Contro il virus a scuola. Il buon esempio delle soluzioni fai-da-te

Agostino Miozzo

I depuratori nelle aule, l'accordo sui tamponi con le farmacie, le "supplenze" volontarie. Tre idee improvvisate che potrebbero diventare suggerimenti e forse anche risposte al disagio del sistema scolastico. In attesa di risposte concrete e ufficiali dal prossimo Cdm

La nuova ondata di pandemia caratterizzata da numeri imponenti sia nei contagi ma soprattutto nei morti ha avuto, come ampiamente previsto, i suoi pesanti effetti sulla scuola

 
I dati forniti dal ministero dell’Istruzione qualche giorno fa sembravano essere rassicuranti. Sono stati infatti citati numeri relativi alle classi chiuse per Covid; numeri assolutamente marginali rispetto al totale. Le notizie di stampa, i servizi tv e i commenti di tanti operatori della scuola paiono essere decisamente più pessimisti nella descrizione della situazione scolastica del paese. E onestamente devo dire che mi stupirebbe molto che così non fosse, dal momento che abbiamo raggiunto cifre di contagio altissime e che quando si hanno 2.000 contagi per centomila abitanti si sono raggiunti livelli ben lontani da qualsivoglia possibilità di monitoraggio, tracciamento o controllo.

      
Girando per la capitale o per i paesi limitrofi a Roma ho avuto in questi giorni la percezione di un lockdown di fatto. Poca gente per le strade, poco traffico, negozi semideserti, bar e ristoranti altrettanto tristemente vuoti. A giustificazione di tutto ciò non può essere riferita la causa del periodo di freddo, che quest’anno è oltretutto abbastanza mite se confrontato a passate stagioni dove abbiamo visto più volte la neve. In questo desolante panorama pandemico, che ovviamente ci auguriamo abbia una evoluzione in positivo nelle prossime settimane, spiccano alcuni esempi di interessante spirito di iniziativa “fai da te” che ci vengono proposti da diversi comprensori scolastici del paese

      
Cito tre esempi. La ventilazione e aerazione delle aule: un entusiasta dirigente scolastico si è preoccupato di investire le risorse finanziarie che gli sono state fornite per allestire nella sua scuola un impianto di ventilazione in alcune aule e laddove l’impianto non poteva essere realizzato, ha acquistato dei depuratori d’aria che ha posizionato all’interno delle classi. Il dirigente afferma che nella sua scuola da quando ha installato gli impianti i casi di contagio intra scolastico si sono azzerati.

      
I tamponi agli studenti: un altro comprensorio scolastico, sopraffatto dal numero crescente di ragazzi contagiati, si è trovato nell’impossibilità di assicurare la scuola in presenza in ragione della difficoltà di fare i tamponi ai ragazzi nei tempi previsti dalla circolare ministeriale: al T0 e al T5, cioè immediatamente dopo il caso e dopo cinque giorni. Le famiglie degli studenti hanno lamentato l’estrema difficoltà di effettuare i tamponi. La soluzione prevista dal dirigente è stata l’installazione di una tenda esterna all’edificio scolastico dove vengono realizzati i tamponi. Un accordo con le farmacie della zona ha fornito i tamponi e presumibilmente il personale e i genitori possono con tutta tranquillità portare i ragazzi in un orario concordato senza estenuanti code al freddo, rispettando così i tempi previsti dalle circolari ministeriali.

   
L’assenza dei docenti: un altro istituto, in ragione delle numerose assenze dei docenti e la mancanza di supplenti, ha visto il dirigente rivolgersi ai genitori chiedendo volontari tra le famiglie per sostituire temporaneamente i docenti malati. Le candidature dovevano ovviamente essere accompagnate da adeguato cv che facesse stato della competenza professionale del volontario; una volta valutato il cv dal dirigente scolastico, il volontario avrebbe potuto essere selezionato e ammesso alla docenza provvisoria.

       
Ho fatto tre esempi di soluzione a problemi reali di cui si parla da mesi ormai, ma che in ragione dello scarso riscontro avuto dal centro, hanno visto la ricerca di ricette estemporanee, soluzioni inventate e improvvisate, non codificate né avallate da circolari e norme ufficiali. Probabilmente queste soluzioni vedono aspetti di criticità rilevanti, il mancato rispetto di norme e procedure, la possibile generazione di precedenti “pericolosi” per la vita della scuola, questioni di carattere legale e assicurativo ecc. Tutto vero, ma è innegabile che ogni tentativo dimostra una vivace intelligenza in quella che definisco la resilienza naturale del nostro popolo, capace di inventarsi “la qualunque” laddove lo stato non sia in grado di proporre soluzioni e dare precise indicazioni tecnico-operative a problemi che ormai sono arcinoti e ben conosciuti a tutti. Per questi problemi si attendono ovviamente risposte concrete, sostanziali e non solo vane indicazioni, allusioni a fondi stanziati, soluzioni identificate al centro ma mai concretamente verificate in periferia.

     
Chapeau quindi a queste iniziative che nel loro genuino spirito solutivo sono emblematiche di un grande, enorme disagio del sistema scolastico nazionale. In fondo ad analizzarle ci si rende conto che non sono vere soluzioni, ma escamotage provvisori per tirare a campare e non gettare la spugna nella disperazione assoluta di garantire livelli accettabili di scolarità ai nostri ragazzi. Ognuna di queste ipotesi suggerisce metodi che dovrebbero essere analizzati velocemente e per i quali ci si aspetterebbe una risposta istituzionale per poterli replicare se ritenuti validi, eventualmente adattandoli o ricostruendoli secondo orientamenti compatibili alla scuola del nostro paese. 

  
La scuola soffre oggi più che mai questa nuova ondata di pandemia, aggravata dalla distrazione della politica, concentrata fino a poco fa nell’estenuante ricerca del nuovo presidente della Repubblica. E tutto fa immaginare che anche ora che è stato trovato il nobile nome di Sergio Mattarella, difficilmente avremo un governo che si occuperà delle emergenze del paese con la necessaria attenzione per i mesi che ci separano dalla fine della corrente legislatura.

    
Se questo scenario decisamente negativo dovesse concretizzarsi, posso bene immaginare che la Cenerentola della politica italiana resterà tale a lungo, povera e maltrattata, senza nemmeno la speranza di essere redenta potendo indossare la scarpetta perduta durante il ballo di corte.
 

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