Panello del 1890 celebrante Darwin, Museo di anatomia umana di Torino (foto Wikipedia)

Cattivi scienziati

Una teoria evoluzionistica più ampia

Enrico Bucci

La tesi generale dell'evoluzione di Richard Webb rivela gli elementi fondamentali che guidano la complessità e l'ordine nei sistemi di evoluzione

Senza dubbio, la proprietà che maggiormente ha spinto gli osservatori di ogni tempo a formulare risposte eccezionali per spiegare la vita consiste nella complessità e nell’ordine apparente nella costituzione degli organismi viventi.

Questa proprietà è evidentemente in relazione con una domanda che potremmo formulare nel modo seguente: qual è il meccanismo, qual è la causa che guida l’emergere di questa complessità ordinata degli esseri viventi, che include tanto la meravigliosa varietà degli organismi, quanto la parvenza di un disegno funzionale molto accurato?

La risposta a questa domanda, come sappiamo, è fornita dal meccanismo di evoluzione darwiniano e dalla sua successiva integrazione con la biologia molecolare; tuttavia, qui vorrei portare l’attenzione del lettore su un punto appena accennato tra le righe della precedente discussione che si è fatta circa la possibilità di evoluzione autonoma delle macchine.

Il punto è il seguente: se eliminiamo il riferimento agli organismi viventi dalla domanda di apertura, possiamo esaminare una questione di più ampia portata, ovvero vedere se altri fenomeni evolutivi, diversi da quelli collegati alla vita, possano essere inquadrati con successo da una teoria evoluzionistica più ampia, di cui l’evoluzione degli esseri viventi non sia che un caso speciale.

Naturalmente, questa versione generalizzata della domanda non avrebbe senso se non esistessero altri fenomeni in grado di produrre sistemi ordinati (cioè a bassa entropia interna) la cui evoluzione storica è continua e generatrice di complessità, in direzione stocastica e mantenendo una relazione diretta di tipo filogenetico fra ciò che si osserva in un dato tempo e ciò che lo ha preceduto.

Questi fenomeni tuttavia esistono e sono ben visibili; a parte quanto abbiamo discusso per le macchine, esempio recentissimo e volutamente imitativo dell’evoluzione degli organismi viventi, i fenomeni di evoluzione culturale sono un esempio saliente di tale tipo di processi. Un caso particolare fra questi, ovvio e solo apparentemente frivolo visti i suoi significati in termini di adattamento sociale, è la moda, che genera continuamente nuovi abiti e accessori i quali riprendono e innovano contemporaneamente i propri predecessori, diffondendosi in competizione fra loro e “invadendo” le vetrine di tutto il mondo in ondate di generazioni successive. La stessa evoluzione del pensiero, come sottolineato da Dawkins con la provocatoria introduzione della memetica, possiede gli elementi di un fenomeno storico, evolutivo, casuale e generatore di complessità; e così è per la tecnologia o per i prodotti in commercio, la cui filogenesi può essere rintracciata dai documenti storici che abbiamo a disposizione e ancor prima dalle evidenze archeologiche. Volendo astrarre dal contesto umano, possiamo pensare all’evoluzione culturale in altre specie, come nel caso dell’evoluzione di diverse tradizioni comportamentali e di comunicazione nei clan di orche, oppure al caso dei dialetti negli uccelli e così via.

Esiste dunque un modo di raggruppare tutti questi fenomeni, includendo come caso speciale il meccanismo di evoluzione biologica per selezione naturale degli organismi viventi?

Una risposta è stata data da Richard Webb, una dozzina di anni fa. In un suo saggio, egli identificò alcune caratteristiche generali su cui fondare quella che battezzò “teoria generale dell’evoluzione”, e che possiamo brevemente elencare per punti.

Informazione. I sistemi in evoluzione devono essere dotati di un modo di conservare informazione, informazione tale che le sue specifiche istanze devono dettare almeno qualche proprietà delle specifiche realizzazioni di quei sistemi.

Variazione. Deve esistere una sorgente continua di variazione delle specifiche istanze informative (generazione di novità), dovuta ad un qualunque meccanismo interno al sistema (come gli errori di copiatura) oppure anche introdotta dall’esterno.

Ricombinazione. Deve esistere qualche meccanismo che causi il rimescolamento per frammenti delle varie istanze di informazione, così da aumentare la generazione di novità in modo diverso da quanto descritto per il punto precedente.

Selezione. Le realizzazioni corrispondenti a specifiche istanze dell’informazione devono essere filtrate attraverso qualche criterio più o meno permanente, così che cambi la distribuzione delle differenti istanze di informazione in una popolazione di sistemi.

Replicazione. Deve esistere qualche forma di copiatura o accrescimento differenziale di frequenza, attraverso cui il processo di selezione di cui al punto precedente può sistematicamente alterare la distribuzione delle diverse istanze di informazione nella popolazione.

Iterazione. Lo svolgersi ordinato di tutti i passi corrispondenti ai punti precedenti deve ripetersi indefinitamente nel tempo. In conseguenza di ciò, l’alterazione delle frequenze delle varie istanze informative dovuta alla replicazione e alla selezione può stratificarsi, acquisendo anche un’apparenza di direzionalità.

La generalizzazione operata da Webb consente di mantenere la distinzione fra fenomeni che hanno certe caratteristiche osservabili nell’evoluzione degli organismi viventi, e la dinamica di altri sistemi, come l’evoluzione morfologica di una grotta o dei cristalli di neve; tuttavia, altri fenomeni, come appunto quelli richiamati di evoluzione culturale, possiedono a buon diritto le caratteristiche elencate, rintracciabili sia in casi specifici che più in generale.

Questa tassonomia, a metà strada tra la definizione genericissima di evoluzione come cambiamento guidato da qualche legge ed evoluzione darwiniana guidata dalla selezione naturale, permette di cogliere alcuni elementi salienti e non scontati, di cui uno appare predominante e particolarmente interessante: la misura del cambiamento evolutivo in un sistema come quello descritto è dato dalla misura del cambiamento nella popolazione della frequenza di “messaggi” corrispondenti alle varie possibili istanze dell’informazione, che si tratti di informazione biologica (genetica o di altro tipo) o meno; l’evoluzione definita così in senso generale è, alla fine, in stretto rapporto con la realizzazione delle diverse potenzialità espressive di un supporto informazionale.

Resta quindi vitale, per esaminare i processi evolutivi da questa prospettiva, determinare con accuratezza quali siano l’informazione e il suo supporto rilevanti per il sistema che si intende studiare, che si tratti di una cellula, di un cappellino da signora o di un programma al calcolatore.

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