ANSA/FABIO FRUSTACI  

la ricerca sui sistemi complessi

Il Nobel a Parisi è una lezione contro i dogmatici della scienza

Umberto Minopoli

Le ragioni della scelta della commissione svedese sono legate a due grandi emergenze del nostro tempo: la pandemia e il clima fuori controllo

Perché il Nobel per la fisica a uno studioso dei “sistemi complessi”? Lo stesso Giorgio Parisi ha mostrato sorpresa. E, con umiltà, ha richiamato i meriti dei suoi maestri. In testa a tutti Nicola Cabibbo, fisico delle particelle, uno dei grandi interpreti della scuola della Fisica nucleare italiana, quella di Enrico Fermi e dei suoi eredi. A Cabibbo il Nobel non fu dato per un assurdo, mai spiegato. Furono premiati, infatti, due giapponesi (Kobayashi e Maskawa) per aver generalizzato una geniale teoria e scoperta fisica (l’angolo di Cabibbo) dello scienziato italiano. Un risarcimento postumo? Cabibbo lo meriterebbe e Parisi, con modestia eccessiva, lo fa quasi credere. Ma la verità è un’altra. È l’attualità di questo premio. 

La ricerca sui sistemi complessi incrocia due grandi “emergenze” (insorgenze) della contemporaneità: la pandemia da virus e la paura del clima fuori controllo. Sì, un Nobel allo studioso e alla scienza che studiano il funzionamento di due sistemi, quello biologico e quello climatico, che sono l’oggetto, quasi esemplare, della disciplina scientifica, matematica, fisica e statistica, chiamata della “complessità”. Insomma, un Nobel alla realtà. Che significa “sistema complesso”? Laddove la scienza classica (quella fino ad Einstein e ai quantisti) immaginava, illuministicamente, la Natura come un tutto unitario, incrementale, retto dalle stesse leggi fisiche – nel microcosmo degli atomi e delle cellule e nel macrocosmo degli oggetti dell’universo – la scienza contemporanea, con il concetto di sistema complesso, complica e cambia questo paradigma. La realtà non funziona nel modo semplice e lineare del paradigma classico. Invece è un insieme di sottoinsiemi, ognuno dei quali, a sua volta, specificato da variabili e dati, interagenti tra loro, che complicano enormemente il funzionamento dei singoli sottoinsieme e dell’interazione tra loro. L’immagine iconica, non a caso tratta dalla scienza del clima, è il celebre “effetto farfalla” di Lorenz: piccole variazioni, nelle condizioni iniziali, di un sistema producono variazioni e insorgenze qualitative imprevedibili a lungo termine. Per la teoria della complessità, questo effetto caotico caratterizza quasi tutti gli ambiti del funzionamento della Natura o delle attività umane: dal clima all’economia, dalla biologia (i virus) al mercato di Borsa. 

Rispetto alla scienza classica, la teoria dei sistemi è un approccio più realistico, da un lato, e dall’altro più ricco e informato – occorrono molti dati e lavoro scientifico su di essi per capire la dinamica dei singoli sistemi – nell’approccio al funzionamento reale del mondo. Questo realismo e maggiore conoscenza implicano, però, la perdita inevitabile di un po’ di hybris nel lavoro dello scienziato. Bisogna adeguarsi a due privazioni: la certezza del risultato e quella della previsione. Alla prima si sostituisce la statistica (lo studio delle ricorrenze in esami sperimentali dominati dalla variabilità dei dati). Alla seconda si sostituisce la probabilità: l’evoluzione e la dinamica di un sistema complesso è determinabile solo “fino a un certo punto”. Vanno sempre messe in conto l’indeterminazione e la variabilità. Vale per una pandemia come per una giornata di Borsa, per la dinamica dell’economia e della domanda di beni come per il clima (specie a lungo termine). 

 

Il Nobel è stato conferito anche a due eminenti studiosi del clima (Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann). È certamente significativo che nella deriva di letteratura apocalittica e di previsioni catastrofiche ravvicinate sull’evoluzione del riscaldamento, si premi un pensiero e una teoria scientifica che rinvia al clima come luogo non di certezze ma di probabilità. Che l’uomo dovrebbe trattare con razionalità, pragmatismo, considerazioni delle interazioni di esso con altre esigenze umane (energia, tenuta sociale crescita economica). Anche questa è la lezione che viene dalla scienza dei sistemi complessi.

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