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Ecco un altro pasticcio di legge che  blocca la ricerca sulla salute

Silvio Garattini

La trafila per utilizzare un topo per la sperimentazione è lunghissima. I ricercatori italiani non sono contrari alle regolamentazioni, ma vogliono avere le stesse condizioni in cui si trovano a operare i ricercatori europei

Eppure tutti avevano dichiarato che si deve sostenere la ricerca scientifica! Subito una legge approvata definitivamente il 21 dicembre dall’Assemblea della Camera rappresenta una chiara smentita, ma procediamo con ordine. L’Unione europea, nel 2010, aveva diramato una direttiva sulla sperimentazione animale che doveva essere recepita, secondo l’articolo 2, da tutti i paesi europei. L’Italia aveva già una normativa per le ricerche su sostanze d’abuso e xenotrapianti d’organo, due divieti che non trovano confronto in nessuna legislazione europea.
In particolare risulta assolutamente incredibile che non si possano studiare sostanze d’abuso in un periodo in cui arrivano sul mercato illecito, anche attraverso internet, una serie di nuove droghe che, ovviamente, non conosciamo dal punto di vista del meccanismo d’azione e degli effetti tossici. Non poter studiare le sostanze d’abuso significa anche non poter sviluppare delle metodologie per stabilirne la concentrazione negli organi, per valutarne le interazioni con fumo e alcol e, soprattutto, non poter cercare di sviluppare antidoti per essere in grado di limitarne la tossicità.

 

Negli anni passati, anche in seguito all’avvio di un procedimento d’infrazione comunitario, il governo aveva concesso varie deroghe che avevano reso possibile effettuare questo tipo di ricerche, pur nelle difficoltà di ottenere le relative autorizzazioni. In questo senso, è utile far conoscere al pubblico la trafila che si deve seguire anche per poter utilizzare un solo topo per la sperimentazione, quando se ne fanno stragi con le disinfestazioni: dunque, occorre anzitutto compilare un complesso formulario a cui va unito un dettagliatissimo protocollo della ricerca che si vuole effettuare, aggiungendo inoltre un documento per spiegare ai non addetti ai lavori perché si vuole realizzare quel determinato esperimento. Tutto ciò deve passare attraverso il Comitato etico e del benessere animale, l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute, aggiungendo il Consiglio superiore di sanità nel caso in cui si tratti di gatti, cani o scimmie, nonché il pagamento di una tassa. Se tutto va bene e se non vi sono obiezioni o richieste di chiarimento, l’autorizzazione alla sperimentazione arriva dopo 4-6 mesi. Ebbene, la legge precedentemente citata del 21 dicembre prevede una ulteriore deroga al divieto per le ricerche sulle sostanze d’abuso, ma fino al 30 giugno 2022. Se si pensa che la precedente deroga terminava il 31 dicembre 2021, si può ben immaginare che sarà molto difficile utilizzare questa ulteriore proroga, anche nel migliore dei casi.

 

L’unica speranza è che il governo mantenga, entro la data del 30 giugno 2022, la promessa fatta al mondo della ricerca di recepire correttamente la Direttiva europea. In caso contrario si tratterà di una ulteriore beffa ai danni del mondo scientifico italiano. Questa situazione, che vale anche per altri campi di ricerca, rende molto complicato ogni tipo di collaborazione internazionale, perché, in ogni caso, dal momento in cui si stabilisce un programma, è impossibile realizzarlo con i tempi disponibili per gli altri paesi europei. In particolare è molto difficile entrare in partenariato per competere per i fondi di ricerca della Ue. Ricordiamo che vi contribuiamo con circa 12 miliardi di euro, per recuperarne circa 8. Si tratta quindi di una legge inutile, una specie di presa in giro della ricerca che accontenta i movimenti animalisti, ma non giova all’interesse degli ammalati e in particolare dei giovani che sono vittime di droghe, alcol e fumo. I ricercatori non sono ovviamente contrari alle regolamentazioni, ma vogliono avere le stesse condizioni in cui si trovano a operare i ricercatori europei.

 

Un paese come l'Italia, che considera la ricerca una spesa anziché un investimento, è purtroppo destinato a una bassa crescita economica perché la ricerca genera importanti risorse ma solo a lungo termine. Occorre cambiare mentalità, perché al di là del caso riportato è ancora oggi impossibile prescindere dalla sperimentazione animale se si vuole contribuire al progresso delle conoscenze che sono alla base delle applicazioni che permettono, attraverso nuove terapie, di migliorare lo stato di salute individuale e collettiva. Se l’Italia non ha saputo sviluppare un vaccino per questa pandemia, lo si deve a molti fattori, fra cui spiccano le leggi sulla sperimentazione animale.

 

Silvio Garattini, presidente Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS

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