La scienza di rendere comprensibile il caos. Una fisica spiega chi è Giorgio Parisi, fresco di Nobel

Sara Della Monaca*

Il professore, premiato oggi dall'Accademia di Svezia, ha avvertito a più riprese sui rischi delle teorie antiscientifiche. Ma è soprattutto uno studioso dei sistemi complessi, la cui applicazione spazia in diversi campi: fisica e biologia, ma anche scienze sociali, antropologia e finanza

Con un salto quantico tra il calcio e la fisica, un grande lenzuolo bianco con la scritta “It’s coming Rome. Congratulazioni Giorgio!” è stato srotolato ieri mattina da un gruppo di studenti da una delle finestre dello storico edificio che ospita il dipartimento di fisica dell’Università la Sapienza di Roma. Perché questo è l’anno dello sport italiano, certo, ma è anche quello della fisica.

  

   

Dopo diciannove anni il premio Nobel è stato vinto da un italiano, Giorgio Parisi, titolare della cattedra di fisica teorica e di meccanica statistica a Tor Vergata e poi all’Università la Sapienza di Roma fino al 2018, presidente dell’Accademia dei Lincei dal 2018 al 2021 e vincitore anche, sempre in questo annus mirabilis 2021, del prestigioso premio Wolf. Proprio in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2018-2019 dell’Accademia dei Lincei, Parisi aveva denunciato le tendenze antiscientifiche dei NoVax e del negazionismo Xylella ( “Ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società: pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche, vedi per esempio i NoVax o il negazionismo della Xylella come origine della malattia degli ulivi pugliesi, si diffondono insieme a un vorace consumismo tecnologico”).

  
A Parisi, che condivide il Nobel con Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann (vincitori “per la modellazione fisica del clima terrestre, quantificando la variabilità e prevedendo in modo affidabile il riscaldamento globale”) il premio è stato assegnato “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria”. In due parole: sistemi complessi.


Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo ascoltato fisici, tra cui spesso lo stesso Parisi, che ci hanno parlato di modelli di predizione dell’epidemia. Ci hanno azzeccato sempre, anche se raramente sono stati ascoltati; qualcuno sui social li ha anche attaccati con inviti a lasciar perdere numeri e modelli (sic) e tornare a occuparsi di acceleratori di particelle. Sul fisico Roberto Cingolani è andata la scelta di Mario Draghi per la guida del ministero per la transizione ecologica (e ancora malumori, stavolta dall’ambientalismo radicale, perché va bene la biofisica, va bene la termodinamica, ma che ne è del fattore sociale?, fino alla ben nota foto meme con Greta Thunberg che avrebbe dato, secondo la discutibile interpretazione di alcuni, una lezione di ecosostenibilità al ministro). 


Il premio Nobel 2021 va a un fisico che - oltre che provetto ballerino di salsa, baciata e sirtaki, come si legge nelle sue biografie - ha dato contributi determinanti in fisica delle particelle, meccanica statistica, fluidodinamica, materia condensata e supercomputer, ma ha anche scritto articoli su reti neurali, sistema immunitario e movimento di gruppi di animali. Di nuovo: su sistemi complessi.  


La complessità nel linguaggio comune è associata all’incomprensibile, al complicato. Sistemi complessi, secondo la definizione che ne diede lo stesso Parisi nel 2001 (nei Rendiconti dell'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, Memorie di Scienze Fisiche e Naturali, 119) hanno componenti eterogenee che si fondano su equilibri precari, compromessi continui tra sollecitazioni contrastanti ed esigenze contraddittorie. Un linguaggio che ricorda quasi quello della psicanalisi, ancora più evocativo se si pensa che l’esistenza di queste richieste contraddittorie nelle componenti del sistema prende il nome, in gergo tecnico, di “frustrazione”. L’esempio più chiaro, senza addentrarci in sistemi fisici meno noti molto studiati da Parisi, come quello dei vetri di spin, è quello di un sistema ormonale. Gli ormoni possono stimolare e inibire la produzione di altri ormoni e il risultato è un continuo equilibrio precario in cui lo stato finale è frutto di un compromesso instabile. E ancora: un sistema complesso ha una memoria, e quindi un comportamento difficile da prevedere, se non con leggi probabilistiche, perché fortemente dipendente dalla sua storia. Gli ambiti di applicazione dei modelli studiati da Parisi sono, è evidente, innumerevoli: non solo fisica e biologia, ma anche scienze sociali, antropologia, finanza, scienze cognitive. Ecco che, alla luce di questa nuova contaminazione, appare forse meno importuna quella che alcuni considerano un’intrusione dei fisici nella predizione della pandemia o nei temi dello sviluppo sostenibile.  

 

*Sara Della Monaca è fisica, ricercatrice presso l'Istituto superiore di sanità

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