Lo spogliatoio è un luogo sacro, ricordatevi la Lazio pistolera del '74

Redazione

Per me Icardi è un traditore. Va a casa di Maxi López, gioca a fare l’amico e poi gli frega la donna, questo è tradimento. Ai nostri tempi se qualcuno osava guardare la donna di un compagno, nello spogliatoio ci mettevamo a turno per prenderlo a pugni”. C’è qualcosa di spaesante e inattuale nella sentenza con cui Diego Armando Maradona ha aperto e chiuso il caso Icardi vs. Maxi López. Ciò che è perturbante, in queste parole, è il fatto che il Pibe de Oro ha ragione. Tutti lo sanno, tutti lo percepiscono, pochi riescono a confessarlo apertamente.

di Adriano Scianca

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    Per me Icardi è un traditore. Va a casa di Maxi López, gioca a fare l’amico e poi gli frega la donna, questo è tradimento. Ai nostri tempi se qualcuno osava guardare la donna di un compagno, nello spogliatoio ci mettevamo a turno per prenderlo a pugni”. C’è qualcosa di spaesante e inattuale nella sentenza con cui Diego Armando Maradona ha aperto e chiuso il caso Icardi vs. Maxi López. Ciò che è perturbante, in queste parole, è il fatto che il Pibe de Oro ha ragione. Tutti lo sanno, tutti lo percepiscono, pochi riescono a confessarlo apertamente. Possibile che nella nostra società così educata, in un mondo “di infermi e di infermieri”, come diceva Baeumler, ci siano ancora questioni che si possono risolvere così, nel chiuso di uno spogliatoio, in un confronto fra maschi alfa che non esclude a priori ma anzi forse necessariamente include il ricorso alle botte? Possibile. Forse non è tanto la violenza, l’elemento perturbante, ma il fatto che questa debba avvenire, secondo il canone dettato da Maradona, lontano dai riflettori, nello spogliatoio, il cuore autentico di quel regno dell’inautentico che è il calcio moderno. Icardi galleggia sullo spirito del tempo non perché sfrontato oltre ogni limite, e neanche per il tradimento dell’amicizia. Tutti questi sono delitti senza tempo. Non c’è bisogno di aver letto Lévi-Strauss per sapere che fin dalla notte dei tempi le alleanze e le infrazioni matrimoniali fanno e disfanno la storia delle civiltà e delle comunità. La novità del caso Icardi è invece tutta nuova: è l’aver portato allo scoperto ciò che invece deve necessariamente restare nascosto. E’ la sprezzatura da social network. La forza dello spogliatoio è di essere frontiera, di custodire un secretum. Qualcosa, insomma, che sfugge alla curiosità panoptica. E’, inoltre, una delle ultime riserve per le comunità virili. Da bambini, quando si inizia a giocare a calcio, lo spogliatoio è il posto dove si diventa uomini, cosa che le mamme mediterranee spesso non comprendono, invadendo quello spazio con apprensione dissacratoria. Ed è lì che si risolvono, appunto “da uomini”, tutti i problemi.

    Perché, parliamoci chiaro, di per sé le liti fra calciatori sono un classico delle cronache sportive di ogni tempo. Il non plus ultra della categoria resta ovviamente il folle mucchio selvaggio che vestiva la maglia della Lazio nel 1974, la famosa squadra dei pistoleri. “Nella squadra – ha raccontato Felice Pulici – tutti si detestavano a vicenda. In pratica, il gruppo era diviso in due fazioni. Che non era un problema visto che gli spogliatoi erano divisi in due parti. Ed era meglio non sbagliare porta. Da una parte Chinaglia, Wilson, Oddi, Petrelli erano i giocatori più ambiziosi della squadra, i più individualisti. Dall’altra Martini, Re Cecconi, Garlaschelli erano più socievoli, meno folli”. Con gente così, gli allenamenti non erano mai banali. Luigi Martini ricorda: “Non facevamo quasi mai allenamenti fisici, nessuna seduta tattica, solo partitelle. Maestrelli ci provocava, aspettava che cominciassimo a insultarci negli spogliatoi, poi distribuiva i fratini ci mandava a giocare gli uni contro gli altri. Era violento, molto più che in campionato. In confronto, la domenica, ci sembrava di giocare delle partitelle amichevoli”.
    Ma di botte in mezzo a maglie sudate, fratini e parastinchi ne sono sempre volate. Alex Ferguson una volta tirò una scarpa a Beckham, mentre il Lippi juventino è arrivato allo scontro fisico con Bobo Vieri. Alla Roma si è favoleggiato – ma Tancredi ha sempre smentito – di uno schiaffo rifilato da Di Bartolomei a Falcão dopo la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool. Schillaci, invece, tirò uno zoccolo in faccia a Baggio, ma l’allora presidente bianconero Boniperti inflisse a tutta la squadra una multa a scadenza mensile finché non fosse saltato fuori il delatore che ne aveva parlato alla stampa.

    [**Video_box_2**]Ecco, il punto è proprio questo. Non conta cosa accade oltre quella porta, conta che resti lì. E’ una logica anti popperiana, che se ne sbatte della società aperta. Ci hanno provato, a suon di contratti milionari, ad aprire quelle porte. Ma quando Sky entra nello spogliatoio, pochi minuti prima della partita, indugiando sui volti tesi dei giocatori, fa letteralmente della pornografia. Ovvero mette in mostra in modo osceno ciò che dovrebbe essere velato, che ha la sua ragion d’essere e al tempo stesso la sua forza d’attrazione nella velatezza stessa, ma la cui profanazione proprio per questo attira. Il tifoso che osserva quell’intrusione gode oscenamente eppure sa che sta assistendo a una violazione di uno spazio sacro. Gode dell’irruzione blasfema nel suo temenos e lo fa per un eccesso, non per un difetto, di fede. E’ questa pornografia originaria che rende poi possibile gli orrendi selfie aftersex di Mauro & Wanda. Nulla, comunque, che non si possa risolvere tirando uno zoccolo con una certa precisione.

    di Adriano Scianca

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