(foto LaPresse)

il foglio salute

Sconfiggere la pandemia come una squadra

Rosaria Iardino

Appello contro l’irresponsabilità di chi pensa solo a se stesso e non capisce che non vaccinarsi danneggia innanzitutto gli altri

La Nazionale di calcio sta creando quel senso di appartenenza che la lotta al coronavirus sta perdendo, e ci dà l’illusione di essere un paese unito, che riesce a sentirsi parte di un sistema, che vuole essere partecipe di questo sistema. Intanto però oltre duecentomila operatori della scuola mancano all’appello dei vaccinati, ci sono molti casi di operatori sanitari che fanno ricorso al Tar perché rivendicano il loro diritto di decidere se vaccinarsi o meno e sentiamo storie di ospedali che in assenza di direttive regionali non possono intervenire proprio nei confronti di quei sanitari che i dirigenti sanno perfettamente non essere vaccinati. E cosa dire degli oltre due milioni di over 60 che mancano all’appello? Pare che gli unici che hanno voglia di essere immuni siano giovani che desiderano legittimamente tornare a divertirsi e a stare insieme anche per manifestare le loro idee, come abbiamo visto per esempio nei vari pride che si sono svolti nelle piazze delle città che si sono riempite di abbracci che raccontavano storie di libertà e di resilienza. Possibile che si debba arrivare all’obbligatorietà per far sì che la popolazione capisca l’importanza della vaccinazione? Possibile che non ci si possa appellare alla coscienza, e al senso civico? Possibile che non ci si renda conto che abbiamo milioni di prestazioni che sono rimaste indietro a causa del Covid e che adesso sono da recuperare, e che gli ospedali e gli specialisti ci occorrono per salvare vite umane che sono state messe da parte perché non c’erano posti nelle corsie e perché era impossibile curare tutti coloro che ne avevano bisogno?

 

Qual è il senso di rispetto e reciproco riconoscimento del diritto alla salute che tutti meritiamo di godere al meglio? Ci sono malati di cancro che non hanno la possibilità di una cura risolutiva e chiedono solo che le terapie siano ristabilite con regolarità, e bisogna anche ricominciare a pensare alle vaccinazioni dei piccoli, basti pensare alla vaccinazione contro l’hpv che è indietro di mesi e mesi, e già eravamo il fanalino di coda in epoca pre Covid con solo il 40 per cento delle inoculazioni. Potrei fare un lungo elenco di patologie e azioni di prevenzione per diagnosi precoci che attendono di ripartire, ma servirebbe? Si potrebbe fare tutto questo ma il dato che meriterebbe di essere messo in rilievo è che le autorità sanitarie oggi dovrebbero fare davvero, come direbbe Draghi, tutto il necessario, what ever it takes, per portare a vaccinare tutti coloro che pur potendolo fare hanno deciso finora di non farlo. Non si tratta di un elemento accessorio. Si tratta di una priorità. Fino a oggi il cuore di chi scrive è stato triste per chi è morto a causa del Covid, direttamente o indirettamente, ma da oggi insieme alla tristezza ci sarà una nuova consapevolezza: l’irresponsabilità di tutti coloro che ancora non hanno capito che per sconfiggere una pandemia occorre scendere in campo non pensando solo a se stessi ma anche agli altri. Come una squadra, appunto.  

Di più su questi argomenti: