(foto Ansa)

La Verità non detta sulla presunta “epidemia dei vaccinati”

Giovanni Rodriquez

Il giornale di Belpietro parla di una fantomatica “epidemia dei vaccinati” utile a discolpare i non vaccinati sulla quarta ondata. E' vero esattamente il contrario

Belpietro sbatte in prima pagina sulla Verità la presunta “epidemia dei vaccinati”. E questo perché pare si sia scoperto solo oggi che il virus circola anche tra i vaccinati contagiandoli, facendoli finire in ospedale e morire. Il fine ultimo di questo ragionamento è quello di sostenere che non si può incolpare i non vaccinati se l’epidemia rialza la testa. Ma si potrebbe a questo punto rovesciare la tesi del direttore e dire che, proprio perché il vaccino non ha effetto sterilizzante e anche una quota minoritaria dei vaccinati può contagiarsi e finire in ospedale, a maggior ragione avere oltre 7 milioni di over 12 senza nessuna copertura vaccinale rappresenta oggi un serio problema per il paese. Se è evidente che il vaccino può  fortemente rallentare  l’epidemia – rappresentando un ostacolo per la diffusione dei contagi – ma non è in grado di farla sparire del tutto, è altrettanto evidente che una persona non vaccinata non pone alcun ostacolo e, anzi, finisce per favorire la circolazione del virus nella popolazione.

E per capirlo basta prendere le elaborazioni degli ultimi dati forniti dall’Istituto superiore di sanità. Partiamo dai contagi: una persona completamente vaccinata over 40 ha in media circa il 76 per cento in meno di possibilità di avere una diagnosi positiva di Covid. Un dato che in parte risente del più alto numero di tamponi eseguiti dai non vaccinati, ma che di certo non stravolge quella tendenza. Per avere un ulteriore riscontro prendiamo in esame le elaborazioni di Gimbe. Per milione di abitanti, nella fascia d’età 50-59 anni, sono 1.067 le diagnosi di Covid tra i vaccinati e 3.981 quelle tra i non vaccinati. E ancora, tra gli over 80 sono 1.084 le diagnosi tra i vaccinati e 4.472 quelle tra i non vaccinati, cioè il quadruplo.

Ancor più netto è il dato sulle ospedalizzazioni. Nella fascia 40-59 anni i vaccinati hanno il 95 per cento in meno di possibilità di essere ricoverati e il 96 per cento in meno di finire in terapia intensiva rispetto ai non vaccinati. Dato che scende di poco per la fascia 60-79 anni con il 92 per cento di possibilità in meno dei vaccinati di finire in ospedale e il 95 per cento in meno di essere ricoverati in terapia intensiva rispetto ai vaccinati. E per gli over 80, i più a rischio, un vaccinato ha l’87 per cento di possibilità in meno di essere ospedalizzato o ricoverato in terapia intensiva rispetto a un non vaccinato. Per confermare ulteriormente questi numeri, anche in questo caso prendiamo in esame le tabelle elaborate dalla Fondazione Gimbe. Per la fascia d’età più a rischio, gli over 80, sono 234 su un milione di abitanti gli ospedalizzati tra i vaccinati e 1.590 tra i non vaccinati; 10 quelli ricoverati nelle terapie intensive tra i vaccinati e 68 tra i non vaccinati. Insomma, dati alla mano, parlare di una “epidemia dei vaccinati” è oggettivamente una sciocchezza. 

E ancora, la conseguenza del ragionamento di Belpietro quale sarebbe? Se per assurdo il vaccino, come spiega, non ci offrisse sufficienti sicurezze per contrastare la diffusione del virus, cosa dovremmo fare, forse tornare a chiudere le attività e imporre restrizioni per tutta la popolazione? Il vaccino non dà certezze assolute ma è una prevenzione efficace dal rischio di contagio. Una protezione che, pur calando nel tempo, resta in ogni caso sempre superiore al non avere alcuna forma di protezione. Senza contare la campagna per la terza dose avviata già a settembre e che verrà estesa a partire da dicembre a tutti gli over 40. Per capire poi che il solo vaccino non è risolutivo, non era necessario attendere Belpietro ma bastava sfogliare il rapporto dell’Istituto superiore di sanità dello scorso 13 marzo e leggere che “una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani”. 

Infine, allargando lo sguardo all’Europa, notiamo come attualmente la quarta ondata sia trainata non solo da quei paesi dell’est con bassissime percentuali di popolazione vaccinata, ma anche da quelli con alti tassi di copertura vaccinale che hanno però deciso di non imporre più restrizioni per evitare la diffusione del virus. Al contrario, l’Italia al momento sembra essere un caso di scuola e sta dimostrando come un’alta adesione alla campagna vaccinale combinata al mantenimento di misure prudenziali stia riuscendo a rallentare fortemente la diffusione dei contagi e a tenere sotto controllo la capacità ricettiva degli ospedali.