Sul "caso glifosato" si scatenano le distorsioni della "scienza di sinistra"
Quali sono le cause ideologiche dell'attacco a Elena Cattaneo
Il biologo stalinista che causò la morte di milioni di contadini russi perché voleva usare il materialismo dialettico per ottenere del grano adattato per crescere in ambienti ostili, Trofim Lysenko, se potesse leggere la lettera di quattro epidemiologi italiani su “Scienza in rete” contro la senatrice Elena Cattaneo, di sicuro brinderebbe al loro coraggio. Il coraggio, si fa per dire, di chi pur essendo professore universitario di materie scientifiche o ricercatore, cioè dovendo si presume (anche se in realtà sembra che i nostri sappiano solo la statistica) conoscere il metodo scientifico e l’etica della conoscenza scientifica (Monod), fa prevalere la propria ideologia politica sui fatti e sul modo onesto di leggerne il significato.
E' triste quando accademici riconosciuti scelgono di esporsi al ridicolo, scrivendo un testo fazioso, risentito e sbagliato, nel quale accusano, sulla base di strumentali fraintendimenti, la senatrice a vita di aver fuorviato i lettori di Repubblica con un suo articolo sul glifosato. Somiglia a un attacco premeditato, pianificato in ambienti dove pascolano scienziati, giornalisti e intellettuali in genere, che si sentono moralmente superiori. E che non tollerano chi parla con una sola verità, per quanto provvisoria sia. E non con due, di cui una è una pseudo-verità da raccontare al popolino per indurlo a comportamenti confacenti con i loro “valori” di sinistra.
Sarebbe questo il tema sul quale riflettere una volta tanto. Non il glifosato come cancerogeno. Che è una questione tecnica, su cui le chiacchiere stanno quasi a zero. Allo stato degli studi sperimentali non c’è straccio di prova che la molecola sia cancerogena (lo dice un panel di specialisti riunito da Oms e Fao). Gli studi epidemiologici danno risultati leggibili statisticamente in modi diversi, per cui lo Iarc può sostenere che il pesticida è “probabilmente cancerogeno”, mentre Efsa che i livelli di esposizione non rappresentano un problema pubblico. Tra Iarc e Efsa si è svolta una disfida metodologica, su chi abbia ragione, che ricorda le diatribe scolastiche medievali sul sesso degli angeli. La statistica è un formidabile strumento, ma in mano a scienziati faziosi può diventare un mezzo di distrazione di massa. In ogni caso uno studio statistico pubblicato poche settimane fa sul Journal of the National Cancer Institute, che dispone di numeri ed esposizioni significative si conclude che non esistono associazioni tra il glifosato e i tumori per i quali l’esposizione si riteneva un fattore di rischio.
L’ideologia anti industriale gioca brutti scherzi agli “epidemiologi ed esperti di cancerogenesi ambientale”. Li porta a leggere nell’articolo di Cattaneo cose che non ci sono: per esempio un attacco all’Iarc (la critica è solo al lavoro di una sottocommissione, che comunque spettava al board Iarc controllare); a chiamare il glifosato “Roundup” (nome commerciale usato da Monsanto, industria che per la sinistra è il male assoluto), quando in realtà Roundup non è solo glifosato, e si sta parlando degli effetti tossici di una molecola e non di un prodotto commerciale; a citare come fonte per dimostrare che Monsanto avrebbe fatto pressioni per tutelare Roundup, un’inchiesta giornalistica del quotidiano di sinistra Le Monde. Dicono anche, gli esperti, che la senatrice a vita metterebbe in dubbio l’indipendenza e l’onorabilità di alcuni componenti dello Iarc. In effetti ci sono indizi del fatto che qualche ricercatore avrebbe ignorato dei dati per favorire che il glifosato fosse definito “probabilmente cancerogeno” da Iarc. Stante che Monsanto fa il suo mestiere di industria e che Roundup ha superato tutti i controlli di sicurezza, non si capisce perché la dipendenza dall’ideologia sia da considerarsi di per sé priva di effetti distorsivi. Forse anche più decisivi di quelli dovuti a conflitti di interesse. Abbiamo di esempi di scienziati di sinistra o di destra che piegano i fatti alle loro ideologie: chi voglia controllare le prove di ciò, può leggere gli studi inequivocabili dello psicologo cognitivo di Yale, Dan Kahan.
Lo Iarc comunica regolarmente i suoi dati con accenti dogmatici e alcuni epidemiologi che parlano degli stili di vita moderni o dell’industrializzazione sembrano Mosè o Savonarola redivivi. Farebbero bene a leggere un po’ di statistiche della mortalità di un secolo o due fa, prima di descrivere l’ambiente nel quale viviamo come foriero solo di rischi per loro causati dal progresso tecnologico e scientifico. Anche il Congresso degli Stati Uniti, nel settembre 2016, ha chiesto al direttore del Nih (National Institutes of Health) come mai venissero destinati soldi americani allo Iarc, stante la confusione che crea con i suoi criteri di classificazione.
La nostra Costituzione tutela la salute, con l’articolo 32, ma anche la libertà d’impresa con l’articolo 41. Basterebbe non essere settari o arroganti per capire che negli ultimi venti anni i politici di destra e di sinistra di questo paese, con l’aiuto di scienziati quasi solo di sinistra, hanno creduto di tutelare la salute vietando per esempio la coltivazione di Ogm. Invece hanno soltanto cancellato la libertà d’impresa nel settore agricolo. Senza fare del bene per la salute, con conseguenze disastrose per la ricerca e l’economia del paese, e a unico vantaggio di Coldiretti, Coop, Eataly, SlowFood, Barilla. Non certo degli agricoltori friulani, marchigiani o salentini. Devo ancora trovare qualcuno che mi spieghi, senza ricorrere ad argomenti moralistici o ideologici, perché il fatturato di Monsanto, che è inferiore a quello di Coop, sarebbe frutto dell’albero del male, mentre quello di Coop sarebbe virtuoso.
Quando si parla di salute e si paventano rischi, il nostro cervello non ragiona più correttamente. Anche solo la vaga probabilità (cosa sia una probabilità in Italia lo sanno in pochi!) che i pesticidi causino il cancro prende il sopravvento sul fatto che i pesticidi hanno salvato centinaia di milioni di vite dalla morte per fame e hanno reso possibile la riduzione dei prezzi del cibo, in particolare di frutta e verdura; così che sempre più persone possono mangiarne e diminuire quindi il consumo di carne (come vorrebbero i nostri epidemiologi paternalisti) e fare della prevenzione antitumorale.
Se si facessero i conti di quante persone morirebbero di fame o di cancro se non ci fossero i pesticidi (a cominciare dal glifosato e dalla sua formulazione come Roundup), cioè se come calcola la Fao gli agricoltori perdessero l’80 per cento del raccolto, si rimarrebbe sconvolti. Per fortuna gli agricoltori sono pragmatici, e non si lasciano ingannare da statistici snob, il cui stipendio non subisce l’alea dei parassiti.
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