaginare. Forse Icardi dovrebbe pensare a quei bambini che lo aspettano a casa, a Valentino – il più grande – che ogni domenica accoglie il genitore acquisito, ma solo dopo aver telefonato al padre, per dirgli se gli è piaciuto come ha giocato. Ma invece Icardi ha solo venti anni, segna due gol e corre sotto quella curva di cui era stato beniamino e fa il gesto degli orecchioni con le mani: cos’è che dicevate? Eh? Cos’è che gridavate? La sua doppietta smette di essere una vittoria e diventa una vendetta. Mentre Maxi, che avrebbe voluto dedicare un goal a suo figlio, si ritrova davanti il portierone dell’Inter per tirare un rigore. E sbaglia, sbaglia, maledizione, sbaglia. “Sono sicuro – commenta Giampiero Mughini a “Tiki Taka” – che gli è passata davanti una vita. Ed è corsa via in un momento”. Eppure l’epilogo che nessuno si aspetta non è quello, e arriva il giorno dopo. A Icardi non basta la doppietta. Maurito vuole prendersi una soddisfazione in più. E allora ecco su Twitter la foto della sua mano che si incastra nel volante a “V” di una Volvo: il gesto delle corna. Per infierire sul suo rivale, a freddo. Anche se ovviamente l’ufficio stampa dell’Inter e chi gli vuole bene si affannano per trovare una giustificazione improbabile. Questa: non c’era nessuna allusione all’ingiuria parentale, quell’indice e quel mignolo, spiegano, sono delle “cornitas” argentine, e vogliono dire solo “due”. Due goal.

    Questa è una storia a metà fra Balzac e Alvaro Vitali, ma forse è una delle più feroci che si siano celebrate sulla ribalta mediatica di una diretta televisiva: forse non è l’ultima della stagione del gossip è la prima di un nuovo tempo. Questa è una storia di stress mediatico in cui lo sport sempre più assomiglia alla politica, stretta nella morsa fra uccellini e telecamere, e in cui non ci sono né lieto fine né morale. Maurito ha conquistato una doppia pagina di apertura sulla Gazzetta dello Sport, un trionfo: “Corna-tweet dopo il gol, com’è duro trattenere lo scatenato Icardi”. Adesso tutti vogliono comprarlo. Ma forse qualcosa dovrebbe suggerire a lui – o almeno a lei, a Wanda che anagraficamente ha otto anni di più – di lasciare fuori i bambini dalla promozione di coppia. Per una volta l’errore dello sconfitto è meno sgradevole della baldanza del trionfatore. Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Icardi che chi non impara a vincere non può nemmeno imparare a perdere. 

    di Luca Telese

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