Così la scuola tornerà ostaggio di Asl e regioni. Una svolta e un'idea di Renzi

Annarita Digiorgio

No ai partiti della Didattica a distanza. Il leader di Italia Viva: "Gestire le quarantene". Il ministro Bianchi: "Il governo non contrasterà i governatori"

La scuola in presenza è una priorità di questo governo. Lo ha ribadito ieri Draghi in conferenza stampa rivendicando la scelta dello scorso aprile con cui “abbiamo dato un mese in più di scuola in presenza”, anche se alcuni governatori continuarono a bypassarlo. Ma mentre in molti sulla scuola continuano a fare un po' di confusione, passando dai banchi a rotelle alle finestre aperte, agli ingressi scaglionati al mettere o meno la mascherina, uno dei pochi che sembra aver colto il vero punto che impedisce di garantire questo obiettivo è stato Matteo Renzi: “Il problema vero, oggi, è gestire le quarantene. Tra poco riaprono le scuole e se viene prevista la quarantena per chi viene in contatto con un positivo rischiamo la dad da subito. Per questo dico che i vaccinati non devono essere messi in quarantena”.

 

Renzi ha ragione quando dice che qualunque misura adottata per limitare il contagio, compreso e soprattutto i vaccini, al momento non cambia la quarantena (secondo l’attuale protocollo ad ogni positivo tutta la classe, e in caso di personale scolastico anche più di una, finisce  in isolamento per dieci giorni). E, se il governo non prenderà qualche provvedimento rispetto a quelli già esistenti, il rischio è che si creino le condizioni  per vanificare la  decisione presa ieri del Tar del Lazio, che ha confermato che, per il personale scolastico non in possesso del green pass, “l’automatica sospensione dal lavoro e dalla retribuzione e la mancata adibizione ad altre e diverse mansioni è correttamente e razionalmente giustificabile alla luce della tipicità delle mansioni, specie di quello docente”. Ma mentre il Tar fissava un principio sacrosanto, il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, in una intervista rilasciata  a Famiglia Cristiana ribadiva di riconoscere ai sindaci e presidenti di regione il ruolo di autorità sanitaria, lasciando intendere che il governo non si opporrà se alcuni governatori continueranno a comportarsi come si sono comportati in questi mesi: rispondere a ogni problema legato alla pandemia con la chiusura delle scuole.

 

L'ipotesi purtroppo non è remota. Nel protocollo inviato alle regioni il primo settembre dall’istituto superiore di Sanità si prevede che “in caso di soggetti positivi si seguiranno le indicazioni dei dipartimenti di prevenzione sulla base delle procedure definite dalla rispettiva regione”. Ancora una volta, dunque, si affida il protocollo del “contact tracing” alle Asl, il che vuol dire che, come l’anno scorso, ci saranno Asl che nelle loro circolari suggeriranno ai dirigenti scolastici ogni due positivi (anche non correlati) di chiudere tutto il plesso per dieci giorni. L’idea di Renzi di non mettere in quarantena i vaccinati   è corretta. Ma contiene alcuni elementi di rischio. Il primo è che sotto i dodici anni i bambini non possono vaccinarsi e non per loro scelta e dunque le non quarantene per i vaccinati risolverebbero il problema a metà. L’altro è che a quel punto il criterio delle non quarantene dei vaccinati, dovrebbe valere per tutti e non solo per la scuola (e potrebbe non essere una cattiva idea).

Infine, c’è da considerare che l’autorità garante, richiamando le norme vigenti a livello Ue, ha  detto che non si possono raccogliere dati sui vaccinati, nemmeno su consenso, né degli studenti né degli insegnanti. Come si fa dunque a sapere chi in una classe è vaccinato? Questa domanda siamo certi verrà a breve posta dal Garante della Privacy ai ministri Bianchi e Speranza che ieri in conferenza stampa, calmierando l’idea di Renzi, ma puntando più all’incentivo alla vaccinazione che a garantire l’obbligo scolastico, hanno annunciato che “in una classe in cui sono tutti vaccinati possono tornare a sorridere insieme senza mascherina”.

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