Cattivi scienziati

Una richiesta di aiuto a Giorgia Meloni per far ripartire il Cnr

Enrico Bucci

Il Consiglio nazionale delle ricerche è senza guida per omissione di indispensabili atti d’ufficio da parte della ministra Bernini. Bisogna sanare il ritardo inaccettabile che sta portando alla crisi definitiva della ricerca italiana. Un appello alla premier

La mia carriera scientifica è cominciata come ricercatore Cnr. Prima di me, mio padre è stato direttore di un istituto del Cnr, e prima ancora mio nonno è stato capo tecnico in un altro istituto. Inoltre, anche se è ormai passato molto tempo da quando avevo la matricola dell’ente, continuo a collaborare con esso nel mio ambito professionale. Per tutte queste ragioni personali, ma soprattutto e ancora di più per la preoccupazione che ogni cittadino dovrebbe avere nel vedere cosa stiamo rischiando a mettere in crisi la gestione del Cnr, non posso che insistere con tutta la comunità scientifica italiana nel chiedere come sia possibile che esso sia oggi abbandonato a sé stesso, per omissione di indispensabili atti d’ufficio da parte della ministra Bernini, senza un cda e senza un presidente in carica.

La soluzione che si ventila, quella di un commissariamento, sembra una toppa peggiore del buco: intanto, bisognerebbe spiegare quali sarebbero le ragioni di un atto così grave – quali i mali da risolvere, cioè, che un nuovo presidente non avrebbe potuto affrontare – e comunque anche questa appare fuori tempo massimo e a rischio di inevitabili ricorsi, che ovviamente potrebbero aversi per reazione a un atto di imperio poco chiaro nelle sue motivazioni.

È per questo che mi rivolgo direttamente a lei, presidente Meloni: è il suo governo che sta causando un danno incredibile, e, a fronte delle declamate misure per attirare cervelli in fuga dagli Stati Uniti di Trump e Kennedy jr, di fatto sta attivamente preparando la fuga di migliaia di cervelli italiani, se non fuori dal paese, certamente fuori da un ente che rischia di finire allo sbando non si sa se per disegno o per ignavia. È lei che ha certamente il potere di esercitare quella moral suasion nei confronti dell’amministrazione e del ministero, in grado di rimettere in carreggiata un treno che sta sbandando paurosamente, con il suo carico di ricercatori, progetti, finanziamenti e scoperte scientifiche indispensabili per il futuro del nostro paese.

Altri paesi, per esempio la Francia, stanno facendo a gara per aumentare il patrimonio di scienziati nelle rispettive nazioni; noi sembra che siamo impegnati in una gara per perderli, non solo per questo ultimo, assurdo atto di “disinteresse attivo” che riguarda il Cnr, ma, ampliando un po’ lo sguardo, anche per l’incredibile selva di regole, scartoffie e burocrazia che stanno distruggendo il lavoro di ricercatori e professori, oltre che rendere veramente difficoltoso anche il più banale degli acquisti per un laboratorio o un centro di ricerca. L’abbandono del Cnr senza più testa da parte del ministro è solo l’ultimo e più grave insulto a una comunità che ha già tirato la cinghia e ingoiato umiliazioni e difficoltà di ogni sorta: la sicurezza di uno stipendio statale, a fronte di questa situazione, potrà al massimo trattenere i mediocri e i peggiori, perché chi davvero ricerca vuol farla e ne è in grado non avrà alcuna difficoltà a cambiare paese o spostarsi in qualche azienda.

Il Cnr è, se non la singola pietra angolare della ricerca italiana, sicuramente il più importante e ampio organismo scientifico che abbiamo: è ora, presidente, di sanare il ritardo inaccettabile che sta portando alla sua crisi definitiva, oppure di dire con chiarezza alle decine di migliaia di ricercatori e tecnici che vi lavorano che è meglio cercare spazio altrove – magari in Francia.