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Editoriali

Glifosato no stop

Redazione

Continua la guerra al diserbante anche se mancano le prove sulla dannosità

La Bayer ha vinto negli Stati Uniti la sua prima causa sul glifosato, il diffusissimo diserbante ritenuto da molti attivisti – senza prove scientifiche definitive – cancerogeno. Una donna californiana aveva denunciato la Monsanto, l’azienda produttrice del prodotto a base di glifosato acquisita dalla tedesca Bayer, affermando che il figlio aveva sviluppato un linfoma non-Hodgkin a causa dell’esposizione al diserbante Roundup spruzzato sui terreni attorno alla casa. E l’azienda era responsabile per non aver evidenziato il rischio di ammalarsi di cancro. I giudici californiani hanno stabilito che non c’è alcuna evidenza che colleghi il prodotto al tumore sviluppato dal ragazzo.

 

Si tratta della quarta sentenza sul glifosate e la prima a favore della multinazionale, che dall’acquisto da 63 miliardi della Monsanto ha ereditato un enorme contenzioso legato alla cancerogenicità del Roundup che ha portato la Bayer ad accantonare 4,5 miliardi di dollari per i soli  rischi legali relativi al diserbante. Il problema, però, non riguarda solo la multinazionale tedesca, perché sul glifosato – un diserbante economico e fondamentale in agricoltura – si è scatenata da anni in Europa una feroce campagna per metterlo al bando nonostante non ci siano prove sul fatto che sia cancerogeno.

Attualmente il glifosato è autorizzato in Ue fino a dicembre 2022, sulla base delle valutazioni delle autorità regolatorie per la sicurezza alimentare (Efsa) per le sostanze chimiche (Echa). Ma è già in corso un lungo e scrupoloso processo per il rinnovo dell’autorizzazione. Un gruppo specifico  di valutazione formato dalle autorità nazionali di Francia, Olanda, Svezia e Ungheria  ha esaminato l’insieme delle evidenze e prodotto una relazione di circa 11 mila pagine: sul punto la conclusione è che non è prevista alcuna modifica della classificazione attuale. Non ci sono evidenze che sia cancerogeno. Nonostante questo le autorità Ue prevedono una serie di consultazioni pubbliche parallele. Basterà a rassicurare gli attivisti?  No, finché l’esito non sarà quello  desiderato: stop gliosato.

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