Ansa

Cattivi scienziati

Torna la fake news sull'Hiv nel Covid: le bufale sono dure a morire

Enrico Bucci

Oggi, come tre anni fa, vengono riproposte vecchie storie false continuamente rimasticate e sputate fuori come fossero nuove. L'accusa pretestuosa è che i ricercatori non vogliano rispondere ma si tratta di casi già risolti dalla comunità scientifica

Esattamente tre anni fa, all’inizio della pandemia di Sars-CoV-2, apparve un preprint che sosteneva la presenza di sequenze di Hiv all’interno del genoma di quello che allora era un nuovo coronavirus. La comunità scientifica, incluso il sottoscritto, si accorse immediatamente che il preprint in questione era sostanzialmente spazzatura, perché semplicemente le conclusioni tratte non erano affatto supportate dai dati descritti; e nonostante il vigoroso intervento a supporto della bubbola che correlava Hiv e Sars-CoV-2 da parte di un premio Nobel ormai defunto, gli stessi autori indiani dello studio originario ne chiesero e ottennero l’immediata ritrattazione, scrivendo che intendevano rivederlo in seguito alle numerose critiche ricevute. Da allora, il gruppo di ricerca originale non si è fatto più sentire nel merito, e quel preprint è quindi ufficialmente carta straccia; ma, come spesso accade anche per gli articoli scientifici ritirati per frodi ed errori, sia l’idea che il testo stesso continuano ad impestare il dibattito pubblico e a generare nuove discussioni e nuovi preprint, utilizzati per fingere che la questione non sia stata già affrontata e risolta una volta per tutte.

Così, proprio in questi giorni, a tre anni dalla soluzione del caso, altra spazzatura sgorga dall’inesauribile fonte costituita dal cospirazionismo mondiale, e nella fattispecie, come purtroppo sempre più spesso accade, dalla penna di qualcuno che, almeno a parole, dovrebbe essere un esperto. Tale Theodor-Nicolae Carp, apparentemente affiliato presso l’università di Westminster, ha rilasciato un preprint il cui testo assomiglia ad un flusso di libero pensiero per ribadire in qualche modo la vecchia e immortale bufala che legherebbe Hiv e Sars-CoV-2, e per suggerire in conseguenza di questa relazione e sulla base di alcune sue strampalate associazioni verbali che i vaccini correnti dovrebbero essere ritirati dal mercato e sostituiti con qualcosa d’altro. 

Non mi interessa minimamente inseguire per l’ennesima volta la stanca ripetizione di qualcosa che è già stato smentito, persino dai suoi stessi proponenti originari; mi interessa però qui sottolineare il danno di lungo periodo che un documento scientifico, non solo un articolo ma anche un preprint, può fare anche e nonostante sia stato ritirato, persino con il consenso degli autori. Guarda caso, proprio a febbraio, ma quattro anni fa, pubblicai un lavoro in cui dimostravo la persistenza nella letteratura scientifica, sotto forma di riferimenti e di citazioni, di articoli scientifici che erano stati ritirati, per frodi, errori o plagio; chiamai questi mostri immortali fra le pubblicazioni scientifiche “zombie papers”, e chiamai “Frankstein doctors” gli autori che coscientemente continuavano a sostenerli con pubblicazioni successive e più recenti – come fa oggi Carp per la pubblicazione ritrattata tre anni fa dagli indiani.

Scrissi allora che “i danni di riportare come validi dati ritirati per essere manipolati, ignorando completamente la ritrattazione di un documento, sono immediatamente evidenti: una questione socialmente importante, che è stata già risolta dalla scienza, viene segnalata come ancora aperta al dibattito”. Ed è esattamente questo il punto: vecchie storie continuamente rimasticate e sputate fuori come fossero nuove, per di più non solo fingendo che la comunità scientifica non abbia già risolto una questione, ma proprio accusando i ricercatori di non voler rispondere (perché ovviamente essi non rispondono all’infinito alle reiterazioni delle stesse stupidaggini) e, profittando dell’ovvio silenzio che accoglie chi continua stolidamente ad insistere su qualcosa di già smentito, accusandoli pure di non rispondere perché si vuole nascondere qualcosa, cioè perché non si può rispondere.

Ho abusato sin qui della pazienza del lettore non per discutere il caso specifico, ma solo per metterlo in guardia, ancora una volta, prima di accogliere la teoria cospirazionista appena illustrata: è un sistema ben collaudato, che troverà impiegato sempre da chi attacca la comunità e la conoscenza scientifica in sé, e che, facendo un po’ di attenzione, può scoprirsi in mille e mille proponenti dell’antiscienza.

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