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Cattivi scienziati

Perché i (futuri) vaccini somministrati per via orale potrebbero essere più efficaci

Enrico Bucci

Un nuovo studio sperimentale, condotto sui criceti, mostra come agendo a livello delle mucose respiratorie si ottengano risultati incoraggianti nel contrastare il virus: maggiore protezione per chi contrae il virus e una ridotta capacità di diffusione

Uno dei metodi attraverso i quali si potrebbe migliorare l’efficienza dei vaccini nel diminuire la trasmissibilità di SARS-CoV-2 consiste nell’incrementare la risposta anticorpale a livello delle mucose respiratorie, ovvero il sito ove inizia l’infezione. A tal fine, un nuovo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, presenta dati promettenti su un vaccino COVID-19 progettato per essere assunto sotto forma di pillola o di spray nasale. In breve, il vaccino sperimentale testato in questo studio non solo protegge l'ospite, ma riduce anche la diffusione nell'aria del virus ad altri contatti stretti. Gli esperimenti sono stati condotti in criceto, un modello animale già noto per riprodurre bene l’infezione e la trasmissione di SARS-CoV-2 fra le persone, e hanno dimostrato il potenziale di un vaccino COVID che agisce nelle mucose per neutralizzare il virus SARS-CoV-2, limitando le infezioni e la diffusione del virus attivo in aerosol.

 

I ricercatori della Vaxart e del Lovelace Biomedical Research Institute hanno testato in particolare un candidato vaccino basato su adenovirus di tipo 5 esprimente la proteina spike. I criceti, vaccinati per via orale o intranasale, hanno mostrato una risposta anticorpale robusta. Quando gli animali sono stati esposti al virus SARS-CoV-2 ad alti livelli, provocando così in qualche caso infezioni post-vaccinazione, erano meno sintomatici dei criceti non vaccinati e avevano quantità inferiori di virus infettivo nel naso e nei polmoni. Inoltre, i criceti con infezione post-vaccinale hanno esalato molto meno virus. Gli autori hanno quindi trovato che criceti mai esposti al virus e non vaccinato, esposti in una camera a flusso d'aria unidirezionale a criceti vaccinati e infetti da SARS-CoV-2, avevano anche una carica di RNA virale nel tampone nasale inferiore e mostravano meno sintomi clinici rispetto agli animali di controllo. Ciò suggerisce che il potenziamento della immunità a livello di mucosa, indotta dal vaccino modificato, ha ridotto la trasmissione virale.

A differenza dei vaccini che vengono iniettati nel muscolo, le immunizzazioni della mucosa attraverso i vaccini nasali e orali aumentano la produzione di immunoglobuline A (IgA), la prima linea di difesa del sistema immunitario contro i patogeni, nel naso e nei polmoni. Questo rende meno probabile che le persone vaccinate trasmettano virus infettivi durante uno starnuto o una tosse. Sebbene il nuovo studio dimostri risultati ottenuti in animale, è bene ricordare che un prodotto basato sulla stessa tecnologia, in cui sono forniti come antigene vaccinale sia la Spike che la proteina nucleocapsidica di SARS-CoV-2, ha suscitato risposte mucosali IgA specifiche in uno studio clinico di fase 1 su esseri umani (NCT04563702).

A questo punto, tiriamo le somme: abbiamo dati in animale e uomo che indicano che è possibile attraverso prodotti somministrati per via nasale o orale incrementare la difesa immunitaria IgA-specifica a livello delle mucose, diminuendo la trasmissibilità del virus; e abbiamo i primi dati clinici di un nuovo vaccino che, oltre a indurre questo tipo di risposta mucosale, combina con l’antigene Spike anche la più conservata proteina nucleocapsidica. Se le cose andranno come sperato, l’utilizzo di un secondo antigene oltre alla solita proteina Spike potrebbe aumentare l’efficacia del vaccino anche contro nuove varianti, perché questa proteina presenta meno mutazioni fra i vari ceppi di coronavirus (e anche fra coronavirus diversi); dunque si potrebbe diminuire più efficacemente la trasmissione, e non solo la virulenza, dei virus attuali e futuri, utilizzando oltretutto un prodotto che richiede minore assistenza medica e quindi meno sforzo del sistema sanitario nazionale per la sua somministrazione.

Insieme ai vaccini pan-coronavirus di cui si è già parlato, questa è un’ulteriore tessera che la ricerca sperimentale va ad aggiungere alla nostra lotta alla pandemia; non sappiamo se qualcuno dei prodotti sin qui in studio arriverà alla meta e manterrà le sue promesse, ma certo la ricerca non dorme, e con essa vive la nostra speranza di un miglior controllo di SARS-CoV-2.

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