
(foto Ansa)
Il caso
Puglia anti Israele. Cupertino (Politecnico Bari): “Ok il segnale, ma guai a rendere gli studenti ebrei un bersaglio”
La regione guidata da Emiliano chiude alle collaborazioni con Israele: "Dai colleghi israeliani serve maggior coraggio per distaccarsi dalle posizioni di Netanyahu. Ma no alla caccia alle streghe", dice il rettore del Politecnico barese
“Dare un segnale di per se è giusto, soprattutto visto cosa sta succedendo a Gaza, una situazione oramai sempre più incomprensibile. Ma bisogna evitare che adesso si scateni una caccia alle streghe nei confronti degli studenti ebrei. Non si possono mettere loro nel mirino, facendoli diventare un nuovo bersaglio e aggiungendo nuove vittime alle tante vittime che ci sono già”. Il rettore del Politecnico di Bari Francesco Cupertino è in missione all’estero per conto del suo ateneo. Eppure ha avuto modo di leggere la mozione, voluta dal presidente Michele Emiliano e perorata dal Consiglio regionale, con cui la Regione Puglia, data anche “la sua posizione geografica, regione di frontiera nel Mar Mediterraneo, naturalmente vocata al dialogo e alla pace, condanna il genocidio e interrompe la collaborazione con Israele”. E’ la prima regione italiana ad arrivare a una soluzione così drastica.
Tra i punti della mozione uno in particolare riguarda anche il mondo universitario, laddove si profila l’interruzione di “tutti gli scambi commerciali ed i progetti di cooperazione tra tutte le articolazioni della Regione Puglia e Israele, con le aziende, col mondo accademico e con i centri di ricerca israeliani”. “Io non credo che il singolo atto della singola università possa avere una reale rilevanza”, premette Cupertino al Foglio. “Ma detto questo, è ovvio che nel suo insieme, se agiamo tutti allo stesso modo, quest’inivito può essere visto come uno strumento di pressione. Io nel prossimo Senato accademico del Politecnico metterò sul tavolo la questione cercando di capire come prendere posizione pubblicamente, in maniera equilibrata. Perché resto convinto che interrompere le collaborazioni, soprattutto a livello universitario, in linea di principio sia sempre sbagliato. Le università sono più uno strumento per costruire ponti che per scavare fossati. E però c’è anche da dire che la situazione a Gaza si è fatta sempre più insostenibile. E quindi non credo sia sbagliato cercare di fare pressioni affinché negli atenei israeliani si facciano avanti posizioni contro quello che sta portando avanti il governo israeliano”.
Per capire la complessità della situazione, il rettore Cupertino fa un esempio in particolare: “Sono conscio di come le università israeliane siano una ricchezza in termini di sviluppo scientifico-tecnologico. Hanno una grande competenza che potrebbe esserci molto utile. Eppure oggi come oggi io avrei difficoltà a far partire determinati progetti di ricerca. Per questo forse non è così sbagliato chiedere alla comunità scientifica di quel paese di prendere una posizione che non sia schiacciata su quella del governo”.
L’obiettivo, quindi, non dovrebbe essere quello di aizzare gli animi rinfocolando sentimenti antiebraici, bensì riuscire a sensibilizzare sulle posizioni di chi non la pensa come Netanyahu. “Ripeto, ci sono già tante vittime. Non ha senso aggiungere pericoli nei confronti dei nostri studenti. Che devono essere protetti”.