CATTIVI SCIENZIATI

In Sicilia si sperimenta la pericolosità della variante Delta. Sulla pelle dei cittadini

Enrico Bucci

Troppe persone non sono ancora immunizzate e i tamponi sono pochi. Per questo sull'isola c'è una crescita esponenziale delle infezioni, mentre l'amministrazione regionale pare più preoccupata di salvaguardare il “colore” della regione che le vite dei propri concittadini

Se fossimo al tempo del fascismo, come ho ricordato ieri, potremmo essere scelti per un “esperimento scientifico” e inviati in terre malariche senza chinino, per studiare la propagazione della patologia in una coorte di soggetti esposti, e magari giudicare dell’efficacia di un’immaginaria cura al mercurio. Oggi le cure al mercurio non si sperimentano più, però si sta lo stesso svolgendo un esperimento che potrebbe permettere di valutare appieno l’infettività e la pericolosità della variante Delta, in assenza di copertura vaccinale appropriata e in presenza di una amministrazione regionale che pare più preoccupata di salvaguardare il “colore” della regione che le vite dei propri concittadini. Questo nonostante l’allarme sia stato lanciato da medici siciliani per tempo, sulla scorta dell’analisi degli stessi dati a disposizione delle autorità regionali. Mi riferisco in particolare al dott. Salvo Fedele, pediatra a Palermo, che da tempo non manca di aggiornarci su cosa stia succedendo nella sua regione, apparentemente inascoltato – nel senso che non si vedono azioni conseguenti alle osservazioni ovvie che egli propone.


In Sicilia, la crescita di infezioni, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e persino morti, considerando i dati su base settimanale, è ormai chiaramente e indubitabilmente esponenziale. Non da ora: sono settimane che questo fenomeno è stato osservato, denunciato, confermato. Naturalmente, non è la ripresa epidemica in sé che può essere imputata all’amministrazione regionale, ma vi sono alcuni elementi che invece meritano di essere considerati con attenzione. Innanzitutto, il tasso di positività riscontrato nei tamponi: il 29 agosto era sopra il 10 per cento, il 30 agosto al 14 per cento. Questo significa che i tamponi sono largamente insufficienti rispetto all’estensione del fenomeno in regione; non solo, ma siccome molti di essi sono tamponi rapidi, notoriamente meno accurati, anche fra coloro che sono stati sottoposti a screening, in realtà i positivi potrebbero essere di più.

 

Come la regione possa pensare di andare avanti facendo così pochi test, a fronte della citata progressione esponenziale, è un mistero cui si può dare risposta solo nei corridoi dei palazzi di governo siciliani; di certo, un’epidemia non si contiene evitando di tracciare e sperando che si risolva tutto per il meglio. Soprattutto se poi il tasso di vaccinazione  è fra i più bassi d’Italia: i siciliani non ancora protetti con due dosi sono poco meno di 1 su 2, più che in qualunque altra regione, il che lascia ampio campo a una variante contagiosa come la Delta, per la quale la protezione offerta anche da una singola dose di vaccino è scarsa. Dunque, un’epidemia in ripresa esponenziale in una regione poco vaccinata, con forti flussi turistici, e contemporaneamente un programma di monitoraggio basato su un numero di tamponi insufficiente rispetto alla reale entità del fenomeno. 


Nonostante lo scarso monitoraggio, le nuove infezioni fra i siciliani costituiscono la frazione più ampia di quelle sul territorio nazionale; la cosa peggiore è che, naturalmente, il focolaio non resterà circoscritto alla Sicilia, perché i turisti che dalla Sicilia ritornano contribuiscono in maniera sostanziale alle nuove infezioni in tutta Italia, insieme a quelli di ritorno dalla Sardegna (8 nuovi casi su 10 tra chi torna dalle isole).

 


Ora, questa è una seconda, grave responsabilità: una regione che si aspettava un forte flusso turistico dovrebbe innalzare la sorveglianza, non attendere che prevedibili riprese epidemiche si manifestino. Così, oggi le terapie intensive in Sicilia sono piene al 13 per cento della loro capacità di pazienti Covid; ben oltre ogni soglia di prudenza, e prendendo per buone le cifre sulle disponibilità di posti dichiarate.


Vedremo se la situazione peggiorerà ulteriormente; ma intanto, l’ennesima verifica della pericolosità di questo virus è arrivata per via sperimentale, un esperimento sulla pelle dei cittadini siciliani, nonostante medici come il dott. Salvo Fedele avrebbero fatto volentieri a meno di certi dati.
 

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