Una delle foto scattate su Marte dal Rover della Nasa Curiosuty

"C'è ossigeno in quel lago salato". Continua la caccia alla vita su Marte

Paolo Galati

Nuova scoperta pubblicata su Nature Geoscience. E' possibile che sul pianeta rosso esistano "microrganismi e organismi multicellulari complessi"

L’estate 2018 si era aperta con la notizia della scoperta della presenza di acqua sotto la superficie marziana. Con una conferenza stampa, l’Agenzia spaziale italiana (Asi) dichiarò di aver individuato un lago d’acqua salata situato a circa 1,5 chilometri di profondità: alla portata di una tipica perforazione terrestre. La scoperta – pubblicata su Science – ha fatto il giro del mondo. Poi il tormentone “amore e capoeira” ha fatto il giro di case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale e pensavate di esservi liberati sia delle tracce di vita su Marte sia del lago d’acqua salata. Ci ha pensato il team di Vlada Stamenković del California Institute of Technology (Caltech) che, con una pubblicazione sulla rivista Nature Geoscience, ha annunciato la presenza di ossigeno disciolto all’interno delle sacche di acqua salata. L’ossigeno sarebbe sufficiente per poter sostenere la vita di microrganismi e organismi multicellulari un po’ più complessi, come le spugne.

  

Un paio di miliardi di anni fa Marte aveva oceani di acqua allo stato liquido. Gli oceani sono evaporati in seguito alla perdita di gran parte della sua atmosfera. Oggi Marte ha un’atmosfera molto sottile e con scarsissima presenza di ossigeno allo stato gassoso: per carità, la vita non ha necessariamente bisogno di ossigeno. I primi organismi terrestri erano anaerobici cioè organismi che nel metabolismo non hanno bisogno della molecola di ossigeno; queste forme di vita rappresentano una bella fetta degli organismi viventi sul nostro pianeta. Quando la nostra atmosfera era composta solo di metano e ammoniaca (e altro) i primi microrganismi furono gli anaerobi. In seguito comparvero: l’ossigeno, l’uomo, il calcio, i videogiochi, le donne e i social network.

 

L'ossigeno è una fonte di energia così ricca che la sua disponibilità rende possibili tanti percorsi evolutivi, come la vita delle piante e degli animali: tutte le specie multicellulari qui sulla Terra respirano ossigeno in qualche modo, anche quelli che ti toccano mentre parlano. Su Marte, negli ultimi anni, le ricerche si sono focalizzate su alcune “tasche” acquifere (saline o salamoie) che a diverse profondità sono presenti nel sottosuolo. Utilizzando dei modelli di simulazione, il team del Caltech ha calcolato la quantità di ossigeno che può essere disciolta nell'acqua salata in diverse condizioni di pressione e temperatura, compreso il lago salato “italiano” che si trova alla profondità di un chilometro e mezzo. "I nostri calcoli indicano - scrivono gli studiosi nell'articolo - che in un serbatoio d'acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto". Le saline potrebbero avere offerto una possibilità di vita per i microbi del passato. I modelli evidenziano come la quantità di ossigeno vari molto da regione a regione: dipende dalla temperatura e, in misura minore, dalla pressione. Addirittura le temperature più fredde favoriscono un maggiore ingresso di ossigeno nelle salamoie.

 

La futura esplorazione marziana ci porterà due stagioni incentrate sulla figura della trivella: più si cerca in profondità e più il materiale organico dovrebbe trovarsi con le informazioni “ben conservate”. Il rover Nasa Mars 2020 analizzerà altri campioni cercando sostanze organiche nelle rocce antiche ma con una piccola trivella di 6 centimetri (!). Poi il rover Europeo Exo Mars (lancio probabile nell’estate del 2020) scaverà con una trivella che potrà raggiungere la profondità di 2 metri, profondità difficilmente raggiungibile dai raggi ultravioletti o da altre intense radiazioni solari/galattiche. "Viviamo in tempi entusiasmanti", dice il leader del team di ricerca – "soprattutto perché c'è ancora molto lavoro da fare per capire meglio le condizioni di abitabilità di Marte e spero questo articolo crei eccitazione nella comunità scientifica per pensare al pianeta rosso come un potenziale posto dove possa esistere la vita”.

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