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Gli studenti in piazza, scontri a Torino. Le immagini delle proteste

Alternanza scuola-lavoro, maturità e un sistema accusato di averli trascurati nel corso della pandemia: le manifestazioni in 40 città italiane. Tensione a Torino, feriti alcuni agenti

Redazione

Per il terzo venerdì consecutivo gli studenti sono scesi in piazza in più di 40 città per manifestare il proprio dissenso contro l'alternanza scuola-lavoro, tema che è tornato d'attualità nelle ultime settimane in seguito alla morte di due adolescenti - Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci - durante le ore di tirocinio in fabbrica, che pure non riguardavano i progetti di alternanza scuola-lavoro ma stage curriculari previsti dalle loro scuole. 

Da Torino a Napoli, passando per Milano e Roma, gli studenti protestano contro un sistema scolastico che sfrutta, dicono, la manodopera giovanile in contesti di insicurezza e precarietà.

Bersaglio delle proteste è il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, di cui chiedono le dimissioni, ma anche Confindustria, che è stata oggetto di un tentativo di attacco a Torino. Durante il corteo, un gruppo di ragazzi si è staccato dirigendosi verso la sede degli industriali, lì hanno cercato di forzare il cancello ma sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Ne sono scaturiti incidenti che, secondo la questura, hanno portato al ferimento di sette agenti. 

Tra i motivi delle manifestazioni c'è anche il ritorno della seconda prova scritta alla maturità. "Sbaglia chi banalizza il vostro malessere", ha scritto sul Foglio pochi giorni fa Stefania Auci in una lettera agli studenti, "chi pensa che non vogliate fare la seconda prova perché siete pigri o svogliati, o perché vi è piaciuto 'fare vacanza'. Chi vive dentro la scuola conosce la fatica accumulata in questi due anni e sa perfettamente che non è stato semplice, anzi: avete accumulato frustrazione, stanchezza, disillusione".

 

 

"Due anni di Covid, cioè tre anni di scuola, hanno prodotto un mare di insicurezza, e ora gli studenti non si sentono abbastanza preparati per affrontare le due prove scritte", ha spiegato sempre su queste colonne Marco Lodoli. "La situazione è questa: una generazione in crisi, segnata nel profondo dal virus, dall’ansia e dalla depressione, che pensa di non farcela perché non ha potuto studiare quanto sarebbe stato necessario, perché la cameretta ha indebolito tutti. Verso quelli prima di loro si è tesa una mano amica, per loro no".

 

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