A tutto burro

Redazione
Per anni ci è stato detto che i grassi animali come il burro, e più in generale i grassi saturi, fanno male e che sarebbe preferibile sostituirli con alternative più salutari come oli e grassi vegetali. Uno studio del National Institutes of Maryland pubblicato sul British Medical Journal smentisce questa ipotesi.

Per anni ci è stato detto che i grassi animali come il burro, e più in generale i grassi saturi, fanno male e che sarebbe preferibile sostituirli con alternative più salutari come oli e grassi vegetali. Uno studio del National Institutes of Maryland, dal titolo “Re-evaluation of the traditional diet-heart hypothesis”, e pubblicato sul British Medical Journal, smentisce questa ipotesi e afferma che la sostituzione del burro con oli vegetali non previene le malattie cardiache né aiuta a vivere più a lungo. La ricerca riprende i dati raccolti in un esperimento di oltre 40 anni fa, il Minnesota Coronary Experiment, in cui oltre 9 mila pazienti erano stati divisi in due gruppi con due rispettive diete, la prima ad alto contenuto di grassi saturi, come il burro, mentre nella seconda questi erano stati sostituiti con grassi vegetali, come l’olio di mais.

 

I risultati raccolti dall’équipe mostrano che nel gruppo che ha assunto oli vegetali c’è stata rispetto al gruppo di controllo una significativa riduzione dei livelli di colesterolo, ma anche un più elevato tasso di mortalità. Ciò naturalmente non vuol dire che siano gli oli a essere dannosi, ma che “non c’è alcuna evidenza di benefici” nella sostituzione dei grassi. La riscossa del burro è diventata negli ultimi anni anche un caso editoriale, grazie al bestseller della giornalista americana Nina Teicholz, “The big fat surprise”, in cui si sottolinea come sia stata proprio l’eliminazione dei grassi a peggiorare le cose, inducendo a un aumento del consumo di carboidrati che si trasformano in glucosio, facendo aumentare l’accumulo di grassi e con esso il rischio di malattie cardiovascolari. In Inghilterra è una storia da prima pagina, e in Italia? Continuiamo a baloccarci con biologico, biodinamico e chilometro zero.

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