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Cattivi scienziati

Che ruolo ha il soprannaturale nel giustificare i fenomeni della natura. Uno studio

Enrico Bucci

Le religioni sono da sempre usate dall'umanità per comprendere complessità naturali. Un gruppo di ricercatori ha cercato di capire in quali società e per quali eventi venisse fatto ricorso a presunte cause divine

Perché le credenze religiose sono così diffuse e così durevoli nella storia dell’umanità? Uno dei motivi addotti più frequentemente e da maggior tempo si basa sul fatto che la religione giustifica in maniera soddisfacente e semplice fenomeni naturali complessi i quali apparirebbero altrimenti misteriosi.

Di fatto, la realtà fisica in cui viviamo è un luogo misterioso, e lo era ancora più prima della scienza moderna. Il ricorso a una o più imperscrutabili volontà onnipotenti è in queste condizioni una generalizzazione soddisfacente della nostra esperienza dei fatti di cui riusciamo a individuare le cause in agenti specifici, ed è per questo un mezzo naturale a cui l’essere umano fa costantemente ricorso – forse anche da prima dell’apparire della nostra stessa specie.

A sua volta, questa spiegazione circa l’origine e la diffusione delle religioni appare intellettualmente soddisfacente ed è stata da tempo adottata, tanto da risalire a teologi e filosofi come Henry Drummond e Friedrich Nietzsche, che sostenevano entrambi l'ipotesi del "dio delle lacune", in cui l'intervento divino di un qualche dio è usato per spiegare le lacune nella nostra conoscenza.

Ma quanto è fondata tale idea? O per meglio dire, al di là della sua semplicità, del suo potere esplicativo e di un certo numero di esempi a supporto che possiamo trovare, in quali fatti generali è possibile trovare un supporto solido per una simile teoria apparentemente autoevidente?

Per la prima volta, un gruppo di ricercatori ha trovato fatti che sistematicamente sembrano confermare la visione sopra esposta.

In particolare, si è studiato un campione di 114 diverse società molto diversificate, che andavano dai gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori in Africa, alle società delle isole del Pacifico, fino alle grandi società "complesse" con tecnologia moderna e documenti scritti in vari continenti e con vari tipi di cultura tradizionale.

Per ciascuna società considerata nel campione si è ricorso allo studio di testi etnografici e fonti tramandate dalle diverse tradizioni, ricercando all’interno di essi eventi e fenomeni per i quali erano proposte spiegazioni.

Ebbene, da questa analisi è risultato che le spiegazioni soprannaturali si concentravano su fenomeni "naturali" e non su fenomeni "sociali", cioè causati dall'uomo. Le spiegazioni soprannaturali per i fenomeni naturali, cioè, erano molto più diffuse che per i fenomeni sociali: quasi tutte le società esaminate avevano quindi spiegazioni soprannaturali per fenomeni naturali come malattie, disastri naturali e siccità, mentre le spiegazioni soprannaturali per la guerra, l'omicidio e il furto erano statisticamente molto meno diffuse.

Questi dati corroborano l’idea classica che il ricorso al soprannaturale e alla giustificazione religiosa siano legati alla difficoltà di comprensione causale dei fenomeni naturali complessi, confermando quindi l’intuizione di filosofi anche molto antichi come Epicuro, fino ad arrivare a giustificare perché, nel mondo contemporaneo, molti cristiani negli Stati Uniti hanno interpretato la pandemia come una punizione divina; tuttavia, vi è un secondo risultato, altrettanto interessante, ottenuto nello studio citato.

Analizzando nel dettaglio i dati, si è in particolare scoperto che le società sviluppano in maniera via via crescente spiegazioni soprannaturali anche per i fenomeni sociali man mano che diventano più grandi e complesse. In particolare, le società più grandi sono risultate più propense a spiegare anche gli eventi come furti e guerre usando principi soprannaturali, in una misura molto maggiore rispetto a piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori e agricoltori.

Sebbene gli autori non si sbilancino nel fornire possibili spiegazioni, è possibile fare almeno un’ipotesi interessante.

Quando le società diventano molto ampie, la responsabilità individuale anche per i fenomeni sociali diventa molto più difficilmente individuabile: è come se, oltre la cerchia del gruppo sociale di amici e parenti, le decisioni prese siano spersonalizzate – il Moloch dello stato è in un certo senso una nuova volontà più o meno onnipotente, al quale è necessario piegarsi. Il soprannaturale, ovvero un dio capace di animare le moltitudini e scagliarle a devastare una città come Troia, diviene quindi una spiegazione per fenomeni di ampia portata, difficili da comprendere e ancor più difficili da spiegare sulla base della volontà di un singolo agente umano; e difatti, nel lavoro presentato dagli autori sono particolarmente gli eventi sociali di scala più ampia a risultare maggiormente connessi a volontà soprannaturali nelle società di maggiori dimensioni.

In conclusione, per quanto il lavoro qui discusso risulti affascinante, vale la pena di ribadire un concetto ben noto a chi si occupa di spiegare anche la religione come tratto sociale evolutivamente vantaggioso: aspetti diversi della religione possono e spesso hanno spiegazioni diverse, per cui il lavoro di ricerca necessario a comprendere pienamente la persistenza, la varietà e la comunanza di temi delle religioni mondiali è ancora tutto da compiere e vi è ancora spazio per numerose, future e profonde scoperte del modo in cui Darwin può spiegare un dio.

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