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Un Election Day col botto. Trump, Biden e l'asteroide che sfiora la terra

Paolo Galati

Possiamo stare tranquilli: per i prossimi 860 anni non ci cadrà in testa nulla di catastrofico dal cielo, ma di corpi celesti vicini alla terra ce ne saranno molti. VP1 2018 ha scelto proprio la vigilia delle presidenziali americane per avvicinarsi a noi. Ecco quello che c'è da sapere 

Il 2 novembre 2020, appena un giorno prima dell’Election Day americano, l’asteroide VP1 2018 si avvicinerà alla terra alla velocità di 40.000 chilometri orari. Esploderà come un fuoco d’artificio? Raggiungerà il suolo? Farà danni? No! Dai su, ormai, ammettiamolo, siamo stanchi di sentire notizie allarmanti e stufi di leggere improponibili criticità. Però lasciateci viaggiare con la fantasia: pensi a un asteroide, si avvicina la data delle elezioni americane e non vuoi che ci venga in mente un fantastico film catastrofico anni ’90 come Armageddon? Come dimenticare quel gruppo di valorosi estrattori di petrolio che atterrano sull’asteroide, bucano il suolo e inseriscono una superbomba nucleare. La mia generazione è molto legata a quel film, alla sua colonna sonora e (personalmente) al fascino incredibile di Liv Tyler.

 

Lasciamo stare i parallelismi e le congetture, anche perché sarebbe impossibile generare la quantità di energia necessaria per poter spezzettare un asteroide grande come quello di Armaggedon senza subirne le conseguenze, dovute alla radiazione generata dall’esplosione della bomba atomica che, alla fine, distruggerebbe comunque l’ecosistema terrestre. Quindi calmi tutti: l’asteroide del 2 novembre farà parlare poco di sé, ma non buttiamo via nulla e lasciamo che anche il cielo faccia la sua campagna elettorale.


Un asteroide è il profilo fake di una stella per dirla come un Millennials qualsiasi. Il termine Asteroide infatti deriva dal greco "aster" (stella) e "eidein" (apparire), letteralmente “sembrare una stella”. Il primo in assoluto è stato scoperto da un grande astronomo italiano: Padre Giuseppe Piazzi a Palermo – sembra uno scioglilingua – nel gennaio del 1801 identificò il primo asteroide e lo chiamò Cerere. In poco più di 200 anni ne sono stati scoperti 200.000, ognuno con la sua particolare forma, massa e dimensione. La crescente consapevolezza (e paura) di avere una potenziale “caduta massi” dallo spazio ha spinto diverse organizzazioni a creare programmi di identificazione, sorveglianza e monitoraggio asteroidi. Per avere un'idea, si stima che sotto il metro di diametro ce ne siano circa un miliardo. Quindi, date le diverse dimensioni che assumono, non tutti gli asteroidi daranno luogo a devastazioni catastrofiche, a parte quelli con diametro superiore al chilometro, che comunque raggiungono un numero inferiore a 1000. Per intenderci, l’asteroide Chicxulub (in Messico), quello che ha causato l’estinzione dei dinosauri, superava di poco i 10 km di diametro e, fortunatamente, è una tipologia rarissima.

 

C'è poi da considerare che la natura ci ha regalato uno scudo bellissimo per i piccoli asteroidi: il pianeta terra ha un’atmosfera, un “guscio trasparente” che protegge la superficie terrestre dalla maggior parte degli impatti con sassi e polvere celeste. Quelli che riescono ad oltrepassarla si chiamano meteoriti: un meteorite è quel che resta di un asteroide quando raggiunge la superficie terrestre: stiamo parlando più o meno di 5/6 meteoriti all’anno. 

 

Fatti tutti gli scongiuri possibili, si può dire con ragionevole certezza che i potenziali asteroidi capaci di portare l'uomo all'estinzione siano stati già identificati “tutti” (orbite e grandezze associate incluse): per i prossimi 860 anni non ci cadrà in testa nulla di catastrofico dal cielo. E' un periodo lungo, ma bisogna prepararsi: secondo i modelli e le simulazioni della Nasa, l’asteroide 1950DA (più di 1 km di diametro) è il primo candidato ad avere lo 0,3 per cento di probabilità di colpire la terra, ma solo nel 2880. 

 

Tra l’altro, notizia di pochi giorni fa, la missione OSIRIX-REX è atterrata con successo sull’asteroide Bennu prelevando campioni del suolo che riporterà sulla terra nel 2023. Atterrata per modo di dire: un touch & go durato appena 16 secondi. Bennu, scoperto nel 1999 e grande grossomodo come l’Empire State Building, è stato selezionato per la sua interessante composizione chimica ricca di composti del carbonio.

 

Insomma, con gli asteroidi stiamo cominciando a fare amicizia. Anche perché, nei prossimi decenni, si avvicinerà alla Terra anche l'asteroide Bennu: anche per questo la Nasa si muove in anticipo con la missione Dart, che nasce con l’idea di colpire l’asteroide e “urtarlo” di quel tanto da modificare la sua orbita, evitando di danneggiare anche solo una regione terreste o un’intera città. Mentre la Nasa cavalca gli asteroidi e gioca a biliardo con le orbite, secondo me anche la terra, ogni tanto, ha bisogno di farsi sfiorare da qualcuno, ma alla distanza giusta. 

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