cattivi scienziati

Il sabotaggio di Robert F. Kennedy jr ai vaccini del futuro

Enrico Bucci

Il capo del Dipartimento della Salute americano cancella investimenti cruciali sui vaccini a Rna messaggero, ignorando prove e dati: pagheranno i pazienti più fragili e la capacità globale di prevenire nuove crisi sanitarie. È difficile stabilire se sia più grave l’ignoranza o la malafede

Non stupisce che l’ennesimo gesto sconsiderato in tema di attacco alla scienza e alla cura della salute provenga dal bugiardo in capo della sanità pubblica americana. Robert F. Kennedy Jr. ha deciso di interrompere il finanziamento federale a ventidue progetti avanzati per lo sviluppo di vaccini basati su RNA messaggero, per un totale di 500 milioni di dollari. I vaccini interessati non riguardano solo il COVID-19, ma anche l’influenza e altri virus respiratori ad alto potenziale pandemico (ricordiamo che, fra tutte le vie di diffusione, i virus respiratori sfruttano quella di sicuro più efficace e rapida). Si trattava di iniziative cruciali per garantire una risposta rapida ed efficace in caso di nuove emergenze. Ma per Kennedy non serve. Secondo lui, quei vaccini non offrono “una protezione affidabile”, e quindi vanno accantonati in favore di tecnologie “più sicure e più ampie”. Ovviamente senza uno straccio di prova scientifica, come sempre.

 

È difficile stabilire se sia più grave l’ignoranza o la malafede, ma è probabile che la somma delle due sia insuperata.

 

L’mRNA è stata la tecnologia che ha consentito di sviluppare i primi vaccini efficaci contro il SARS-CoV-2 in tempi record. Ha salvato milioni di vite in tutto il mondo. Ha dimostrato un’efficacia notevole anche contro altre infezioni virali. Ha aperto la strada a una nuova generazione di vaccini anche contro malattie diverse da quelle infettive, come i tumori. È stata riconosciuta con il Nobel. Ma per Kennedy tutto questo non conta: dà mostra di credere a blog complottisti, a studi screditati, e certamente non esita a far sfoggio delle sue convinzioni granitiche e indimostrate.

Da mesi va ripetendo che i vaccini a mRNA sono pericolosi, inefficaci, responsabili di danni collaterali mai documentati su scala reale, proseguendo una sua pluridecennale guerra ai vaccini. Lo fa ignorando completamente l’evidenza scientifica accumulata, i trial clinici, i dati di sorveglianza, gli studi indipendenti, le metanalisi. E nel frattempo ha smantellato il comitato consultivo per le vaccinazioni, rimuovendo esperti indipendenti e sostituendoli con attivisti antivaccinisti. Ha bloccato le campagne di vaccinazione antinfluenzale anche in aree colpite da epidemie. Ha lasciato che interi programmi pubblici di immunizzazione venissero paralizzati da cavilli burocratici, nel nome della libertà individuale.

 

Adesso cancella anche gli investimenti su tecnologie flessibili, rapide, adattabili alle mutazioni dei virus, con la motivazione che “non hanno funzionato abbastanza bene”. Si dimentica, o finge di dimenticare, che sono state proprio quelle tecnologie a impedire che la pandemia di COVID durasse un decennio. Che la rapidità di produzione e aggiornamento dei vaccini a mRNA è, ad oggi, l’unico strumento realistico per fronteggiare una pandemia futura in tempo utile. Che nessuna tecnologia alternativa ha dimostrato finora la stessa efficacia né la stessa adattabilità. È ovviamente un atto di sabotaggio. È un attacco deliberato all’infrastruttura scientifica su cui si basa la medicina preventiva moderna. È la rinuncia consapevole a un’arma fondamentale contro le pandemie del futuro. E lo si fa sì per compiacere una base elettorale radicalizzata, che si nutre di sfiducia, ignoranza e risentimento verso tutto ciò che sa di scienza, competenza e istituzioni, ma probabilmente anche per un proprio arrogante narcisismo personale, una cecità cognitiva che piuttosto nega la realtà, tranne fuggire come un coniglio nella propria tana foderata di soldi quando il pericolo arriva davvero – lo abbiamo visto con il morbillo, lo vedremo ancor più nel caso di un virus che metta in pericolo anche lui. Il gesto è grave non solo per le sue conseguenze pratiche, ma per il messaggio che lancia: la politica sanitaria può essere piegata al populismo antiscientifico, senza neppure lo sforzo di fornire una giustificazione plausibile.

 

Si cancella mezzo miliardo di investimenti in ricerca perché non si crede nella scienza. Perché si preferisce la superstizione, la diffidenza, la retorica della cospirazione globale, i propri interessi e quelli dei propri amici nelle vendite di integratori e chincaglieria varia. E chi pagherà il conto di questa decisione? Non certo Kennedy o i suoi sodali. A pagarlo saranno i pazienti fragili, gli immunocompromessi, gli anziani, i bambini. Lo pagherà chi avrà bisogno di un vaccino rapido contro un virus nuovo o un tumore e si troverà davanti il nulla. Lo pagherà la credibilità della scienza pubblica, ancora una volta infangata da chi ha fatto carriera demolendola. Si parla tanto di resilienza, di preparazione alle crisi. Ma se ogni volta che si costruisce una diga, qualcuno la abbatte per compiacere il culto dell’alluvione, non sarà il fiume a essere colpevole. Sarà colpevole chi ha lasciato che la piena diventasse inevitabile. E chi oggi applaude Kennedy mentre svuota i laboratori e chiude i progetti di ricerca, domani dovrà spiegare perché la medicina ha smesso di proteggerci. Sempre che sia rimasto qualcuno capace di porre in pubblico questa domanda.

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