(foto LaPresse)

Campanella per il governo. Se non riparte la scuola, non riparte l'Italia

Paola Frassinetti

L'esperienza di questi mesi ha dimostrato che le lezioni da remoto, seppur preziose nei momenti di emergenza, non potranno mai in alcun modo trasmettere le stesse suggestioni delle lezioni tenute in presenza

Al direttore - Ringrazio Claudio Cerasa per aver introdotto questo proficuo dibattito sulla scuola. Mai si era parlato così tanto di scuola, è brutto dirlo ma c’è voluta la sospensione dell’attività didattica per far capire come fosse importante. In questo periodo sono stati soprattutto gli insegnanti, dopo il personale ospedaliero e quello del settore alimentare, le persone che hanno reso un maggior servizio alla collettività, comportandosi da professionisti dotati di senso etico, dimostrando di non essere una categoria parassitaria, ma di rappresentare l’ossatura portante dell’intero sistema educativo.

 

Sono riusciti, con scarsi mezzi e spesso con poca preparazione tecnico-informatica a tenere vivo quel filo labile che ha legato gli studenti alla scuola. Nonostante ciò l’esperienza di questi mesi ha dimostrato che le lezioni da remoto, seppur preziose nei momenti di emergenza, non potranno mai in alcun modo sostituire la scuola “dal vivo”, non potranno mai trasmettere le stesse suggestioni delle lezioni tenute in presenza.

 

Fratelli d’Italia ha più volte interrogato il ministro Azzolina sull’efficacia della didattica a distanza ribadendo che nella realtà oltre il 30 per cento degli studenti non è riuscito a collegarsi, chi per assenza di banda larga, chi per mancanza di computer; si è constatato che solitamente la didattica a distanza non è riuscita a fornire a tutti le stesse opportunità e ha contribuito ad acuire le differenze sociali tra gli studenti andando in senso diametralmente opposto a quello che la scuola dovrebbe fare nel suo ruolo di ascensore sociale. Il sistema digitale si è rivelato importante nell’emergenza, ma al tempo stesso ha mostrato tutta la sua inadeguatezza a poter diventare il sistema didattico del futuro. L’idea di una società iperconnessa, che a oggi ci ha fatto pensare a una generazione di nativi digitali come figli e studenti del nostro tempo, si sta rivelando, nei fatti, non del tutto realistica e non è un caso che da un’indagine dell’Osservatorio “Generazione Proteo” ben il 42,3 per cento degli studenti abbia dichiarato di preferire le lezioni a scuola.

 

E’ importante ricordare che proprio alla luce della criticità delle lezioni da remoto e su richiesta di milioni di famiglie esauste dopo mesi di supporto didattico ai loro figli, FdI è stato il primo partito a chiedere una graduale riapertura delle scuole nella cosiddetta fase 2, ovviamente con gradualismo e con misure di sicurezza, richiesta mai presa in considerazione dal governo. In questa situazione dove le normali regole della quotidianità scolastica si sono un po’ allentate, certamente uno dei dati nuovi è costituito anche dalla poca incisività delle forze sindacali di solito così attive nel settore scolastico che invece non sono riuscite a governare l’eccezionalità del momento, ma, considerando il quadro generale, si percepisce che la situazione di stallo che caratterizza adesso la scuola provenga più che altro da questo governo incapace di dettare linee chiare. FdI ha più volte incalzato il ministro Azzolina affinché delineasse un quadro preciso per il futuro della scuola ma inutilmente. Anzi è preoccupante rilevare che proprio nei giorni scorsi gli esperti del comitato tecnico scientifico, che sono stati incaricati di mettere in atto le modalità per la riapertura delle scuole a settembre, auditi in commissione Cultura alla Camera, non siano stati in grado di indicare soluzioni concrete per riaprire il nuovo anno in sicurezza.

 

FdI ha chiesto che il ministro Azzolina venga a riferire in commissione Cultura per spiegare i motivi di questa incapacità dei suoi esperti di mettere in campo soluzioni, perché altrimenti la sensazione è che se si continua ad agire con questa indeterminatezza i cancelli delle scuole a settembre resteranno chiusi, e se non riparte la scuola dubito possa ripartire l’Italia.

 

Paola Frassinetti è vicepresidente della commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale Istruzione di Fratelli d’Italia