(foto Ap)

Moderna lavora il suo vaccino per rispondere a qualsiasi variante

Enrico Bucci

“Leggere” il genoma di un nuovo virus, “scrivere” la sequenza giusta in uno o più Rna e quindi produrre e distribuire in quantità sufficienti un vaccino: se funzionerà il lavoro della casa farmaceutica, la nostra difesa dai patogeni sarà cambiata per sempre

Ci siamo. Come preannunciato, Moderna ha inviato al Nih i primi lotti di diverse varianti del suo vaccino a Rna, disegnate per combattere altrettante varianti virali. In questo modo, si potranno immediatamente iniziare le prove cliniche corrispondenti. In realtà, come abbiamo più volte ripetuto da queste pagine, il vaccino di Moderna – così come quello di Pfizer – conferisce nella versione già in uso una ottima protezione contro i casi moderati e severi di Covid-19, anche quando siano causati dalle varianti inglese o sudafricana, e nonostante una diminuzione di 6 volte degli anticorpi neutralizzanti indotti contro questa ultima variante (per quanto riguarda la variante inglese, sembra che non ci siano nemmeno differenze importanti rispetto alle versioni contro cui i vaccini sono stati inizialmente sviluppati). Tuttavia, ciò che è addirittura più importante per queste prove è la capacità di dimostrare una risposta rapida contro qualunque variante dovesse emergere, quelle attuali o quelle future; in altre parole, si sta testando la risposta rapida che potrebbe seguire all’isolamento di nuove varianti, anche più pericolose di quelle attuali, che dovessero eventualmente emergere (considerato che varianti immunoevasive emergeranno per forza di cose). Vale quindi la pena guardare un po’ più da vicino cosa sta facendo Moderna.

 

Innanzitutto, ha fornito a Nih una formulazione chiamata mRna-1273.351 contro la variante sudafricana, che dovrebbe servire da dose di richiamo per chi ha fatto già il vaccino, in modo da bloccare la trasmissione (e non solo la malattia) di questa variante. Ha poi fornito una combinazione contenente l’originale mRna-1273, un secondo mRNA-1273.211 contro la variante inglese ed ancora mRna-1273.351 contro quella sudafricana. Questa formulazione multivalente dovrebbe essere usata per dosi di richiamo in grado di abbattere la circolazione sia della variante inglese sia di quella sudafricana, oltre a tutte quelle precedenti.

 

Infine, Moderna sta testando anche una terza dose del vaccino originale mRna-1273, per capire se è possibile indurre immunità sterilizzante per un periodo più lungo. A questo punto, è chiaro che almeno a livello di produzione per le prove cliniche, la nuova tecnologia permette di passare dalla sequenza di una variante ai lotti da testare in circa un mese. Se tutto funzionerà come ci si attende, questo significa che a regime in pochissimo tempo – due o tre mesi – è possibile passare dalla scoperta e dalla valutazione del rischio associato a nuove varianti a un vaccino efficace, che potrebbe coprire per più varianti contemporaneamente. “Leggere” il genoma di un nuovo virus, “scrivere” la sequenza giusta in uno o più Rna e quindi produrre e distribuire in quantità sufficienti un vaccino: se funzionerà, la nostra difesa dai patogeni – virali o meno – sarà cambiata per sempre.

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