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Cattivi scienziati
Un augurio ai maturandi e a Venditti: scoprire che la matematica non è fredda, è poesia che pensa
Il cantante oppone la poesia alla freddezza dei numeri e invita i ragazzi alle prese con l'esame di maturità a non “fare della matematica il proprio mestiere”. Ma la vera matematica non è calcolo sterile né oppressione di numeri: è libertà, intuizione, bellezza
Antonello Venditti, con le sue parole ai maturandi, ha voluto opporre la poesia alla freddezza dei numeri, ma ha mostrato, forse inconsapevolmente, di conoscere poco ciò che la matematica realmente rappresenta. Se è vero che viviamo in un’epoca ossessionata dagli indicatori quantitativi, dai dati di audience, dalle visualizzazioni, dai “sold out”, e se è vero che queste cifre rischiano di soffocare le passioni e i talenti, è altrettanto vero che non è questa la vera matematica. È una sua caricatura, un equivoco nato da un approccio manageriale distorto, fatto di calcoli, contabilità, previsioni, indicatori di performance, sempre più invasivi e sempre meno significativi.
La matematica autentica è quanto di più distante possa esistere da questa visione gretta e burocratica. È una disciplina di assoluta libertà e creatività: un territorio sconfinato, dove non ci sono limiti alla fantasia e dove l’intuizione conta almeno quanto il rigore. È ricerca pura, libera da condizionamenti esterni, da numeri che opprimono. Non è un caso che i più grandi matematici siano spesso stati anche pensatori profondamente anticonformisti, e talvolta rivoluzionari, capaci di rompere gli schemi mentali del proprio tempo per aprire nuove vie alla conoscenza.
La matematica è bella perché permette di esplorare territori mentali inaccessibili a chi rimane schiacciato dalla concretezza dei risultati immediati. Non è la scienza dei numeri, ma delle idee e delle strutture profonde del pensiero. Non è quella che insegna a essere "calcolatori", ma quella che educa a riconoscere la fallacia di molti indicatori che ci vengono proposti come assoluti. La matematica permette di distinguere ciò che è davvero significativo da ciò che è rumore di fondo, ciò che ha valore da ciò che è solo illusione numerica.
Ma c’è di più. La matematica è anche e soprattutto un occhio sul mondo. È il linguaggio stesso della scienza, quello che permette di descrivere, comprendere e prevedere i fenomeni naturali. Senza la matematica, la nostra visione del mondo si ridurrebbe drasticamente, diventando non soltanto più limitata e fallace, ma soprattutto più povera, meno affascinante, meno meravigliosa. È la matematica che consente agli astronomi di contemplare galassie lontanissime, di indagare le origini del cosmo e di scoprire mondi invisibili ai nostri sensi. È la matematica che permette ai fisici di svelare la struttura dell’infinitamente piccolo, di descrivere l’elegante danza delle particelle subatomiche, di intuire e confermare l’esistenza di fenomeni incredibili come le onde gravitazionali. È la matematica che apre le porte alla biologia molecolare, alla genetica, alla comprensione dei meccanismi intimi della vita. È sempre lei che ci offre strumenti per affrontare problemi complessi, dal clima all’epidemiologia, consentendoci di affrontare sfide che altrimenti sarebbero al di là della nostra portata.
E tutto questo non è freddo o distante. Al contrario: è profondamente emozionante e poetico. Il matematico G.H. Hardy diceva che non c’è posto al mondo per una matematica brutta, proprio perché la bellezza, intesa come armonia, eleganza e coerenza, è il cuore stesso di questa disciplina. La matematica è dunque bellezza che rende visibile ciò che sarebbe altrimenti invisibile, è l’armonia che ci rivela le simmetrie nascoste della natura, è il linguaggio che collega in modo sorprendente i più diversi fenomeni.
Venditti sembra criticare una concezione distorta della matematica, quella del “tutto misurabile”, ignorando però che proprio lo spirito autentico della matematica è l’antidoto più potente contro l’oppressione esercitata dalla dittatura dei numeri vuoti. Fare della matematica il proprio mestiere non significa sottomettersi ai numeri, ma comprenderli a fondo per smascherarne gli usi impropri, per liberarsi dalla schiavitù degli indicatori superficiali. Significa soprattutto adottare un punto di vista più profondo e ricco sul mondo, senza rinunciare alla bellezza poetica, anzi, arricchendola e ampliandola immensamente.
Ai maturandi, allora, l’augurio vero è quello di studiare, conoscere e amare la matematica, proprio per non restare vittime inconsapevoli dei numeri, ma imparare invece a dominarli e a usarli come strumenti al servizio della propria libertà creativa, della propria capacità critica e, perché no, anche della propria poesia.
E ad Antonello Venditti, infine, l'augurio è quello di poter scoprire – anche senza immergersi nei dettagli tecnici – cosa sia davvero la matematica, di avvicinarsi al suo respiro, alla sua ampiezza, alla sua bellezza autentica e sorprendente. Chissà che non trovi, in questo viaggio, una nuova e inaspettata forma di poesia.

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