Il mercato di Wuhan (LaPresse)

cattivi scienziati

Il mercato di Wuhan all'origine del Covid: come è nato il virus e come evitare altre pandemie

Enrico Bucci

Science ha pubblicato due lavori che aiutano a comprendere qualcosa in più sulla diffusione di SARS-CoV-2, dal wet market della metropoli cinese al mondo intero, tra salti di specie ed evoluzioni. Limitare il contatto con alcuni animali per prevenire nuove epidemie

Il numero del 26 luglio della rivista Science contiene due lavori, che nella loro versione preliminare erano apparsi come preprint a febbraio, i quali fanno un po’ di luce sull’origine della pandemia di SARS-CoV-2.

   

Nel primo lavoro, i ricercatori hanno analizzato la distribuzione geografica dei casi documentati nel primo mese per il quale sono disponibili dati, ovvero dicembre 2019. In una città come Wuhan, con un’estensione di oltre 7.700 chilometri quadrati, l'area con la più alta probabilità di contenere la casa di qualcuno dei primi casi documentati al mondo di COVID-19 copre pochi isolati, con il mercato di Huanan proprio al centro.

  

I ricercatori sono stati in grado di determinare l’area frequentata da 155 dei 174 casi di COVID-19 identificati dall'OMS nel mese di dicembre 2019. Questi casi appaiono strettamente raggruppati intorno al mercato di Huanan, mentre i casi successivi sono ampiamente dispersi in tutta Wuhan, una megalopoli affollatissima di 11 milioni di persone. Inoltre, fra i primi pazienti tutti quelli che non avevano visitato il mercato in prossimità dello sviluppo della malattia, risiedevano significativamente più vicino ad esso da un punto di vista statistico rispetto ai pazienti che lo avevano visitato, dimostrandosi così il fattore di rischio fra sviluppo dei primi casi noti di COVID-19 e la prossimità al mercato.

  

Inoltre, è stato possibile determinare che alcuni animali noti per essere infettabili da SARS-CoV-2, tra cui volpi rosse, tassi dal naso di porco e cani procione, erano venduti vivi al mercato di Huanan nelle settimane precedenti alla registrazione dei primi casi di COVID-19. In una mappa dettagliata, i campioni positivi per SARS-CoV-2 riportati dai ricercatori cinesi all'inizio del 2020 sono risultati associati con la parte occidentale del mercato, dove questi animali vivi o appena macellati venivano venduti alla fine 2019.

  

Alla luce di queste ultime evidenze, il mercato di Huanan appare non solo come un luogo di amplificazione iniziale dell’epidemia, ma anche il luogo dove può essere avvenuto il salto di specie e l’evoluzione iniziale che ha portato all’emergenza del primo ceppo pandemico. Questo quadro è coerente con i dati di tipo genomico ed epidemiologico provenienti dal secondo studio appena pubblicato

  

In questo secondo studio gli autori hanno esaminato la prima evoluzione del virus sulla base dei primi genomi campionati. Hanno determinato che la pandemia coinvolgeva inizialmente due lignaggi sottilmente distinti di SARS-CoV-2, ovvero che il suo innesco probabilmente è derivato da almeno due infezioni separate di esseri umani causate da animali al mercato di Huanan, intorno alla fine di novembre 2019.

  

La cosa interessante è che le stesse analisi suggeriscono anche che, in questo luogo e in questo periodo, ci sono stati molti diversi eventi indipendenti di contagio da animale ad uomo avvenuti nel mercato, eventi che tuttavia non hanno innescato la pandemia; per un periodo iniziale, dunque, il mercato è stato teatro di una serie di esperimenti evolutivi da parte dei coronavirus, dei quali, come ci si può attendere, molti sono abortiti, prima che almeno due avessero invece successo e innescassero il successivo disastro.

  

Nel loro insieme, i due studi appena pubblicati indicano che SARS-CoV-2, come già accaduto per altri coronavirus, ha avuto origine da salti zoonotici, sicuramente multipli, in questo caso da animali venduti in un mercato specifico a Wuhan. A monte di questi eventi, deve esservi stata l’infezione degli ospiti animali intermedi da parte di virus provenienti da pipistrelli, probabilmente nelle zone di origine dei venditori di carne e animali vivi, o almeno in quelle della loro merce.

   

Per far luce ulteriormente, bisognerà concentrarsi quindi sul flusso a monte dell’emersione pandemica, ovvero della propagazione di virus pre-zoonotici e del loro arrivo al mercato per un periodo di tempo più o meno prolungato, prima che il prolungato contatto tra la popolazione di Wuhan e i vettori intermedi offrisse un numero sufficiente di occasioni di spillover, tale da intercettare alla fine le varianti con le caratteristiche adatte a propagarsi nella popolazione umana.

  

Questo quadro di infezioni multiple da parte di varianti virali diverse, del resto, è stato documentato successivamente in altri casi di spillover verso popolazioni umane da parte di SARS-CoV-2: ad esempio ci sono stati almeno due salti zoonotici di SARS-CoV-2 negli esseri umani da criceti domestici a Hong Kong e dozzine da visoni a esseri umani negli allevamenti da pelliccia olandesi.

  

Alla luce di questi dati, la limitazione del contatto con specie animali diverse è un imprescindibile obiettivo di prevenzione epidemiologica: quanti più differenti sono i potenziali vettori con cui entrano in contatto moltitudini di esseri umani, tanto più il rischio di nuove, devastanti zoonosi aumenta. Il commercio di animali esotici, l’allevamento di animali da pelliccia ed in generale ogni forma di sfruttamento delle specie selvatiche devono essere abbandonati, alla luce di un’analisi rischi/benefici che indica chiaramente i prevalere dei primi sui secondi da un punto di vista di salute pubblica.

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