(foto Ansa)

cattivi scienziati

Le prove che abbiamo sull'efficacia della quarta dose

Enrico Bucci

Ci sono dati sufficienti per sostenere che un altro richiamo del vaccino protegga i soggetti vulnerabili

Serve una quarta dose di vaccino anti Covid-19? Questa è una domanda che mi viene continuamente rivolta. La risposta, tuttavia, va aggiornata man mano che sono disponibili nuovi dati; per questo ritengo opportuno fare il punto oggi, sapendo che le cose potrebbero cambiare più avanti. Alla fine di marzo 2022, la Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato una quarta dose di vaccino contro Sars-CoV-2 per le popolazioni vulnerabili negli Stati Uniti, cui è immediatamente seguita l’approvazione del Center for Disease Control (Cdc). Le persone di età pari o superiore a 50 anni e alcune persone immunocompromesse che sono a più alto rischio di malattie gravi, ospedalizzazione e morte sono state dichiarate eleggibili quattro mesi dopo aver ricevuto la vaccinazione di richiamo iniziale.  In Israele, le persone in queste stesse categorie vulnerabili hanno iniziato a ricevere la quarta dose nel gennaio 2022. Il Regno Unito ha recentemente iniziato a somministrare una quarta dose per le persone di età pari o superiore a 75 anni. In Germania, coloro che hanno più di 60 anni possono ora richiedere una quarta dose di vaccino a Rna.

 

Ma cosa sappiamo circa l’efficacia e quindi la necessità di una quarta dose di vaccino? Ci sono tre studi cui fare riferimento, di cui uno non ancora sottoposto a revisione dei pari. In uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine gli scienziati hanno valutato i tassi di infezione e malattie gravi dopo una quarta dose tra più di un milione di persone di età pari o superiore a 60 anni in Israele. I ricercatori hanno scoperto che dopo una quarta dose, il tasso di infezione da Covid-19 era due volte inferiore rispetto a una terza dose. Tuttavia, questa protezione è svanita rapidamente dopo sei settimane. Hanno anche scoperto che il tasso di malattie gravi era quattro volte inferiore rispetto a coloro che avevano ricevuto solo tre dosi. E’ importante notare, tuttavia, che i ricoveri in entrambi i gruppi erano molto bassi; questo rende il dato abbastanza volatile e non decisivo ai fini di prendere decisioni di sanità pubblica.

Un secondo, importante studio, sempre pubblicato sulla stessa rivista, ha valutato l’efficacia di una quarta dose tra giovani operatori sanitari in Israele. I risultati hanno confermato che i livelli di anticorpi erano diminuiti significativamente cinque mesi dopo la terza dose, ma si è trovato che la protezione conferita da una quarta dose non era diversa da quella già conferita dalla terza dose in questa popolazione di operatori sanitari più giovani. In altre parole, potrebbe non esserci un beneficio significativo di un secondo booster con lo stesso tipo di vaccino per popolazioni giovani e sane, se non un temporaneo innalzamento degli anticorpi che comunque produce un effetto solo marginale di protezione per questo segmento della popolazione. 

 

Vi è tuttavia ancora un terzo studio, molto più ampio e che non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria, condotto sempre in Israele tra persone di età compresa tra 60 e 100 anni. Tra i 563.465 pazienti considerati in questo studio osservazionale retrospettivo, il 58 per cento aveva ricevuto una quarta dose. Durante il periodo di studio, 92 persone che hanno ricevuto la quarta dose sono morte rispetto a 232 persone che hanno ricevuto solo il primo richiamo. In altre parole, la quarta dose appare in questo studio e per la popolazione ultrasessantenne diminuire del 78 per cento il rischio di morte; un risultato di certo non trascurabile, e che indica chiaramente come i vaccini attuali, in presenza di Omicron e ceppi derivati, abbiamo ancora un beneficio utile per la società.

E chi ha ricevuto tre dosi, e poi è stato infettato da Omicron? Più di 35 studi hanno dimostrato che l’immunità ibrida offre una protezione ampia e sufficientemente robusta, grazie probabilmente alla forte memoria immune sollecitata dai vaccini, unita alla maturazione di una risposta a più ampio spettro connessa all’esposizione al virus intero, anziché a una sua specifica parte. Quindi, non è irragionevole aspettarsi che l’infezione da Omicron dopo tre dosi di vaccino conferisca almeno altrettanta protezione di una quarta dose di vaccino. Ciò non significa che le persone debbano contrarre intenzionalmente Sars-CoV-2, perché il rischio di danni per un’infezione è piccolo, ma non nullo.

Tiriamo le somme: a oggi, ci sono prove sufficienti che una quarta dose fornisca una protezione significativa tra le popolazioni vulnerabili, comprese le persone con più di 60 anni. Quindi un altro richiamo è ragionevole per questi gruppi, soprattutto in presenza di alta circolazione virale, se sono trascorsi più di quattro mesi dalla terza dose. Se emergeranno varianti antigenicamente diverse, questa risposta andrà aggiornata; e lo stesso vale se disporremo di vaccini a più ampio spettro di azione.

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