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Le Iene scientifiche

Luciano Capone

“Pensavano fosse Fukushima e invece era un ferro da stiro”. Storia di una bufala nucleare televisiva spiegata dai fisici del Gran Sasso

Ci hanno accusato di voler fare un esperimento segreto, di aver introdotto la sorgente radioattiva di nascosto. Ma è una cosa totalmente falsa e meritevole di querela. Io, personalmente sarei partito con le denunce, ma l’Istituto ha preferito non esacerbare gli animi e alimentare la tensione, e probabilmente con ragione”. Marco Pallavicini è un professore di Fisica delle astroparticelle all’Università di Genova e presidente del Festival della Scienza, ma soprattutto – e questo è il motivo per cui il Foglio l’ha intervistato – un ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). E in particolare è il responsabile del progetto scientifico Sox (Short baseline Oscillation in BoreXino), finito nel mirino della trasmissione tv “le Iene”. Secondo il servizio televisivo nei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Infn sarebbe in corso un esperimento “nucleare segreto” pericolosissimo per l’Aquila e l’Abruzzo: potrebbe produrre danni come a “Fukushima, il disastro nucleare più grave dopo Chernobyl” perché – hanno detto le Iene – l’esperimento prevede l’uso del “Cerio-144” che è una sorgente radioattiva. L’ accusa è che nei laboratori non c’è sicurezza e “un incidente potrebbe inquinare le falde acquifere, la catena alimentare e l’intero mare Adriatico”. Il giorno dopo la puntata, il Consiglio regionale dell’Abruzzo, su iniziativa del Movimento 5 stelle, ha approva all’unanimità in commissione Attività produttive una risoluzione che chiede lo stop “immediato e definitivo” di Sox: “L’esperimento radioattivo deve essere immediatamente bloccato”.

 

"L'Aquila come Fukushima: nei laboratori un pericoloso esperimento nucleare tenuto nascosto" è l'accusa infondata delle Iene all'Infn

Ma, come ha scritto il Foglio nei giorni immediatamente successivi, questo scenario catastrofico è frutto di un misto di ignoranza, mistificazione e allarmismo ingiustificato. E’ una grande bufala, a partire dalla “segretezza” dell’esperimento, che nasce da un equivoco. “A ottobre è stata fatta una prova senza cerio”, dice al Foglio il prof. Pallavicini “una prova realistica in cui c’era tutto tranne il materiale radioattivo. In particolare c’era il contenitore di trasporto, un contenitore standard utilizzato per il trasporto di materiale radioattivo, vuoto e pulito, ma che la legge impone di trattare come se fosse davvero radioattivo, con tutte le precauzioni del caso: guanti, tute, eccetera. Per questa simulazione di trasporto è stata richiesta un’autorizzazione di classe 7 prevista dalla legge per materiali radioattivi. Non c’era nulla di pericoloso, ma la legge impone che ci si debba comportare come se lo fosse”. E cosa è successo dopo la simulazione? “La prova è diventata lo spunto per una campagna di stampa assurda, che è addirittura arrivata ad accusare l’Infn di voler fare l’esperimento in segretezza, di aver introdotto la sorgente di nascosto”. Per questa campagna Pallavicini avrebbe voluto sporgere denuncia, ma l’Infn ha preferito sorvolare, anche per non alimentare la tensione con i “comitati popolari” che da un po’ di tempo protestano contro le attività dei suoi laboratori che si trovano sotto il Gran Sasso. “La campagna di stampa si è agganciata a una situazione che da un anno e mezzo sferra accuse irrazionali e violente sul laboratorio. Penso che ci sia una reazione sproporzionata a eventi minori, che andrebbero trattati in un modo civile e ordinato. Così si alimenta una percezione falsata dei Lngs, che invece lavora pensando e dedicando grandi risorse umane e finanziarie sia all’ambiente che alla sicurezza delle acque e della popolazione”.

 

Anche perché i ricercatori che lavorano a questi esperimenti, sono i più esposti ai presunti rischi urlati in piazza e in tv. “Per quanto riguarda Sox, io sono la fra le persone che prenderanno la maggior dose radioattiva – dice Pallavicini – Ci siamo assicurati che ogni operatore fosse esposto a una dose trascurabile, ma perché ciò fosse percepito anche psicologicamente non ho detto ‘armiamoci e partite’, mi sono messo in prima fila. Ma non è un rischio. Io ci tengo abbastanza alla mia salute, non ho pulsioni suicide. In questo mondo, anche se è pieno di matti, ci sto benone”. Di che esposizione parliamo? “La dose massima che prenderanno gli operatori è inferiore a 100 microsievert, che è significativamente meno di una radiografia, è confrontabile con un viaggio intercontinentale. Adesso sono di ritorno dalla Corea del Sud e nel viaggio ho preso una dose di radiazione superiore a quella che si assorbe montando il rivelatore di Sox. Un pilota o una hostess di viaggi ne fanno 3 o 4 al mese, per tutta la vita, ed è considerato accettabile dal punto di vista sanitario”. Altri paragoni nella vita quotidiana? “Facciamo un esempio interessante, gli abitanti dell’Aquila che stanno a mille metri di altitudine, alle pendici del Gran Sasso, prendono una simile dose di radiazioni in più rispetto abitanti di Pescara”. A causa dei vostri esperimenti? “Ma no, non a causa dei laboratori – sorride Pallavicini – semplicemente perché trovandosi più in alto c’è un’esposizione ai raggi cosmici più grande. Già vivere a mille metri fa sì che si assorbono le stesse dosi che uno prende facendo Sox. La dose naturale di radiazioni è di 2 millisievert l’anno e in alcune zone più radioattive per ragioni naturali si arriva a 4-5 millisievert. Mi raccomando, ho detto millisievert, non microsievert”.

 

"La dose radioattiva che gli operatori prenderanno è inferiore a una radiografia" dice il prof. Marco Pallavicini, responsabile di Sox

E se volessimo fare un confronto con la radioattività degli esami si fanno tutti i giorni negli ospedali? “Per esempio una radiografia ha una dose di radiazioni pari a 1 millisievert, 10 volte Sox. Una mammografia 3 millisievert, 30 volte Sox. Una tac 4 millisievert, 40 volte la dose di Sox”. Quindi si può dire che per Sox abbiamo la stessa radioattività delle fonti che ci sono negli ospedali? “No – precisa il fisico – nel senso che il contenuto di cerio per il nostro esperimento è maggiore del contenuto di cobalto nelle sorgenti degli ospedali, ma infatti la schermatura è molto maggiore. Anzi, considerando la schermatura la radioattività è inferiore: poiché a noi i raggi gamma non interessano, il contenitore in tungsteno spesso 19 centimetri non ha alcun buco e scherma totalmente i gamma”.

 

“Ma quale reattore nucleare. Sox ha una potenza di 1 kilowatt, un milione di volte di meno, ha la potenza di un ferro da stiro”

Ma quindi parliamo di una situazione che somiglia più agli ospedali o alle centrali nucleari che sono state evocate in televisione? “Di sicuro più agli ospedali, ma di gran lunga. Forse è anche sbagliato entrare in questo discorso, perché un paragone con una centrale nucleare non dovrebbe neppure essere fatto tanto è assurdo e infatti lo fa solo chi vuole sparare sciocchezze o non ha capito nulla. Il confronto con un reattore nucleare non ha senso”. E perché? “Un reattore ha 1 gigawatt di potenza, ovvero 1 miliardo di watt. Sox ha una potenza di 1 kilowatt, un milione di volte di meno, la stessa di un ferro da stiro. A lei pare plausibile che con l’energia di un ferro da stiro si sfonda una parete metallica di 19 centimetri di spessore? Parlare centrali nucleari e di esplosioni è una truffa. E’ come confrontare una paperella di gomma e una nave perché entrambe galleggiano”. Lei, come presidente del Festival della Scienza, è anche un divulgatore scientifico. Pensa con questi argomenti di convincere chi protesta? “Così, con informazioni corrette e precise, noi e il mondo dell’informazione dovremmo tranquillizzare la stragrande maggioranza della popolazione. A loro dobbiamo parlare non agli attivisti in cerca di visibilità”. Con quelli non c’è speranza? “Molti sono in mala fede, altri hanno delle convinzioni più resistenti del contenitore di Sox”. E’ davvero così resistente questo recipiente che dovrà contenere i 40 grammi di cerio? “Dobbiamo sapere che non ci può essere un’apertura per errori, accidenti o gravi disastri: è resistente all’acqua, ai terremoti e agli incendi, pesa 2,4 tonnellate e il tungsteno è una lega che resiste fino a 1.500 gradi”.

 

Ma con questo esperimento su questi benedetti neutrini cosa scoprirete? A che cosa serve? “Non sappiamo cosa conosceremo, proprio perché prima degli esperimenti non si sa”. E questo è ovvio. “Ma partiamo dal fatto che finora non sappiamo se i neutrini sterili esistono e dobbiamo quindi fare dei buoni esperimenti per cercarli. – spiega Pallavicini – Dire che il nostro è un esperimento bellissimo è un’affermazione di parte, quindi partiamo da un dato oggettivo: ci sono una ventina esperimenti nel mondo che cercano la stessa cosa. Per la comunità scientifica è un aspetto importante della fisica del neutrino”. Di cosa si tratta quindi in parole semplici? “La ricerca tenta di capire se in natura esistono dei neutrini aggiuntivi, sterili, che hanno interazioni con la materia ancora più deboli o addirittura nulle. E Sox è l’esperimento che cerca questi oggetti”. Se non li trovate? “Se non li trova otterremo comunque un risultato: escluderemo la loro esistenza entro i limite della sensibilità dell’esperimento”. Ma se li trovate... “Se li trovassimo sarebbe una scoperta sensazionale: la prima particella non descrivibile all’interno del modello standard, che è quello che descrive la materia conosciuta. Sarebbe una scoperta molto importante, ,ma come sempre in fisica sperimentale non si possono fare previsioni”.

 

“Siamo in una notte in cui tutte le élite sono nere, ma non si può governare una società sempre più complessa con l’uno vale uno”

Ultimamente sono sempre più frequenti gli attacchi all’élite scientifica. Siamo partiti con i politici e siamo arrivati agli scienziati. Per citare Hegel, pare che ci troviamo in una notte in cui tutte le élite sono nere. “Ha ragione, siamo in un momento in cui tutte le vacche sono nere. Ma non mi convince la tesi che il popolo è sano e i politici sono marci, non penso che ci sia una ‘gggente’ sana, onesta e lavoratrice e una banda di politici corrotti che la vessa”. Cosa hanno in comune anti-politica e anti-scientismo? “Si innestano su un punto: la società è sempre più complessa e le questioni scientifiche sono complicate – dice Pallavicini – E non perché i professori si divertono a complicarle, ma perché ci sono difficoltà oggettive difficoltà a spiegare certi concetti”. Ad esempio? “Tutti hanno percezione di cosa sia la gravità, anche se è una cosa molto complicata, forse la più complessa delle forze naturali, ma quando cade una cosa dalle mani si vede. Ma sul neutrino non si ha nessuna percezione, eppure è la particella più abbondante dell’universo, esistiamo anche grazie ai neutrini, sono un pezzo di natura fondamentale, ma difficile da spiegare”. Non solo in fisica. “Vale anche per altri temi – dice il ricercatore – Cosa sanno le persone comuni delle cellule staminali? E cosa capiamo di ingegneria genetica? Di vaccini? Se lo chiede a me, che sono un fisico, la mia risposta è che mi fido di cosa dicono i medici e l’Istituto superiore di sanità, perché non ho le competenze per mettere in dubbio quanto mi consiglia la comunità degli esperti”. Questa fiducia manca. Ma non è assurdo che più le cose si fanno complicate e più si fanno avanti come criterio l’“uno vale uno” o l’ “uno vale uno l’altro? “Se l’opinione di uno che non ne sa nulla conta come quella dell’esperto vero, allora è finita. Questo non vuol dire che l’esperto sia un oracolo. Non è la singola persona che conta, ma la comunità degli esperti. Anche gli scienziati possono prendere posizioni assurde per i motivi più incoffessabili, come accade per ogni altro settore, guai a fidarsi del singolo”.

 

L’Infn, con i suoi laboratori e il Gran Sasso Science Institute che è una sua gemmazione, è uno dei centri di eccellenza mondiali. Pochi giorni fa ha ospitato due Nobel come Carlo Rubbia e Barry Barish, che ha vinto il premio per aver scoperto le onde gravitazionali collaborando anche con ricercatori italiani. Perché è diminuita la fiducia della popolazione in questo polo di ricerca e nei suoi laboratori? “Sinceramente, ho la percezione che la maggior parte degli abruzzesi sia contenta e orgogliosa di avere il più importante laboratorio underground di fisica del mondo”. Chi è protesta è una minoranza? “Tra i tanti problemi della nostra società ci sono le minoranze rumorose. Pensiamo al caso dei vaccini, nessuno ritiene che la maggioranza degli italiani sia contraria alle vaccinazioni, ma è una caso clamoroso di come una minoranza rumorosa abbia obbligato il governo ad imporre scelte difficili”. Il problema è che la politica si fida più delle Iene che degli esperti. La commissione attività produttive della regione Abruzzo, il giorno dopo il servizio tv, ha votato all’unanimità per bloccare il vostro esperimento Sox. “E’ un aspetto che mi ha amareggiato e mi ha sorpreso. Non voglio commentare su quello che è un gioco al massacro in vista delle elezioni. Ma chiaramente il fatto che il servizio delle Iene diventi un elemento che sposta, spinge o influenza in modo così forte le scelte delle istituzioni pubbliche è un aspetto preoccupante. Mi auguro, soprattutto per i tantissimi ragazzi e ragazze che con impegno e passione lavorano a Sox da 5 anni, che la regione non voglia seguire questa linea”. Nel frattempo, in questi giorni, è partita online una petizione di sostegno a Sox e all’Infn. Uno di quei casi in cui la maggioranza silenziosa decide di far sentire, educatamente, la propria voce.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali