la Lettera

L'accordo tra Cuba e Calabria "schiavizza" i medici?

Ruggiero Montenegro

Secondo alcuni europarlamentari, tra cui la grillina Laura Ferrara, il contratto per l'assunzione di personale sanitario stipulato dalla regione con l'Avana "rischia di perpetuare gravi forme di sfruttamento lavorativo". La difesa del presidente Occhiuto: "Nessuna violazione. Accordo studiato nei dettagli con il ministero"

Medici in affitto. O ancora peggio: "Schiavitù". È l'accusa che da Bruxelles alcuni europarlamentari mandano alla regione Calabria, per aver sottoscritto alcune settimane fa un accordo con Cuba, che sancisce l'assunzione di 497 medici, a fronte di un corrispettivo mensile di 4.700 euro. La denuncia è contenuta in una lettera, la cui prima firmataria è la grillina Laura Ferrara. "Usa impropriamente il logo e la carta intestata del Parlamento europeo, mandando in giro letterine fumose, per fare lotta politica", è la replica piccata del presidente della regione Roberto Occhiuto - esponente di Forza italia -, aggiungendo che "l’accordo è stato studiato nei minimi dettagli e approfondito con l’ambasciata italiana a Cuba e con il ministero della Salute: non ci sarà alcuna violazione dei diritti umani, né alcuna forma di schiavitù". 

Tuttavia, nell'accordo quadro pubblicato dalla regione si prevede che, dei 4.700 euro pattuiti, solo 1.200 euro siano destinati ai dottori. Non proprio un compenso equo per un professionista della sanità, ancor di più a fronte di più a fronte di un incarico intercontinentale. Ma non è tutto perché, appunto, la parte restante finirà alla Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos S.A., una società che opera per conto del governo dell'Avana. Da qui le perplessità degli europarlamentari, che contestano "una situazione inedita nel contesto di un’assunzione di professionisti destinati a fornire i propri servizi in ambito medico" e nella quale si "rischiano di perpetuare gravi forme di sfruttamento lavorativo". 
 

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Molteplici rapporti, da Human Rights Watch a Human Rights Foundation, fino ad alcune risoluzioni del Parlamento europeo, "hanno denunciato la violazione dei diritti umani e del lavoro dei medici nel contesto di analoghe assunzioni", si legge ancora nella lettera promossa da Ferrara, insieme a Jordi Cañas, Javier Nart ( entrambi di Reniew Europe),  Leopoldo López Gil (eletto con i popolari spagnoli).

  
La missiva è direttamente rivolta a Occhiuto che, oltre a essere governatore della regione, agisce in qualità di commissario alla Sanità, un ruolo che lui stesso aveva richiesto per porre "rimedio ad anni di malasanità". Il problema della carenza di personale in Calabria non è cosa nuova, lo stesso governatore già mesi fa aveva denunciato le difficoltà.

 "Il mio governo aveva due possibili strade: chiudere ospedali e reparti o cercare in poco tempo una soluzione ponte per superare le difficoltà, in attesa che i concorsi - ne abbiamo banditi tanti, a tempo indeterminato, e la maggior parte di questi sono andati deserti -, diano i risultati sperati", rilancia oggi Occhiuto, difendendo una scelta che dal suo punto di vista è stata necessaria: "Terremo gli ospedali aperti, e avremo momentaneamente la collaborazione dei medici di Cuba, che non sottrarranno alcun posto di lavoro ai nostri operatori".

   

Resta tuttavia da capire fino a che punto questa soluzione possa risultare ideale, ancorché provvisoria. Perché, accanto alla imprescindibile questione della legalità e alle accuse di "schiavitù", avanzano i dubbi degli stessi professionisti calabresi, come i presidenti degli ordini dei medici e degli odontoiatri locali - di cui avevano parlato su queste pagine e che oggi vengono raccolte nel documento europeo - "in merito alle garanzie di qualità nell’assistenza che dovrà essere fornita dagli operatori sanitari cubani". Con il rischio di un ulteriore abbassamento degli standard delle prestazioni per i cittadini. Perplessità che si sommano a quelle più ampie e generali relative alle condizioni, restrittive, che il governo di Cuba impone ai suoi lavoratori nel corso di questo tipo di trasferte, che sembrano rispondere non solo a esigenze umanitarie e sanitarie, ma anche a finalità di tipo diplomatico-politico. 


   
 

Secondo alcune ricostruzioni della stampa locale, i medici arriveranno in Calabria intorno al 25 ottobre per frequentare un corso d'italiano prima di arrivare in corsia. "Questi professionisti saranno accolti, ospitati e integrati nel modo migliore possibile", ha confermato Occhiuto nella sua nota, garantendo inoltre che "potranno agire e lavorare in massima libertà".  Sul fronte interno invece, ribadisce il forzista, la regione sta procedendo "con le assunzioni, con le stabilizzazioni e con un nuovo sistema di incentivi economici per i nostri medici". Chissà se a Bruxelles la risposta sarà considerata sufficiente. 

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