Cattivi scienziati

Stanno risalendo i morti, ecco perché bisogna fare ancora più attenzione

Enrico Bucci

Sono pochi i paesi in cui si sono raggiunti i livelli di morti giornalieri della prima ondata. Eppure serve prudenza: controlliamo molto meglio un'epidemia che ci accompagnerà nella nostra vita futura

Un po’ più di un mese. Tanto è il tempo che è dovuto trascorrere perché, iniziati a risalire i casi per milione di infetti da Sars-Cov-2, iniziassero purtroppo a risalire anche le morti. Se guardiamo al dato mediato su una settimana si nota come, dopo aver raggiungo un minimo intorno al 20 agosto di poco meno di 5 morti al giorno (media settimanale), siamo oggi a tre volte quella cifra. Se guardiamo fuori dall’Italia, osserviamo dinamiche simili: in Francia, per esempio, è trascorso circa un mese e mezzo dall’aumento dei casi giornalieri, prima che cominciassero a risalire i morti. Siamo lontanissimi dagli oltre 825 morti giornalieri, sempre su media settimanale, dell’inizio di aprile; ma siccome per ora la risalita appare perfettamente speculare alla discesa, vale a dire che procede alla stessa velocità a cui siamo discesi, se in Italia dovesse continuare così – e quel “se” è importantissimo – saremo a quella cifra tra circa cento giorni da adesso, cioè tra la fine dell’anno e gennaio dell’anno prossimo.

 

Questo comportamento – una risalita dei morti che ha velocità simile alla discesa della prima ondata – si osserva in molti altri paesi; ma ci sono paesi che, a forza di risalire, sia pur lentamente, hanno toccato nuovamente i livelli di morti giornalieri raggiunti nella prima ondata? La risposta, se si guarda ai paesi di dimensioni sufficienti e dove si sia verificato un numero apprezzabile di morti, è per la stragrande maggioranza dei casi no. Fino a questo momento, quasi nessuno ha raggiunto cioè le cifre raggiunte nella corrispondente prima ondata, con l’eccezione di pochissimi paesi con popolazione limitata e relativamente meno colpiti nella prima ondata, come Israele o l’Australia; in ogni caso, nessuno ha più raggiunto le cifre viste in Spagna, Italia, Belgio e altri paesi colpiti drammaticamente, e la stragrande maggioranza dei paesi – tutti quelli con una popolazione superiore ai 5 milioni di abitanti – conta al momento non più di 5 morti per milione (l’Argentina), da paragonare ai circa 20 raggiunti da Belgio e Spagna durante la prima ondata.

 

Forse perché ancora non è trascorso abbastanza tempo, e quindi la “seconda ondata” ancora non ha avuto tempo di montare a sufficienza? Non lo sappiamo, ma vi sono alcuni paesi che, per quanto riguarda i morti giornalieri, sono già in uscita dalla seconda ondata: è questo il caso per esempio degli Stati Uniti. Dunque, almeno in quel caso è stato possibile bloccare il virus prima che si raggiungessero gli straordinari livelli di mortalità osservati nella prima ondata, con una combinazione di chiusure selettive e temporanee di certe attività (bar, pub e simili in molti stati americani, per esempio), con un uso molto diffuso e controllato di mascherine e con la diminuzione degli assembramenti non necessari. Andrà così anche in Italia? Dipende.

 

Al momento, sembra che certe fandonie stiano diminuendo la presa, di fronte al fatto che abbiamo di nuovo superato l’occupazione di oltre 200 posti letto in terapia intensiva, e sembra che non sia più di moda parlare di virus estinti e di pericoli ormai alle spalle. La realtà è tornata a farsi sentire: e come sempre l’invito è quello di rimanere sereni ma vigili, sapendo che siamo sì in grado di controllare molto meglio l’epidemia, ma che questa e altri patogeni ci accompagneranno nella nostra vita futura, e non è il caso di fare gli sbruffoni, cercando di nascondere la realtà agli occhi nostri e degli altri.

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