
(foto d'archivio Ansa)
Il racconto
“Lo scolasticidio di Israele, stato terrorista”. Scene da un convegno alla Sapienza
Nell'ateneo romano si ospita un incontro in cui si sdogana il "genocidio". E i docenti organizzatori: "Anche da noi in occidente l'università è in pericolo". Al Senato accademico arriva una nuova interrogazione che chiede di sospendere gli accordi con Tel Aviv
Nelle università italiane si definisce senza alcun tipo di contraddittorio Israele “stato terrorista”. E il “genocidio a Gaza” viene dato come un fatto assodato. Almeno è quello che è successo ieri alla Sapienza di Roma. Dove il professore del dipartimento di Scienze politiche Giovanni Ruocco e la professoressa di Studi orientali Laura Guazzone, insieme al collega di Lingua e Letteratura araba della Ca’ Foscari di Venezia Simone Sibilio, hanno ospitato all’interno dell’ateneo romano il convegno “Scene dal genocidio: come Israele distrugge (anche) l’università”. Presenti, in collegamento, alcuni docenti e studenti delle università palestinesi. Che hanno in lungo e in largo denunciato “lo scolasticidio” perpetrato “dall’entità sionista”. Ma al di là delle parole da Gaza, si sono fatte notare soprattutto le introduzioni degli organizzatori del convegno. “Dal 7 ottobre la narrazione ufficiale è sempre stata solo quella israeliana, che si iscrive al filone dell’antisemitismo, della Shoah e della difesa dell’esistenza di Israele. Ma questa è anche una storia, simmetrica, di colonialismo europeo”, che si è “sempre caratterizzato con gli insediamenti militari, come sta facendo Israele”, ha esordito il professor Ruocco. Per questo, secondo il docente, quella portata avanti da Israele sarebbe una “razzializzazione della cultura palestinese, in modo coloniale”. Non molto diversa la posizione espressa dalla professoressa Guazzone: “Questa nostra iniziativa è inserita nella giornata di mobilitazione, quella di oggi, contro il precariato. In cui continuiamo i nostri sforzi di conoscenza anche quando il pensiero critico vuole essere eliminato, perché non dobbiamo parlare di riarmo, di ricerca militare e di definanziamento dell’università pubblica. La distruzione della cultura palestinese è parte integrante del genocidio in corso. Ma anche in occidente l’università è sotto attacco”. Secondo il professor Sibilio “lo scolasticidio si affianca alla strategia di annientamento di Gaza non solo nel presente ma anche nel futuro”. Anche per questo “la cattiva coscienza dei nostri governi è una macchia insostenibile e insopportabile a cui dobbiamo opporci”.
Tra le testimonianze da Gaza quella di Mansour Mansour, professore all’Università di Al-Aqsa, che ha raccontato l’esperienza personale: “Nella mia università non si può più lavorare, sono stato tra i primi ad aprire all’insegnamento da remoto pur non avendo una casa. Ho continuato a insegnare anche dal letto di ospedale, dopo che mi aveva colpito due volte”. E ha chiesto “un coordinamento tra università italiane e palestinesi, e anche quelle dei paesi amici, una strategia unitaria al fine di sostenere la continuità accademica in Palestina”. Ma al di là del contenuto di queste testimonianze, il convegno a un certo punto si è trasformato in un atto d’accusa nei confronti della Sapienza. Al termine degli interventi ha preso la parola uno studente di Scienze politiche che ha annunciato la presentazione di due interrogazioni al Senato accademico di oggi per riconoscere il genocidio e per interrompere tutti gli accordi con Israele, “che secondo me è uno stato terrorista”. Nessuno ha pensato di dissociarsi, anzi. Vincenzo Nesi, docente di Matematica, ha ribadito: “Personalmente mi vergogno del fatto che la Sapienza abbia una posizione di diniego nei confronti del genocidio a Gaza”. E ha sventolato una bandiera palestinese. Guazzone ha poi denunciato i vertici universitari per aver concesso finanziamenti a 11 docenti israeliani e nessuno a palestinesi, “un capovolgimento di senso dell’impegno che chiediamo”. E dire che solo settimana scorsa, sempre alla Sapienza, era stato infine presentato il libro del leader di Hamas Yahya Sinwar. E nuovi attacchi e insulti hanno coinvolto nelle ultime ore l’associazione “Studenti per Israele”, rea solo di essere scesa in piazza con cartelli come “Free Gaza from Hamas”. Qui in Sapienza intanto , a pochi metri dallo stand della Coca Cola, i ragazzi di Cambiare rotta stappano “Gaza Cola”, in un ateneo che ai suoi studenti oramai sembra propinare senza alcuna reticenza il motto: “Israele terrorista”.