Green pass ovunque e tamponi gratis, in Danimarca funziona

Giovanni Rodriquez

Il "corona passport" in Danimarca viene utilizzato per poter avere libero accesso a numerose attività. È reso possibile anche grazie a una rete capillare di laboratori per l’analisi dei tamponi, oltre che da un’offerta gratuita dei test

Dopo l’annuncio di Macron, l’idea di importare anche in Italia quel modello di utilizzo esteso del green pass è diventato un tema caldo. A oggi, in Francia, il primo effetto di questa decisione è stato un boom di prenotazioni per le vaccinazioni. Al momento però non c’è altro, visto che si tratta di un modello che sta iniziando solo ora a prender forma nella vita quotidiana dei francesi.

   

Si è però parlato molto poco, per non dire nulla, di un altro modello di pass sanitario già operativo da ormai tre mesi e che sembra funzionare molto bene. Dobbiamo spostarci nel nord Europa, in Danimarca. Qui già da metà aprile è stato varato il “corona passport”. Il certificato attesta uno dei seguenti tre stati: avvenuta vaccinazione con validità a partire dal 14esimo giorno dalla prima somministrazione; tampone antigienico negativo eseguito nelle ultime 96 ore o tampone rapido negativo nelle ultime 72 ore; avvenuta guarigione da Covid con limite temporale massimo fissato a 12 mesi.

  

Il corona passport in Danimarca viene utilizzato per poter avere libero accesso a numerose attività: luoghi di ristorazione, cultura, intrattenimento e svago, oltre che per gli spostamenti. Musei, zoo, cinema, parchi divertimento, aree balneari e giochi sono quindi aperti, ma per accedervi è necessario mostrare il “coronapas”. Il certificato viene richiesto per poter accedere alle palestre, così come per le altre attività sportive che si svolgono al chiuso. Viene richiesto agli over 18, non è invece necessario esibirlo per i più giovani. E’ poi necessario per poter  assistere alle partite di calcio.

 

Il coronapas può essere richiesto in talune circostanze anche per poter andare in chiesa. Diventa infatti un requisito necessario all’accesso quando le funzioni si svolgono con un numero di partecipanti superiore rispetto alla soglia consentita dall’attuale divieto di assembramento. Di contro, non si applica alle funzioni religiose o alle attività ecclesiastiche non affollate. Si è così trovato un punto di equilibrio per garantire comunque il rispetto del diritto e della libertà di culto. 

  

Più in generale, la raccomandazione a chiunque si rechi fisicamente sul posto di lavoro, si incontri con altre persone e socializzi è che si sottoponga a tampone una volta alla settimana. Per andare dal parrucchiere, barbiere o in un centro estetico, c’è l’obbligo di mostrare il coronapas e di seguire le linee guida per la prevenzione delle infezioni. Allo stesso modo, è necessario mostrare il certificato quando si viene serviti all’interno di ristoranti, bar, caffè, ecc. Non è invece necessario esserne in possesso se si viene serviti all’aperto. Per quanto riguarda le scuole, i bambini e i genitori che hanno sintomi di Covid devono restare a casa e sottoporsi immediatamente a tampone. Gli alunni di età superiore ai 12 anni e il personale della scuola primaria e secondaria inferiore sono fortemente incoraggiati a sostenere un test due volte a settimana.

   

Tutto questo è reso possibile anche grazie a una rete capillare di laboratori per l’analisi dei tamponi, oltre che da un’offerta gratuita dei test. Quest’ultimo elemento rende economicamente sostenibile il pass per le famiglie ancora in attesa di vaccinazione, oltre che i controlli settimanali consigliati a chi, per motivi di lavoro o svago, tende a frequentare posti affollati. A livello di contagi, la Danimarca registra 52,939 casi di Covid e 437 decessi per milione di abitanti. Di contro, in Italia si hanno 71,056 casi e 2,118 decessi per milione di abitanti.

  

Quanto all’andamento della campagna vaccinale, questa sembra procedere a una velocità più spedita rispetto alla nostra. Al momento la Danimarca ha infatti raggiunto l’80,3 per cento di prime dosi somministrate mentre il 54,4 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. Insomma, per diversi aspetti il modello danese può offrire spunti interessanti in vista delle decisioni che il governo si appresta a prendere su questa tematica.

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