Foto di Cesare Abbate, via Ansa  

Cattivi scienziati

Senza vaccini in Europa la pandemia avrebbe fatto un milione di morti in più

Enrico Bucci

Uno studio ha stimato l'importanza della campagna vaccinale tra dicembre 2020 e marzo 2023. La prima dose ha risparmiato il 64 per cento delle vite. Ma il maggior numero di persone si è salvato durante Omicron. Uno schiaffo ai No vax

Ogni anno, si tiene un affollatissimo evento per fare il punto sullo stato della ricerca nel settore delle malattie infettive e della microbiologia clinica: il Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid).

Mentre leggete queste righe, sta arrivando alla sua conclusione l’edizione del 2023, che si svolge a Copenhagen, in Danimarca.

Nella moltitudine di argomenti discussi, vi è una presentazione orale, corrispondente all’abstract 01898, che è particolarmente interessante: tre esperti appartenenti alla sezione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno infatti stimato il numero di vite umane salvate fino ad aprile 2023 in Europa grazie ai vaccini contro Sars-CoV-2, e i risultati sono impressionanti.

A fronte di oltre 2 milioni di decessi ufficialmente attribuiti al virus, in Europa, senza la somministrazione delle dosi di vaccino così come è avvenuto, si sarebbe avuto come minimo un milione di morti ulteriori tra dicembre 2020 e marzo 2023, calcolano gli esperti, tenendo conto delle varie ondate e delle diverse varianti virali che si sono succedute (aggiustando quindi la stima per le differenze di letalità e tenendo conto anche della variabilità tra i vari paesi considerati).

Le stime, ottenute a partire dai decessi settimanali riportati dalle dosi vaccinali somministrate in 26 paesi, sono state ottenute considerando tre diverse fasce di età, ovvero dai 25 ai 49 anni, dai 50 ai 59 anni e dai 60 anni in su, per ogni paese incluso nello studio.

Come atteso, è risultato che il 96 per cento delle vite salvate è nella fascia di età degli ultrasessantenni; ciononostante, quasi 50 mila individui con età inferiore ai 60 anni avrebbero perso la vita se non si fossero vaccinati, in aggiunta a quelli comunque deceduti.

Secondo i calcoli fatti, la prima dose è risultata costituire il maggior balzo in avanti nella protezione, essendo stata responsabile del 64 per cento delle vite risparmiate.

In questa fascia di età più avanzata, il primo richiamo ha salvato la maggior parte delle vite, rappresentando quasi i due terzi (64 per cento) delle vite salvate.

Un'ulteriore conferma è arrivata per quel che riguarda l’effetto protettivo nei confronti della variante Omicron: nonostante i vaccini siano meno efficaci contro di essa e nonostante questa variante dimostri letalità più bassa, come da tempo sostenuto, anche su questa pagina, la sua alta diffusività ha costituito un peso molto maggiore in termini sanitari e di mortalità, per cui le stime effettuate in questo ultimo lavoro mostrano come i vaccini abbiano salvato il maggior numero di vite proprio durante l'ondata di Omicron, con oltre mezzo milione di decessi evitati.

Questo ultimo dato è particolarmente interessante, perché dimostra l’irresponsabilità di quei messaggi che, a partire dalla minore letalità di una variante virale e facendo leva sulla sua maggiore immunoevasività (una caratteristica che comunque sarà sempre selezionata all’emergere di nuove varianti), pretendono di dichiarare ormai non necessaria la vaccinazione, oppure inducono indirettamente questo pensiero, perché mostrano il minor rischio individuale, dimenticando il rischio complessivo per i sistemi sanitari e per la società che si corre come popolazione.

In generale, scorrendo dati come quelli evidenziati in questa ultima comunicazione, coerenti peraltro con molte solide pubblicazioni precedenti, verrebbe da aspettarsi che chiunque, grato per lo scampato pericolo, mettesse finalmente da parte precedenti esitazioni o errori di interpretazione; invece, si può star certi che, di fronte all’evidenza del proprio errore fattuale, non solo singoli individui, ma anche giornali o politici che dell’antivaccinismo hanno fatto una propria cifra distintiva continueranno a propalare le loro velenose stupidaggini alzando anzi ulteriormente il tiro, profittando del fatto che la letalità di Sars-CoV-2 nei non vaccinati è per fortuna risultata molto al di sotto del 100 per cento e del fatto che non tutti sono stati esposti, il che consente di trovare sempre un pubblico già convinto dell’inutilità o della dannosità dei vaccini.

La tecnica è semplice: ci sarà sempre un qualche studioso e un nuovo articolo pubblicato su una rivista scientifica, utile a lanciare un nuovo grido di scandalo per le verità nascoste, così da far passare sotto silenzio dati come quelli appena discussi.

A gennaio, per esempio, uno studio ha dato particolarmente fiato ai No vax, a causa del fatto che stimava in 278 mila il numero di morti negli Stati Uniti a causa dei vaccini. Il Cdc aveva riportato per lo stesso periodo solo 19.476 segnalazioni di decessi dopo la vaccinazione Covid in un database nazionale di reazioni avverse non verificate, e quindi questa pubblicazione scientifica costituiva la “prova” della cospirazione globale per nascondere la “verità”. La pubblicazione, finita nella rispettabile rivista “BMC Infectious Disease” del gruppo Nature, è però guarda caso risultata essere il solito coacervo di fesserie ed errori metodologici; così, una settimana fa è stata ritrattata.

Dopo le grida di denuncia di una supposta censura (quale? Quella dell’aritmetica sbagliata come nell’ultimo lavoro ritrattato?), si attende il prossimo “lavoro fondamentale” degli antivaccinisti, che qualcosa dovranno pur leggere, per evitare di scorrere gli occhi sui dati che provano milioni di morti evitate.

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